L’ultima barzelletta internazionale: le minacce di Obama e della Ue alla Russia di Putin

MA CHI CREDE DI ESSERE OBAMA? IL PADRONE DEL MONDO? LA VERITA’ E’ CHE STATI UNITI E GERMANIA VOGLIONO DEPREDARE LE RISORSE UCRAINE, OCCUPARE LA CRIMEA E DISTRUGGERE L’EX ‘IMPERO’ SOVIETICO. E L’EUROPA DOVREBBE PARTECIPARE A QUESTA AGGRESSIONE? FACCIAMO SOLO RIDERE

A volte la politica, specialmente quella internazionale, assume le forme della barzelletta, cioè del paradosso. E’ in caso di due pronunciamenti paralleli, quello risultante dall’incontro tra il presidente degli Stati Uniti d’America, Barak Obama, ed il premier ucraino, inventato dal colpo di Stato operato a Kiev alcune settimane addietro, Arseni Iasteniuk.

A conclusione dell’incontro è stato pronunciato un pesante avvertimento alla Russia che suona così: “Se la Russia non cambierà atteggiamento gli Usa e l’Unione europea saranno costretti a far pagare un prezzo a Mosca”. E ancora: “Il referendum sulla Crimea è illegale e non ne riconosceremo il risultato”.

In questa storia si sono infilati pure i Paesi del G7, che la mettono sul piano della violazione del diritto internazionale. Da questi ultimi, altro pesante avvertimento: “Cessate ogni sforzo per cambiare lo status della Crimea. L’annessione russa sarebbe una violazione della Carta dell’Onu”.

Proviamo a leggere seguendo l’elementare criterio dell’analisi logica di questi pronunciamenti. Nel primo si emette una sentenza come se il colloquio tra Obama e Iasteniuk fosse un tribunale: “Il referendum è illegale”. Ma chi credono si essere questi due signori per pronunciare una sentenza di legalità, su un atto democratico qual è un referendum popolare? Obama e Iasteniuk fanno solo ridere.

Poi la frase più pesante che implica il coinvolgimento dell’Unione europea, la quale seguirebbe gli Stati Uniti nella determinazione del prezzo che sarebbero “costretti a far pagare a Mosca”. In questo caso mettendo l’Unione europea nella ridicola posizione di comparsa: una sorta di marionetta con il ‘puparo’ Obama che fa i cavoli propri senza che gli organismi istituzionali dell’Unione europea si siano pronunciati sull’argomento o che abbiamo assunto in merito qualsivoglia decisione.

Su questo punto saremo attenti a seguire l’atteggiamento che l’Ue assumerà nella circostanza, perché vorremmo capire, specialmente in prossimità del rinnovo del Parlamento e della Commissione europei, quale ruolo strategico intende recitare in autonomia l’Ue rispetto agli Usa e al contesto internazionale. Cioè se l’Europa unita vuole essere o meno un’appendice degli Usa.

Sappiamo bene che il colpo di Stato in Ucraina è stato architettato dalla Germania di concerto con gli Usa, per ragioni convergenti: depredare le risorse di questo paese e provare a sfasciare la Russia di Putin. La Germania per la sua smania di conquistare i mercati dell’est per i suoi interessi economici e gli Stati Uniti per la mai sopita esigenza di prolungare sine die i postumi della ‘guerra fredda’ che gli consentiva di fare affari d’oro con le armi (è questo il motivo per il quale gli Usa non vogliono far finire la ‘guerra fredda’ e sono sempre alla ricerca di ‘nemici’).

Noi, tuttavia, continuiamo a credere che l’Ue sia qualcosa di più della Germania e della sua pretesa egemonica sull’intera Europa. E quindi pensiamo che sulla questione Ucraina e sui rapporti con la Russia avrà modo di trovare soluzioni amichevoli e pacifiche.

Infine, che prima di qualsivoglia altro allargamento l’Unione europea vorrà darsi un assetto politico stabile, una costituzione e un sistema istituzionale che assegni ai popoli europei federati la sovranità politica, piuttosto che ad organismi rappresentanti dei governi nazionali. Pertanto, l’Ucraina può aspettare, al pari dei Paesi dei Balcani e della Turchia, il suo ingresso nella Unione europea.

Quanto al pronunciamento dei paesi del G7 e alla pretesa violazione della Carta dell’Onu, ci preme far rilevare che mai questo raggruppamento internazionale ha fatto un benché minimo accenno alle ripetute violazioni da parte di Israele delle numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in ordine al ripristino dei confini antecedenti la guerra del 1966, a meno che quest’organo dell’Onu non abbia assunto quelle risoluzioni in dissonanza con la Carta fondamentale della sua istituzione.

Sono queste le ragioni che ci fanno ritenere i pronunciamenti che abbiamo appena ricordato una barzelletta: non possono essere presi sul serio, è preferibile riderci su.

Riccardo Gueci

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