Una rivalità accesa che nel 2009 raggiunse il punto di massimo conflitto con il tentato omicidio del boss del clan Cappello Orazio Pardo. Era iniziata così la scalata della cosca dei Cursoti-Milanesi a Catania. Una città suddivisa, almeno fino al 2012, in sei macro aree destinate allo spaccio di stupefacenti dove i successori dello storico padrino Luigi Jimmy Miano avevano anche imposto un pizzo a tappeto. A finire nella rete della Squadra mobile etnea sono state 27 persone in totale di cui 16 arrestate nel corso del blitz scattato alle prime luci dell’alba. Nove, si sono visti notificare la misura cautelare in carcere mentre restano latitanti in due.
Tra i nomi di maggiori interesse ci sono quelli del reggente Carmelo Di Stefano, arrestato nel 2009 a Mascali e di Rosario Pitarà detto Saretto u furasteri, anch’egli già detenuto. Di Stefano, ricoverato a Bologna agli arresti domiciliari perchè secondo i referti medici affetto da una grave forma di paraplegia post-traumatica e da deperimento organico causa anoressia, era costretto su una sedia a rotelle. Tuttavia proprio nel 2009 fece rientro a Catania insieme alla moglie per riprendere, secondo gli investigatori, le redini della cosca anche grazie all’aiuto del fratello Francesco (già coinvolto nell’operazione Revenge ndr). Un finto malato, come sottolineato da Antonio Salvago dirigente della Squadra mobile, che decise di sfidare con la forza il clan Cappello. Alla base della contrapposizione ci sarebbe stata una doppia estorsione ai danni di un imprenditore edile. Lo scontro culminò con la pianificazione dell’uccisione del boss avversario Giovanni Colombrita, il piano tuttavia non si concretizzò e si ripiegò sul suo braccio destro Orazio Pardo. Proprio per questo tentato omicidio sono stati già condannati in primo grado Francesco Di Stefano e Ugo Rosario Angrì. Con l’operazione odierna ad emergere sono i ruoli di Carmelo Di Stefano, accusato dagli inquirenti di essere colui che sparò a Pardo e di uno dei basisti, Filippo Scaglione, già pregiudicato. Inserito tra gli episodi chiave dello scontro, come sottolineato dal Sostituto procuratore Pasquale Pacifico, c’è anche l’omicidio di Daniele Paratore. Lo spacciatore venne freddato a Catania nel aprile del 2009. Per l’omicidio è in corso un processo che vede sul banco degli imputati Francesco Di Stefano, accusato di essere stato l’esecutore dell’omicidio.
Catania è uno tra i luoghi più pericolosi per la presenza della mafia
La radicazione in città dei Cursoti-Milanesi tra il 2009 e il 2012 coinvolse i quartieri di Nesima-San Berillo nuovo, San Giovanni Galermo al cui vertice vi sarebbe stato il pregiudicato Antonio Nigito, San Giorgio – Villaggio Sant’Agata, quartiere guidato da Sebastiano Solferino, San Cristoforo, Librino e piazza Carlo Alberto. Proprio nella zona in cui quotidianamente si svolge la fiera avrebbe operato il sorvegliato speciale Mario Tosto che, per conto del clan, si occupava delle estorsioni alle centinaia di esercenti del mercato. «Catania – ha sottolineato il Procuratore capo Giovanni Salvi – è uno tra i luoghi più pericolosi per la presenza della mafia».
Decisive per le indagini sono state le rivelazioni di otto collaboratori di giustizia di cui quattro appartenenti in passato proprio ai Cursoti. Si tratta di Santo Di Fini, Franco Russo, Michele Musumeci e Rosario Angrì. Nell’ordinanza di custodia cautelare sono finite anche le dichirazioni di Vincenzo Pettinati, dell’ex reggente del clan Cappello Gaetano D’Aquino e di Santo Palazzolo ed Eugenio Sturiale, quest’ultimo con un passato in tutti i principali clan mafiosi di Catania oltre alla famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano.
Ecco l’elenco delle persone raggiunte dall’ordinanza
1. Alfio Aiello (classe 1976), detto fungia, pregiudicato;
2. Roberto Campisi, (classe 1970), pregiudicato;
3. Mario Cantone, (classe 1988), pregiudicato, già sottoposto agli arresti domiciliari;
4. Francesco Centauro, (classe 1965), detto ’a signurina, pregiudicato, già sottoposto agli
arresti domiciliari;
5. Salvatore Francesco De Luca, (classe 1968), inteso Franco rapanella, pregiudicato, già
detenuto;
6. Carmelo Di Stefano, (classe 1970), pregiudicato, già detenuto;
7. Michele Giuffrida, (classe 1972), pregiudicato, già detenuto;
8. Vito Giuffrida, (classe 1975), pregiudicato, già sottoposto alla misura alternativa
dell’affidamento in prova ai servizi sociali;
9. Daniele Grasso, (classe 1970), pregiudicato;
10. Giovanni Gurreri, (classe 1965), detto Zorro, pregiudicato, già detenuto;
11. Giuseppe La Placa, (classe 1979), pregiudicato, già detenuto;
12. Samuel Giovanni Linguanti, (classe 1991), pregiudicato, già sottoposto alla misura
alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali;
13. Alfio Napoli, (classe1972), detto Alfio coddu ’i mulu, pregiudicato, sottoposto alla
sorveglianza speciale;
14. Antonio Nigito, (classe 1975), pregiudicato, già sottoposto alla misura alternativa
dell’affidamento in prova ai servizi sociali;
15. Rosario Pitarà, (classe1954), detto Saretto ‘u furasteri, pregiudicato, già detenuto;
16. Mario Russo, (classe 1972), detto Mario Turazzo, pregiudicato, già sottoposto agli arresti
domiciliari;
17. Eros Salvo, (classe 1989), pregiudicato, già detenuto;
18. Filippo Scaglione, (classe 1974), pregiudicato;
19. Pio Giuseppe Scardaci, (classe 1986), pregiudicato;
20. Sebastiano Solferino, (classe 1973) pregiudicato, già detenuto;
21. Gaetano Sortino, (classe 1965), detto Tanino puri puri, pregiudicato;
22. Pietro Spinale, (classe 1962), pregiudicato, già sottoposto agli arresti domiciliari;
23. Mario Tosto, (classe 1961), pregiudicato, sottoposto alla sorveglianza speciale;
24. Santo Tricomi, (classe 1976), detto Aricchiazza, pregiudicato, già detenuto;
25. Giuseppe Zuccaro (classe 1973), detto Occhi azzurri”, pregiudicato.
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