Sembra la trama di un film hollywoodiano la storia del boss di Villabate Antonino Vitale Messicati. E, com’è classico in questi film, nessun lieto fine per il mafioso: è stato arrestato. Per farlo cè voluto un mandato internazionale perché, dopo essere riuscito a sfuggire a un altro tentativo di arresto lo scorso aprile, Vitale si era rifugiato a Bali, in Indonesia. Dopo la cattura del suo amico e braccio destro Antonio Zarcone, infatti, il boss – finito in carcere più volte per omicidio, droga, estorsioni -, condannato in via definitiva a dieci anni per associazione mafiosa, ha capito che il cerchio attorno a lui si stava stringendo. Ha dunque deciso di vivere una vita di lusso nellisola indonesiana, ma è stato trovato grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche e al pedinamento dei familiari con cui non ha mai smesso di tenersi in contatto. Seppur a distanza, era ancora lui il referente della famiglia mafiosa di Villabate.
Latitante da aprile, in questi mesi di latitanza si è divertito parecchio. «Viveva in un lussuoso residence sul mare, dove è stato fermato, frequentava locali esclusivi, conduceva una vita agiata e guidava belle auto», dichiara Salvatore Altavilla, capo del reparto operativo dei carabinieri di Palermo che hanno effettuato loperazione insieme al Servizio per la cooperazione internazionale di polizia. In occasione dei suoi 40 anni, il 18 aprile, ovvero due giorni dopo linizio della sua latitanza, Vitale Messicati aveva voluto festeggiare in grande stile, da vero boss. E allorchestra giunta per limportante occasione ha chiesto di intonare la colonna sonora del film Il Padrino. Il boss ha apprezzato l’esecuzione e quindi «si è rivolto al maestro congratulandosi e dicendogli “Bravissimo”», aggiunge il comandante Altavilla.
Nella stessa giornata un altro arresto ha colpito Cosa Nostra. Quello a Trapani del re dei parchi eolici: Salvatore Angelo, considerato fedelissimo del boss latitante Matteo Messina Denaro. Due catture accolte con soddisfazione dal senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia, che ha invitato a «insistere su questa strada, sostenendo l’azione repressiva della magistratura e delle forze dell’ordine con più risorse e politiche di legalità e sviluppo».
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