Madonie, strade provinciali abbandonate e pericolose Pizzuto: «Responsabilità politiche, paga anche turismo»

Il terribile incidente stradale che è costato la vita a padre e figlia e il ferimento di altre due persone nei pressi di San Mauro Castelverde ha riportato d’attualità uno dei più grandi problemi che da anni affligge il territorio delle Madonie: quello della cattiva condizione delle strade. Un problema di difficile soluzione secondo il presidente dell’ente parco madonita, Angelo Pizzuto, che racconta di come nel tempo i cittadini dei tanti paesi inerpicati sulle montagne del comprensorio siano costretti quotidianamente a fare i conti con il cattivo stato in cui versano le principali assi viarie, martoriate da frane, cedimenti e da una manutenzione che pare latitare. Un tema che, oltre a costituire una costante minaccia per la sicurezza degli automobilisti, fa da freno inesorabile per il turismo e la promozione dei luoghi tra i più apprezzati per risorse naturali e monumentali della Sicilia. Sono tre i principali problemi riscontrati da Pizzuto: «La manutenzione del manto stradale, che è assolutamente assente da quasi un ventennio; la regimentazione delle acque, tutte le caditoie delle strade provinciali sono piene e non pulite da quando l’ex Provincia regionale ha ridotto in maniera drastica i cantonieri e infine i guardrail, che non vengono rinnovati o posizionati ex novo da tempo». Elementi che, secondo il presidente dell’ente parco «distinguono una mulattiera da una strada moderna». 

«Nel caso specifico dell’incidente di ieri – prosegue – nel luogo in cui l’auto è uscita di strada ci sono solo dei muretti alti una ventina di centimetri e una totale assenza di altre protezioni. Il motivo principale di queste mancanze è l’equivoco che subiamo da anni sul ruolo delle ex Province. Non è stato possibile negli ultimi anni stanziare nessuna somma, in capitolo all’area metropolitana di Palermo ci sono circa 600 mila euro per la rete delle strade provinciali, che è di 2200 chilometri, quasi nulla». La responsabilità, secondo Pizzuto è da ricercare in un vuoto lasciato dall’amministrazione regionale e non solo. «È la politica che non decidendo per tempo la sorte e il ruolo di questi enti ha fatto sì che si andasse avanti limitandosi agli interventi ordinari abbandonando totalmente le manutenzioni stradali. Non che prima la situazione fosse migliore, ma di certo si avverte la mancanza di una programmazione». Un po’ di respiro, tuttavia, arriva dalle strade statali «Dopo la sistemazione del tratto autostradale coinvolto dal cedimento subito dopo Tremonzelli – aggiunge il funzionario – sono stati previsti degli interventi di sistemazione della Ss 120, la strada più importante che abbiamo, che va dalle Madonie all’Etna. Interventi che sono già iniziati, hanno già fatto parecchi pezzi tra Tremonzelli, Castellana, Petralia e a breve inizieranno i lavori – che dureranno per circa otto mesi – per ripristinare quasi 30 chilometri di strada tra Cerda e Caltavuturo, un lavoro da oltre due milioni per un tratto chiuso da più di dieci anni». 

Ma la sicurezza degli automobilisti e l’isolamento dei piccoli centri non è l’unico problema causato dalle cattive condizioni delle assi viarie. «Lo stato di abbandono delle nostre strade ha tarpato le ali a qualsiasi possibilità di rilancio turistico del territorio. A breve si riapriranno gli impianti di Piano Battaglia, per cui sono stati investiti quattro milioni di euro ma sarà sempre difficile raggiungerli. La Sp 54 Petralia-Piano Battaglia-Mongerrati versa in uno stato assolutamente pessimo, sia dal punto di vista del manto che del guardrail. Un problema che segnaliamo periodicamente tanto noi come ente parco quanto i sindaci del circondario, con perizie e documentazioni, ma per mancanza di risorse economiche l’unica cosa che siamo riusciti a ottenere è stato uno stanziamento per la sostituzione dei giunti dei viadotti». Troppo poco se si pensa che «con l’imminente riapertura delle strutture turistiche si prevede una mole di traffico di gran lunga superiore a quella attuale». 

«Nonostante per noi che ci conviviamo giornalmente sia una cosa quasi scontata, così non è per la grande fruizione. Se un turista affronta le nostre strade difficilmente deciderà di farvi ritorno. La promozione e la fruizione del territorio sono limitate, basta pensare alla Targa Florio, che ogni anno è costretta a uscire dal circuito storico perché la maggior parte delle strade del percorso è inutilizzabile: la Collesano-Scillato è impraticabile da oltre dieci anni, così come la Cerda-Caltavuturo. Confidiamo – conclude Pizzuto – nel nuovo consiglio dell’area metropolitana che si riunirà il prossimo 22 novembre, ma anche loro dovranno misurarsi con un problema che persiste da quasi 20 anni e che certo non sarà di facile risoluzione, trattandosi di lavori dispendiosi su tratti da tempo abbandonati e senza manutenzione». 

Gabriele Ruggieri

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