«Non ci sono più i vecchi fasti, io ho vissuto stagioni in cui il sette base dell’Orizzonte era il sette base della Nazionale, adesso non è sicuramente così. Il nostro obiettivo principale è guardare in casa nostra, per cui quello di fare crescere le nostre ragazze per far ritornare l’Orizzonte a essere leader in Italia e in Europa. Poi la Nazionale viene di conseguenza». Martina Miceli, presidente dell’Orizzonte Catania, commenta così a MeridioNews i trent’anni compiuti dalla squadra rossazzurra, che in acqua ha sicuramente fatto la storia. Con 19 scudetti, otto Champions League e due Coppe Italia in bacheca è la società più vincente nell’intero continente. Eppure negli ultimi anni l’Orizzonte ha dovuto ridimensionare i propri obiettivi: «I momenti bui ci sono stati, tre anni fa da squadra leader in Europa e in Italia abbiamo ricominciato da zero. Ci davano per spacciate o in lotta per la salvezza, invece le nostre ragazzine sono arrivate addirittura ai play-off. Non è stato facile, perché la nostra squadra ha sempre lottato per lo scudetto o per una coppa».
L’obiettivo, però, è quello di tornare grandi e per farlo l’Orizzonte punta tutto sul settore giovanile: «Più che presidente – afferma Miceli – mi piace sempre considerarmi allenatore, questo è il mio ruolo più importante. Siamo riusciti a ripartire perché in realtà negli ultimi quattro o cinque anni avevamo fatto un ottimo lavoro a livello giovanile, per cui abbiamo tuttora uno dei vivai più importanti d’Italia, non a caso abbiamo vinto l’ultimo scudetto under 17». Presto, chissà, la Nazionale italiana potrebbe attingere nuovamente dalla squadra etnea: «Abbiamo due atlete in nazionale A in questo momento e un’atleta ai mondiali under 18 che si stanno svolgendo in Nuova Zelanda, per cui comunque siamo rappresentate. A quelle più giovani, invece, bisogna dare il tempo di crescere». Un ultimo appunto, Martina Miceli lo fa alle istituzioni, spesso latitanti: «La pallanuoto femminile a Catania è molto seguito rispetto ad altre realtà, siamo quindi delle fortunate anche perché negli anni con le nostre vittorie siamo riusciti a coinvolgere la gente. Per quanto riguarda le istituzioni, invece, sono state sempre latitanti, e io ho vissuto tante amministrazioni. Negli ultimi anni devo dire che la cosa si è aggravata: in tutte le nostre premiazioni e alle ultime vittorie giovanili non c’è stata nessuna attenzione istituzionale, mentre in realtà è stata forte l’attenzione dei media e della gente comune».
La storia trentennale della società ha visto tanti protagonisti: Martina Miceli ha scritto la storia prima in acqua ereditando l’incarico di presidente da Nello Russo, con il quale sono arrivati i primi successi: «La fondazione – spiega Russo a MeridioNews – risale al 1987, io sono subentrato nel 1989. La stessa squadra, in precedenza, si chiamava Dopolavoro Ferroviario e fu fondata nel 1985. Fu una società pioneristica, in un certo senso, perché la pallanuoto femminile non aveva ancora preso piede e le ragazze provenivano tutte dal nuoto». Con Russo alla presidenza, l’Orizzonte conquistò il primo dei 19 scudetti: «Era il ’92 – continua l’ex presidente – e fu molto laborioso perché la nostra era una buona squadra, ma aveva un tasso tecnico nella media, non altissimo. Ci giocammo lo scudetto col Volturno, che era una squadra nettamente migliore. Rinforzai la squadra, che già poteva contare su gente come Vinciguerra e Malato, e queste giocatrici messe insieme diventarono una miscela letale per tutti i nostri avversari».
Dopo il primo successo, l’Orizzonte vinse ben 15 scudetti di fila, arricchendo il proprio palmarès anche con diversi successi europei. Guai però a pensare che tutto sia stato rose e fiori. «Questi scudetti non sono certo stati tutti in discesa, tutt’altro. Ce ne sono stati alcuni di molto difficili e sofferti, si sono succedute una serie di formazioni che hanno cercato in tutti i modi possibili di ostacolarci: ricordo Bologna, Volturno e la Gifa Palermo. I successi sono arrivati perché al momento giusto le mie ragazze tiravano fuori il carattere. Non è un caso se il sette base della Nazionale corrispondeva in toto alla formazione dell’Orizzonte». Qualche tempo fa, il passaggio di testimone, con la società che adesso viene gestita da Martina Miceli e Tania Di Mario: «Io più che lasciare ho preferito occuparmi di sport a 360 gradi. Sono il presidente di Catania al Vertice e di Sicilia al Vertice, stiamo combattendo una battaglia durissima sul territorio nei confronti dei Comuni ma anche della Regione, che hanno deciso di abbandonare a se stesso lo sport. Catania è una città di mare e ha un legame fortissimo con l’acqua e quelli acquatici sono gli sport che vanno meglio in città. Qui però mancano le possibilità che si possono trovare altrove».
La giocatrice più rappresentativa di quest’Orizzonte è sicuramente la romana, ma catanese d’adozione, Tania Di Mario, che contemporaneamente ricopre il ruolo di vicepresidente: «Adesso non ho più tempo per fare niente – confessa a MeridioNews –, perché gli impegni sono triplicati rispetto a prima. Spero di fermarmi velocemente dal fare la giocatrice, sono due ruoli che non si possono svolgere insieme, soprattutto se si vogliono fare bene e a questo livello». All’Orizzonte dal ’97, l’attaccante arrivò a Catania appena diciottenne e da allora non ha più lasciato la città etnea: «Negli anni è capitato di avere delle proposte, ma ho sempre preferito restare qua perché sono una che preferisce costruire. Poi a Catania ho anche trovato l’amore della mia vita, quindi non c’era motivo di andare via». Pilastro e capitano della Nazionale, ha chiuso la sua carriera in azzurro la scorsa estate, con la medaglia d’argento conquistata a Rio. In carriera, però, non è stata l’unica medaglia arrivata dai Giochi Olimpici: «Sarebbe stato bello chiudere con l’oro, ma il nostro argento un po’ lo è stato perché di fronte avevamo una squadra che adesso è più forte di noi. Io ho avuto la fortuna di salire su quel podio per due volte (la prima fu nel 2004 ad Atene, quando il Setterosa vinse l’oro, ndr), non credo sia una cosa facile, a distanza di così tanto tempo. Credo sia stato il modo migliore per mettere il punto a una carriera che mi ha dato così tante soddisfazioni».
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