Assicurare sicurezza sul territorio sul fronte del contrasto ai pericoli determinati da mafia, microcriminalità, terrorismo, facendo rete con le diverse istituzioni e amministrazioni locali. Questi gli obiettivi che la neo prefetta di Palermo Antonella De Miro ha delineato stamattina incontrando per la prima volta i giornalisti dopo il suo insediamento. De Miro, catanese di origini, ha svolto il suo ruolo di prefetta nelle province di Benevento, Reggio Emilia e Perugia, suo ultimo incarico. A Palermo ha ricoperto il ruolo di vicario ai tempi di Giosuè Marino dal 2003 al 2007.
«Sono orgogliosa di essere qui – dice De Miro -, lo ritengo un privilegio e un attestato di merito per come finora ho svolto il mio lavoro». Palermo la definisce «città dalle mille emergenze, occupazionali e socio economiche» ma anche luogo da cui è partita la lotta alla mafia. Un ricordo è andato all’ex presidente della Regione Piersanti Mattarella commemorato proprio ieri mattina, «il sangue versato è stato seme fertile». Rimarcando come questi delitti siano «ferite aperte, storia non solo della Sicilia ma di tutto il Paese». «Da qui è cominciato tutto – sottolinea De Miro -. Se oggi la mafia è all’angolo e il suo braccio militare è sgominato, lo dobbiamo a questa città e a quelli che hanno pagato un caro prezzo».
Non si sottrae comunque alle polemiche sulla gestione dei beni confiscati e sulla richiesta di trasferimento dell’ex prefetta Francesca Cannizzo, in relazione alla bufera che ha travolto la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo guidata da Silvana Saguto. «Non credo ci sia nessun inverno dell’antimafia – precisa la prefetta -. Io sono una persona positiva. La prefetta Cannizzo ha fatto domanda di trasferimento al ministero con grande senso di responsabilità, merita rispetto così come lo merita quest’ufficio». «Chiunque può avere uno scivolone – conclude -. Siamo umani, non credo sia necessario restituire credibilità alle istituzioni. Mi sono sempre sentita credibile nel mio ruolo di cerniera tra governo e territori».
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