E’ INUTILE FARSI ILLUSIONI: I SOLDI PER LA MANOVRA FINANZIARIA BIS NON CI SONO
Insomma, la vogliamo smettere? Tutti contro il Governo regionale di Rosario Crocetta: insomma! Cos’è, un tiro al bersaglio? Sui giornali è un massacro. Se non ci fossero gli editori che aspettano di risolvere i propri problemi sarebbe una strage di Governo!
La soppressione delle Province, per esempio, somiglia tanto a certe donne un po’ particolari – dette altrimenti ‘Profumiere’ – che fanno capire chissà che cosa e poi… e poi non la danno mai… Sembra sempre che stia per cadere l’ultimo velo di pudore, ma quando si arriva al dunque, zact!, Sala d’Ercole rimette i vestiti a quelle baldraccone delle Province! E il Governo Crocetta va in bianco!
Non va meglio con i Comuni. Anzi, con la farsa dei ‘liberi’ Consorzi di Comuni. Ieri la solita Sala d’Ercole ha cambiato i connotati al disegno di legge del Governo: per costituire un Consorzio di Comuni ci vorranno 180 mila abitanti e non più 150 mila. Una ‘botta’ – l’abbiamo scritto ieri sera – per il presidente della Regione, che avrebbe voluto fare di Gela, la sua ridente e ordinata città, capofila di un Consorzio di Comuni.
In fondo, il terzo voto contro il Governo espresso ieri da Sala d’Ercole è la risposta dei deputati alle ‘minacce’, un po’ comiche, del presidente della Regione che aveva detto: “Non arretrerò di un millimetro”, minacciando anche le dimissioni da Palazzo d’Orleans se l’Aula non avesse obbedito.
Sembravano uscite dalla bocca di Mussolini, quelle parole ‘ultimative’ del governatore… Della serie: se non fate quello che dico io, vi mando tutti a casa. Perché, in base all’attuale legge, se il presidente si dimette va a casa tutta l’Ars. Crocetta ha mostrato i muscoli, come Braccio di ferro dopo che ha trangugiato gli spinaci…
… E invece… Invece i deputati di Sala d’Ercole, quando hanno letto il baldanzoso comunicato di Crocetta, erano tramortiti dalle risate. Così, ieri, hanno smontato un altro ‘pezzo’ della riforma. E’ come se gli avessero detto: ti dimetti? Dimettiti! Ma Crocetta non si è dimesso…
Figuriamoci! Ve l’immaginate Crocetta, il senatore Giuseppe Lumia e gli ‘industriali’ – tutti personaggi assetati di potere – che mollano la Regione? Piuttosto si farebbero uccidere…
Il risultato è una Sicilia in bilico fra la tragedia e la farsa: la tragedia di un Governo inadeguato, che in Aula prende sberle da tutti i lati; e la farsa di governanti un po’ comici, che si atteggiano l’uno – Crocetta – a presidente della Regione, e gli altri ad assessori regionali. Si ‘annacano’, ma non concludono nulla di buono.
Sapere qual è il guaio? Che, oggi più di ieri, Crocetta è funzionale a Roma e all’Unione europea. In condizioni ordinarie la Regione siciliana e almeno la metà dei Comuni dell’Isola sarebbero stati dichiarati in dissesto finanziario. Ma questo non avverrà. E il perché è semplice.
Non avverrà perché perché il dissesto della Regione siciliana costringerebbe lo Stato a sostituirsi alla stessa Regione. Ma lo Stato italiano, da quest’anno – nessuno sa come – deve trovare 50 miliardi di euro per il Fiscal Compact dell’Unione europea. Una buttanata di trattato internazionale che, se attuato, ‘incapretterebbe’ definitivamente il nostro Paese.
Ovviamente, l’Italia non ha dove prendere questi soldi. A meno che, come dice la signora Merkel, la Cancelliera che, come ai tempi di Hitler, pensa di essere la padrona di casa in Italia, non introduciamo una bella imposta patrimoniale per pagare 50 miliardi alla Germania.
Ma il tema non è questo: il tema è la Sicilia. La Regione non ha i soldi per pagare 50 mila persone tra forestali, Ersu, consorzi universitari, Teatri lirici e di prosa e via continuando? Caz… suoi. Questo, di fatto, ha risposto Roma quando Crocetta e l’assessore Bianchi, qualche settimana fa, sono volati a Roma per chiedere i soldi per la manovra bis, dopo il disastro della Finanziaria.
Presidente e assessore all’Economia hanno detto che era tutto a posto, che avrebbero utilizzato le risorse dol fondo rischi e bla bla bla. Chiacchiere, appunto. E allora?
Allora prepariamoci. Non è da escludere un commissariamento della Regione. Ma non ci saranno pagamenti con i soldi di Roma. Anche se, tra federalismo fiscale e sanità, Roma deve alla Sicilia un sacco di soldi. Ma ci vorrebbero governati siciliani di alto livello. Non è l’attuale caso.
Morale: i soldi per pagare i 50 mila siciliani rimasti senza risorse non ci sono. La Regione siciliana è sostanzialmente fallita, ma non può fallire ufficialmente. Anche per non creare problemi di rating all’Italia.
Chi è senza soldi resterà senza soldi. A meno che il Governo regionale non trovi il modo di ‘raschiare’ qualcosa dal Bilancio regionale (non 500 milioni di euro, ma molto meno). O di tartassare i siciliani con nuovi balzelli (il maldestro tentativo di introdurre in Sicilia una sanatoria edilizia abusiva – operazione portata avanti dal Governo Crocetta – servirebbe proprio a questo: a sanare edifici abusivi anche nelle aree vincolate in cambio di soldi che verrebbero comunque prelevati dalle tasche dei siciliani, deprimendo ancora di più l’economia dell’Isola).
Potrebbe, come già accennato, aprire una vertenza con Roma. Ma di questo parleremo in un altro articolo.
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