Si dice «indignato» e punta il dito contro il suo ex vicesindaco Marco Corsaro. Definito, senza giri di parole, «indegno» di occupare lo scranno di consigliere comunale. Mentre parla, il sindaco di Misterbianco Nino Di Guardo batte i pugni sul tavolo e legge alcune intercettazioni dell’operazione Gisella, contro il locale clan mafioso dei Nicotra. Le stesse in cui compare de relato il nome di Corsaro. Citato per le scottanti chiamate della sua segreteria effettuate, nel 2017, per mettersi in contatto con il boss Gaetano Nicotra e e la moglie Lucia Palmeri. Entrambi finiti in carcere la scorsa settimana.
«Abbiamo preparato una petizione che tutti possono sottoscrivere per mandare a casa Corsaro – annuncia Di Guardo – Lui voleva le mie dimissioni ma era un bue che diceva cornuto all’asino». Il riferimento è soltanto a qualche mese fa, quando con l’operazione Revolution Bet a finire ai domiciliari era stato, invece, Carmelo Santapaola, successore di Corsaro e braccio destro di Di Guardo. Fatto che ha segnato uno spartiacque nella storia recente del Comune, con l’invio dei commissari prefettizi per verificare la regolarità dell’azione amministrativa. «Sciogliere il Comune per mafia? Non ci sono i presupposti», continua Di Guardo, alzando ai massimi livelli l’asticella della tensione. Tornando su Corsaro e sulla sua sconfitta elettorale alle ultime elezioni: «Abbiamo avuto il rischio di avere un sindaco amico della mafia, e oggi abbiamo un consigliere amico della mafia». Parole come pietre a cui Corsaro replicherà già oggi pomeriggio, con una conferenza stampa convocata per le 16.30.
Il sindaco, in una sala giunta gremita, ha provveduto a stampare anche i manifesti del comizio che terrà sabato. Ai microfoni, nemmeno a dirlo, tornerà sulle operazioni antimafia recenti. Probabilmente, parlerà anche del geometra Salvatore Colicchia. Anche lui finito intercettato, ma non indagato, nel blitz Gisella. Il professionista a più riprese ha ricevuto incarichi esterni dall’amministrazione. A fare sobbalzare dalla sedia sono le sue chiacchierate con il boss Antonino Rivilli finite negli atti dell’inchiesta. «Non è un nostro consulente come, invece, è stato detto – continua il primo cittadino – I dirigenti mi hanno spiegato che, nel 2017, gli abbiamo dato un incarico per catastare una scuola. Ma lo abbiamo dato anche ad altri professionisti perché dovevamo catastare tutto. Nel 2018 stesso discorso. Ma definirlo come una presenza fissa è una fake news».
Di Guardo, con accanto seduto l’attuale vice sindaco Matteo Marchese, è come un soldato. Davanti alle ombre di Cosa nostra gonfia il petto. Intenzionato fino alla morte a difendere la sua comunità contro una lunga serie «di incredibili attacchi». Alcuni dei quali, spiega ai presenti, anche attraverso una certa stampa «portata avanti da un giornalista sospeso e non sappiamo foraggiato da chi. Per questo ho chiesto al procuratore Carmelo Zuccaro di essere ricevuto», continua il primo cittadino.
Il colpo in canna c’è e viene sparato quando si parla di Paolo Arena. Anima democristiana di Misterbianco ucciso a colpi di fucile, nel 1991, per il tradimento del clan a cui avrebbe fatto riferimento. Fatto che ha contribuito, all’epoca, allo scioglimento del Comune. Proprio con l’operazione Gisella sono emersi i contorni di questa storia, con il pentito Luciano Cavallaro che si è autoaccusato di avere premuto il grilletto. Di Guardo si scalda nuovamente. Mentre in mano stringe il suo libro, dal titolo Misterbianco, una storia di lotta alla mafia, scritto nel 1995. «Ci hanno detto che dopo 28 anni è chiaro il motivo del delitto. Ma io lo avevo scritto da anni. Quando volevano santificare Arena ho detto che non meritava. Andai pure a Milano per incontrare Giorgio Bocca e spiegargli bene la vicenda», aggiunge il sindaco. Prima di congedarsi la tensione viene allentare da una battuta. «Quando morirò sulla tomba voglio scritto “È andato in ferie”, anche perché non È detto che io non mi ricandidi». Prima, però, bisognerà capire, entro maggio, il responso finale dei commissari. A Misterbianco il fischio finale di questa partita è ancora lontano.
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