L’ultima del Comune di Palermo: ‘spennare’ i turisti con la tassa di soggiorno

IL CONSIGLIO COMUNALE, TRA UN PRUSST E UN’ERRATA CORRIGE (LEGGERE CEMENTO A IOSA), HA TROVATO IL TEMPO DI INTRODURRE UN NUOVO, ODIOSO BALZELLO PER FARE SCAPPARE QUEI POCHI INFELICI CHE AVRANNO LA SVENTURA DI METTERE PIEDE IN CITTA’

Continua a ritmo costante la moria delle grandi aziende commerciali di Palermo. Da Migliore a Spatafora, da Flaccovio a Li Volsi, ad Hugony. Adesso è il turno del Bar Mazara. Questa sequenza sembra una coincidenza casuale, ma resta il fatto che la città è sempre più in ginocchio.

Le ragioni sono le più svariate, dalla crisi economica alla presenza dei grandi centri commerciali, l’assenza di un tessuto produttivo anche nell’entroterra dove le aree industriali sono ormai dei cimiteri di capannoni vuoti, ridotti a discariche a cielo aperto (vedi Carini) o a concentrato di depositi commerciali (vedi Brancaccio), o in procinto di esaurire la propria funzione promozionale di sviluppo economico (vedi Termini Imerese, specialmente da quando è andata via la Fiat).

Questo il quadro economico che caratterizza il ‘territorio metropolitano’ di Palermo.

Resta soltanto il turismo come attività economica di natura privatistica oltre al pubblico impiego che diventa sempre più dilagante e, sostanzialmente, fine a se stesso.

Con questo quadro d’insieme attorno, l’Amministrazione cittadina. guidata dal Sindaco Leoluca Orlando cerca di arrabattarsi per recuperare qualcosa per alimentare le ‘casse’ comunali, atteso che il Governo centrale, costretto dai vincoli di bilancio dettati dall’Europa, ha tagliato abbondantemente le assegnazioni finanziarie statali ai Comuni. E

In questo scenario di crisi il Consiglio comunale di Palermo (il gentil consenso che spende una barca di soldi ogni anno per pagare, indirettamente, gli stipendi dei consiglieri comunali ‘impiegati’ presso aziende pubbliche o private) ne inventa una che va ad incidere su l’unica risorsa che, secondo le valutazioni cui abbiamo appena accennato, resta all’economia della città: il turismo. Introducendo, per l’appunto, la tassa di soggiorno a carico dei turisti!

Ora, che questo cespite sia in qualche modo giustificato lo attesta la diffusione che va via via affermandosi in quasi tutte le città d’arte. E, quindi, perché no, anche a Palermo? Questa potrebbe essere una motivazione a sostegno della validità della scelta operata dall’Amministrazione.

Ma c’è un però. Ed il però è dato dalle valutazioni sull’inconsistenza dell’apparato economico- produttivo che caratterizza il territorio urbano e metropolitano, che in altre realtà non è così squallido come lo è a Palermo, dove il terziario la fa da padrone e le stesse attività artigianali sono in larga misura presenti nel comparto dei servizi e, perciò stesso, terziario anche quello.

Sulla tassa di soggiorno la nostra opinione è che si tratta di una misura assai azzardata, stante il quadro complessivo nel quale si viene a collocare. Pensiamo che l’Amministrazione Orlando l’abbia ben ponderata e ne abbia valutato le conseguenze economiche. Tuttavia la riteniamo una misura fiscale folle che va a colpire l’unica attività economicamente valida della città.

Dopo avere ‘spremuto’ i cittadini per mantenere in piedi strutture di servizio che stentano a funzionare e che più concretamente appaiono come riserve di caccia elettorali piuttosto che apparati efficienti, si va a caccia dei turisti da ‘spennare’, per il solo fatto che si degnano di visitare la nostra città e di risiedervi per qualche giorno. In verità non ci sembra una grande trovata in presenza del contesto che abbiamo sintetizzato all’inizio. Staremo a vedere.

Riccardo Gueci

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