Mafia, 200 anni di condanne per il processo En plein 2 Il boss Rapisarda comandava anche da dietro le sbarre

Oltre 200 anni di carcere sono stati inflitti dalla giudice per l’udienza preliminare Loredana Pezzino, con Antonella Barrera a rappresentare la pubblica accusa, a 18 persone arrestate a giugno 2018 a Paternò con l’operazione antimafia En plein 2. Per i carabinieri che li hanno arrestati e i magistrati che hanno indagato, si tratta di persone legate al clan Morabito-Rapisarda, articolazione del clan Laudani di Catania.

I reati contestati a vario titolo sono associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, tentata rapina, porto e detenzione illegale di armi con l’aggravante del metodo mafioso. Un duro colpo per il gruppo capeggiato dal boss Salvatore Rapisarda il quale, nonostante fosse in carcere, avrebbe continuato a dare ordini all’esterno grazie ai suoi fedelissimi che, durante le visite in carcere, avrebbero raccolto le sue indicazioni per riportarle fuori. I carabinieri, però, riprendevano le scene con telecamere e cimici piazzate nel penitenziario.

A giugno 2018, il blitz ferma ogni cosa. Rapisarda si sarebbe servito della collaborazione di Alessandro Farina. Quest’ultimo, essendo anch’egli detenuto, si sarebbe avvalso dell’aiuto della moglie Vanessa Mazzaglia, del suocero Antonino Mazzaglia e del nipote Lucio Farina. Il boss avrebbe conferito l’interim per il territorio di Paternò al nipote Vincenzo Marano, il quale avrebbe gestito le piazze di spaccio e la cassa comune del clan, assicurando il mantenimento degli affiliati detenuti. 

Le indagini hanno consentito di identificare le nuove leve del gruppo mafioso in questione, che si occupavano di portare avanti le attività illecite. Le indagini, inoltre, hanno consentito di accertare che uno degli strumenti di finanziamento del clan era il traffico di sostanze stupefacenti – cocaina e marijuana – tra Paternò e Santa Maria di Licodia. Le dichiarazioni di collaboratori di giustizia Francesco Musumarra e Orazio Farina hanno permesso di ricostruire le attività criminali e l’organigramma del gruppo, operativo nei Comuni di Paternò, Santa Maria di Licodia e Belpasso. 

I 18 condannati, giudicati con rito abbreviato, sono: 
Giuseppe Arcidiacono (12 anni, 2 mesi e 20 giorni); 
Giorgio Castorina (8 anni e 8 mesi);
Angioletto Farina (12 anni, 2 mesi e 20 giorni);
Salvatore Morabito (10 anni, 2 mesi e 20 giorni); 
Domenico Morabito (8 anni e 8 mesi di reclusione);
Giuseppe Francesco Pappalardo (12 anni, 2 mesi e 20 giorni); 
Giuseppe Patanè (4 anni e 8 mesi con continuazione con altra sentenza);
Salvatore Sambataro (8 anni e 8 mesi);
Biagio Sambataro (11 anni);
Sebastiano Tocra (4 anni e 8 mesi continuazione con altra sentenza);
Salvatore Rapisarda (6 anni continuazione con altra sentenza);
Alessandro Giuseppe Farina (20 anni);
Emanuele Lucio Farina (13 anni);
Vanessa Mazzaglia (12 anni, 1 mese e 10 giorni);
Antonino Mazzaglia (12 anni, 1 mese e 10 giorni);
Antonio Barbagallo (13 anni e 4 mesi); 
Samuele Cannavò (13 anni);
Vincenzo Marano (20 anni).

Salvatore Caruso

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