Lucio Dalla, all’asta yacht che ormeggiava a Riposto «Quando arrivava era festa: offriva da bere a tutti»

«Lo teneva al Porto di Riposto per almeno un mese all’anno, durante le vacanze estive. Era uno di famiglia». È questo il ricordo che l’ispettore Emiliano Indelicato del Porto dell’Etna conserva del cantautore bolognese Lucio Dalla e del suo yacht. La barca, un ventitre metri con nove posti letto, da oggi torna per la seconda volta all’asta. La prima ci è finito poco dopo la morte dell’artista, quando è stato acquistato da un imprenditore campano che, per ragione sconosciute, adesso vuole rivenderlo. Valutato tra 430 e 559mila euro, è stato realizzato nel 2003 dal cantiere Azzurro di Marotta, in provincia di Pesaro, e contiene una sala di registrazione e molte opere d’arte. «Quando attraccava a Riposto era una festa: ci faceva salire a bordo e ci offriva da bere», racconta Indelicato.  

Il cantautore bolognese è scomparso l’uno marzo di cinque anni fa e, per un caso del destino, a pochi giorni dall’anniversario della sua morte, uno dei suoi beni finisce di nuovo all’asta. «Quando non lo teneva da noi, dove stava perlopiù il mese di agosto, se lo portava alle Isole Tremiti o a Malta. Quando è scomparso, la barca si trovava a Castellammare di Stabia», ricorda Indelicato. Che con il cantautore aveva stabilito un rapporto di amicizia. «Era una persona semplice e alla mano, nulla a che vedere con l’ideale dell’artista snob. La prima volta che ci siamo presentati, mi sono rivolto a lui come maestro. Dalla mi ha guardato e ha detto: “Tu sei Emiliano, io sono Lucio”». «Amava moltissimo la sua barca e l’aveva curata in tutti i dettagli, ci diceva che l’aveva battezzata con il nome dei suoi adorati cagnolini: Brilla&Billy», continua. 

Lo scafo, da oggi all’asta sul portale Catawiki, è lunga 23 metri e può ospitare fino a dodici persone, mentre i posti letti sono nove. Dalla chiglia massiccia in quercia, al suo interno si trovano la sala di registrazione dove Lucio Dalla ha composto l’opera Tosca amore disperato e diverse opere d’arte. Tra queste, una scultura in bronzo che raffigura L’ultima cena, una tempera di Leon Hoffner, bussole in ottone, una statua di bronzo di Enrico Butti e un’altra dorata. Alcune delle pareti sono impreziosite da putti di legno inciso e dorato, oltre che da opere dello stesso cantautore bolognese. «Tutti noi ci siamo saliti almeno una volta. Aveva l’aspetto di un grosso peschereccio ma all’interno era uno yacht meraviglioso», ricorda Indelicato. «Quando stava qua, scendeva per andare a fare la spesa o per comprare il pesce: la gente impazziva dallo stupore, lui li salutava uno per uno e si fermava con loro a scambiare due chiacchiere». 

«La prima volta che ha attraccato al Porto dell’Etna il concessionario, Giuseppe Zappalà, gli ha chiesto se gli andava di cantare qualcosa nella nostra piazzola. Lui ci ha pensato e ha detto: “Facciamo un evento di beneficenza, canto io e porto i miei amici”», racconta Indelicato. Poco dopo nasce Festa del mare e delle stelle… Lucio Dalla&friends, che si svolge per tre anni consecutivi, fino alla morte del cantante. «Gli piaceva tantissimo, anche perché a fine serata consegnavamo gli incassi di un biglietto d’ingresso simbolico a un’associazione diversa: la prima volta alla Croce rossa, la seconda all’Aido e la terza a una casa famiglia del territorio».

«Dopo la sua morte, quando il Porto ha spento le sue prime candeline, abbiamo svelato un monumento a lui dedicato, nel punto in cui cantava per il suo evento». Si tratta della riproduzione di due globi, impreziositi dalle serigrafie degli uccelli e dei pesci presenti nella copertina del suo album Com’è profondo il mare. A progettarlo sono stati gli studenti del liceo artistico di Giarre, tramite il docente Giuseppe Cristaudo. «È bello che ci abbiano lavorato dei giovani», sottolinea Indelicato. Poco dopo, a prendere il nome dell’artista è stata anche la banchina di riva. «Ci sembrava il minimo, lui era uno di famiglia e ci manca ancora moltissimo – conclude – Una cosa che non scorderò mai di Dalla? Lui che scendeva dal suo yacht e diceva: “La Sicila è troppo bella per essere solo una regione, dovrebbe essere una nazione”».

Cassandra Di Giacomo

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