Ma che bello: in Sicilia riusciamo ad assere anche ‘ascari’ del nostro grano duro!

E’ VERAMENTE ‘STUPENDO’ SCOPRIRE CHE IL NOSTRO PRODOTTO FINISCE CHISSA’ DOVE. E CHE SULLE NOSTRE TAVOLE FINISCONO PANE E PASTA PRODOTTI CON CEREALI CHE ARRIVANO DA CHISSA’ DOVE, PIENI DI MUFFE E BATTERI. TRASPORTATI DALLE NAVI PETROLIERE! TUTTA SALUTE…

di Cosimo Gioia 

Egregio direttore,

ma può mai essere che dei problemi dell’agricoltura non frega niente a nessuno? Dagli organi di stampa sempre attenti ai gossip e non alle cose reali che sono quelle che riducono in crisi l’economia?

Diciamo le cose come stanno: alla politica non interessa niente di come le cose della nostra agricoltura vanno. E nemmeno ai sindacati di categoria, sempre attenti ai finanziamenti della formazione e di quant’altro. Il grano a 18 cent. Va bene, che c’è di male? Si rifaranno. Non avete capito niente né voi, né i “Forconi” che si sono lasciati abbindolare dalle chimere politiche di un potere che verrà.

Ma vi rendete conto che siamo alla “bancarotta” e che gli spazi che lasciamo, specie in Sicilia, sono occupati dalla criminalità organizzata? Furti, scippi, pizzo… va tutto bene: parliamo di cani abbandonati, di paturnie politiche e di quant’altro puo’ riempire una pagina on line e no… Tanto a che serve?

Crocetta ha i suoi problemi col PD, i Forconi si sono politicizzati… il resto non conta, ma vi rimando questa mia riflessione perché pensavo che il movimento dei “Forconi” potesse finalmente incarnare la protesta degli agricoltori della nostra “martoriata”terra e invece… tutto si è assopito… e ci si butta in politica, fondando movimenti e correnti varie, appena si raggiunge un minimo di notorietà…

Mi dicono che sono prolisso, ma per spiegare bene cosa succede qui da noi non posso abbreviare niente… IO CI AVEVO PROVATO in Sicilia, quando per una chiamata del Presidente Raffaele Lombardo, ebbi, da imprenditore, la possibilità di vedere, da Direttore Generale del Dipartimento Infrastrutture dell’assessorato Agricoltura, la possibilità di osservare, dalla stanza dei bottoni, quello che succedeva, volevo iniziare col grano duro per poi proseguire con gli altri prodotti…

Sono Agronomo e faccio di mestiere l’imprenditore agricolo e quindi conosco bene la dura realtà… Sono un produttore di grano duro e so bene quanti sacrifici si fanno per produrlo per poi venderlo a niente…

La ricetta era semplice: deve sapere che, in Sicilia, riusciamo a produrre un grano assolutamente privo di micotossine (sostanze cancerogene), perché il clima ed il terreno ce lo consentono. Grano di altissima qualità e, con alcuni accorgimenti colturali, anche con un tenore proteico in grado di diventare, da solo – e senza miscele con grani esteri – un’ottima materia prima per la pastificazione.

Cosa arriva da fuori? Grano carico di queste nefaste sostanze per tutte le micosi che, ad altre latitudine, a causa dell’umidità primaverile, attaccano le colture e per giunta con i residui tossici dei fitofarmaci che vengono usati per frenare la malattia. Il tutto trasportato in navi assolutamente non a norma, magari ex petroliere… o comunque con serbatoi non idonei…

Perché arriva? Globalizzazione. Oppure con la scusa dell’alto tenore proteico, possibilmente, il nostro prodotto va all’estero e noi mangiamo quello che arriva. In ogni caso, tutto questo serve a calmierare il prezzo e tenere basso e assolutamente inadeguato ai costi quello del nostro cereale.

Bisogna conoscere il mercato e sapere che, in Sicilia, esistono tre, quattro grossi importatori che regolano, con questo sistema, il mercato del grano. Una lobby potentissima su cui mai la politica e quant’altro hanno mai voluto mettere mano. Anzi hanno finanziato i loro centri di stoccaggio.

Mi ero inventato, insieme al “Consorzio Ballatore”, un progetto in due fasi: una prima dedicata allo studio del nostro prodotto ed alle eventuali correzioni colturali da fare con la costituzione di un marchio “Grano duro di Sicilia” prodotto sotto contratto dagli agricoltori, controllato e garantito dai laboratori scientifici della Regione Sicilia (Rete ASCA) con un profitto, per contratto, per gli agricoltori, sicuramente superiore al prezzo di mercato. Contemporaneamente ho attivato una serie di controlli scientifici su quanto arrivava nei porti, insieme alla forestale ed alla sanità.

Tutto questo è stato avviato con il consenso entusiasta dei pastificatori, dei sindacati di categoria e dei piccoli commercianti. Abbiamo anche fatto delle prove di pastificazione con risultati ottimi.

La seconda fase sarebbe consistita in un bombardamento mediatico per far conoscere a tutti la bontà del nostro prodotto e l’assoluta solubrità. Dico sarebbe, perché non ci sono arrivato in quanto sono stato sostituito sul più bello.

La politica? Il Presidente della Regione mi incoraggiò a proseguire e fu entusiasta fino all’18 dicembre 2009, giorno della presentazione del marchio e con i controlli nei porti intensificati in quel periodo.

Certo, qualche messaggio sinistro mi arrivò, ma non mi preoccupai e continuai entusiasta. Il 28 Dicembre ebbi detto dallo stesso presidente Lombardo che non intendeva confermarmi l’incarico perché aveva bisogno “di un’azione amministrativa più incisiva…” e mi sostituì con il Prof. Barbagallo.

Me ne sono tornato nella mia azienda e non ne ho saputo più niente…

So solo che il progetto non esiste più e dei controlli scientifici sugli arrivi non ne ho più sentito parlare, tranne qualche proclama demagogico col “si faranno”.

Di agricoltura se ne parla poco e niente e, io stesso, che volevo comunicare questa mia esperienza al “coraggioso Presidente antimafia” Crocetta per dargli semplicemente una “dritta”, ma non ci sono riuscito. Il resto lo vedete voi sui telegiornali.

Nota a margine

E meno male che l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, è un agricoltori… Chissà, magari l’assessore alle Risorse agricole Dario Cartabellotta e la dirigente generale, Rosa Barresi, tra un Psr e l’altro, si ricorderanno che esiste anche il grano duro.

Brutta malattia l’ ‘ascarismo’, brutta malattia. Peggio di una micotossina…

 

Redazione

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