“Anche a noi hanno fatto credere che ci sarebbe stato casino”. Queste sono le parole di Andrea Lodato, giornalista de ‘La Sicilia’, intervistato lungo viale Teracati, mentre a fianco del corteo di protesta contro il G8 ambiente organizzato a Siracusa si muoveva in direzione del Pantheon.
In realtà, il controvertice che ha riunito nella città aretusea partiti, centri sociali e gruppi organizzati di tutta la Sicilia, la Campania e la Puglia, nonché un centinaio di immigrati che a ritmo di tamburi chiedevano il permesso di soggiorno, ha attraversato le vie cittadine pacificamente.
Gli allarmismi della vigilia, che hanno spinto il sindaco Visentin ad emettere un ordinanza per la chiusura anticipata di scuole e uffici, sono risultati eccessivi.
Stesso discorso vale per l’immane spiegamento di forze armate che ha barricato l’ingresso di Ortigia.
“Pari a festa de fozzi ammati” è il commento di un manifestante. Lo stesso Lodato sottolinea come il numero delle forze armate sia superiore a quello dei manifestanti. “L’organizzazione della manifestazione è stata ottima. Non si è corso il rischio di pericolose infiltrazioni, come fu ad esempio per il G8 di Genova”.
I commercianti hanno però deciso di seguire l’appello del primo cittadino, chiudendo in massa le proprie attività. Solo i bar sono rimasti aperti, nella speranza di qualche acquisto volante. Altri esercizi, invece, hanno ritenuto opportuno sbarrare le proprie vetrine. In special modo le banche, spesso irriconoscibili per i teloni che coprivano le insegne.
La risposta dei siracusani è stata ben diversa. Spinti dal desiderio di adesione alla protesta o da semplice curiosità e senza nessun timore, sono scesi in strada per osservare il passaggio dei manifestanti. L’impressione comune era di trovarsi nel mezzo di una festa di paese o durante una tappa del giro d’Italia.
“E’ sbagliato organizzare proprio a Siracusa il G8. Con i problemi causati dalle polvere sottili o dalla zona industriale sembra un po’ un controsenso”. Questo il parere di una famiglia affacciata dal proprio balcone. Altri curiosi invece hanno preferito non parlare.
Molti di questi hanno però seguito la carovana fino al centro cittadino, allargando il numero di manifestanti a circa tremila. Anche gli ultrà del Siracusa Calcio hanno unito i loro cori da stadio a quelli di protesta dei manifestanti che chiedevano case, lavoro e servizi sociali nei quartieri popolari o la libertà della Sicilia dalle manovre dei potenti.
Unico momento di stupore quando, in un pieno lapsus freudiano, un megafomane urla: “noi siamo il popolo della libertà”.
Infine, l’arrivo al Pantheon, sulle cui scalinate si siedono in molti. Ma è solo un riposo temporaneo, la lotta non si è ancora conclusa…
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