Mafia, arrestato il ricercato Pietro Luisi Trait d’union tra famiglie e ‘ndrangheta

È durata solo pochi mesi la vita da primula rossa di Pietro Luisi, palermitano di 29 anni scampato all’arresto nel corso di ben due operazioni, una portata a termine dai carabinieri e l’altra dalla polizia di Stato. Sono stati proprio gli agenti della Mobile, guidata da Rodolfo Ruperti, a individuare e arrestare l’uomo, che si nascondeva in un appartamento in zona Oreto, a Palermo, a pochi passi dalla sua abitazione.

Luisi, precedenti penali per droga, coinvolto (e condannato a sette anni in primo grado) nell’operazione Double Track in cui è finito in manette anche il cantante neomelodico catanese Niko Pandetta, secondo le indagini si era col tempo specializzato nel trasporto degli stupefacenti al soldo non solo della famiglia mafiosa di Brancaccio, a cui sarebbe stato molto vicino, ma anche dei mandamenti confinanti di Porta Nuova e Santa Maria di Gesù. Un affare in cui erano invischiati anche i due fratelli Armando e Salvatore, arrestati lo scorso 29 luglio. «Erano specializzati nel trasporto di droga – dicevano di loro i carabinieri – gestivano il traffico di stupefacenti nella zona tra Brancaccio e Bonagia».

Nell’ambito dell’operazione Maredolce 2, che risale a giugno, Pietro Luisi appare come il corriere di fiducia di Fabio Scimò, vecchia conoscenza degli investigatori palermitani per i trascorsi al fianco del boss Guttadauro e per un curriculum criminale in cui spicca l’accusa di traffico di droga internazionale. Proprio grazie alle referenze di Cimò, Pietro Luisi sarebbe riuscito a farsi aprire le porte di casa di Giuseppe Barbaro, presunto reggente della ‘ndrina Barbaro di Platì, in Calabria. Pare infatti che fosse la ndrangheta una delle fonti di approvvigionamento più prolifiche per Cosa nostra a Palermo, da tempo incapace, come dicono gli investigatori, di trovare una propria autosufficienza nel procurarsi la droga. Intanto, tra saluti e baci ai parenti all’uscita dalla mobile, Luisi è apparso estremamente sereno: «Tranquilli, ora viegno arrè», la sua rassicurazione ai famigliari, prima di salire sull’auto della polizia.

Gabriele Ruggieri

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