Mafia, arrestato l’ispettore capo Galvagna Estorsioni con intimidazioni e lesioni

Utilizzavano il cosiddetto metodo mafioso per estorcere a chi noleggiava le auto presso la società S.M. Rent a Car di via Playa, somme superiori al previsto. Così la notte scorsa, al termine di una indagine condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, i Carabinieri del Reparto operativo di Catania hanno dato esecuzione all’arresto del proprietario della ditta, l’ispettore capo della Polizia di Stato Antonio Galvagna detto Tony, in servizio presso l’Ufficio Prevenzione Generale Soccorso Pubblico della Questura di Catania, e capo turno della terza sezione volanti. Altre cinque ordinanze di custodia cautelare sono state emesse in carcere anche a carico di Lo Giudice Carmelo, Lo Giudice Denis, Bellia Attilio e di Tabita Carmelo Simone e Pusillico Riccardo, questi ultimi dipendenti della ditta di noleggio. Gli arrestati dovranno rispondere del reato di estorsione aggravata in concorso, prevista dall’articolo 416 bis del codice penale. Il tutto anche con lesioni personali, facendo leva sulla forza di intimidazione e sulla condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva. Tra le minacce si ipotizza vi sia stata anche quella di fare arrestare ingiustamente le vittime, dopo aver fatto ritrovare della droga.

Le indagini sono partite dalle denunce di due privati che avevano preso a noleggio delle autovetture dalla ditta S.M. Rent a Car gestita dall’indagato Galvagna, e formalmente intestata al padre dello stesso. Al termine del periodo di noleggio, l’ispettore di Polizia pretendeva il pagamento a titolo di corrispettivo di somme superiori rispetto a quelle spettanti e, dinanzi all’opposizione dei clienti, ha reiteratamente posto in essere ai loro danni, con il concorso degli altri indagati, atti di minaccia e di violenza fisica culminati anche in lesioni personali, reato sul quale sono altresì chiamati a rispondere.

Da evidenziate la caratura criminale di alcuni degli arrestati: Giudice Carmelo, in particolare, già detenuto presso la Casa di reclusione di San Cataldo, avrebbe commesso i reati durante un permesso premio della durata di tre giorni. E’, inoltre, lo zio paterno di Lo Giudice Sebastiano, responsabile del clan mafioso Cappello-Carateddi, già colpito da provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catania nell’ambito dell’operazione Revenge.

Bellia Attilio, appartenente al clan Santapaola, è già condannato in via definitiva per il reato di associazione di stampo mafioso, armi ed evasione.

L’ispettore Galvagna è chiamato infine a rispondere anche di due episodi di accesso abusivo a sistema informatico, reato previsto dall’articolo 615 ter del codice penale. Con l’aggravante dall’aver agito con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione esercitata su sistema informatico o telematico relativo all’ordine pubblico e alla sicurezza pubblica.

Redazione

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