Lorenzo Canale: “L’onorevole Di Giacinto ha annunciato una querela nei miei confronti. In realtà sono stato io a querelarlo”

di Lorenzo Canale

“Crocetta usa i classici metodi della doppia morale: se sei con me sei pulito, se sei contro di me sei sporco. Ma c’è un limite a tutto. L’antimafia non si fa solo con le parole, ma anche con i gesti, con i fatti”.

Lo dichiara Fabrizio Ferrandelli nell’ultimo numero di “S”, in un articolo a firma di Accursio Sabella.

Parole sante. La “doppia morale” di Crocetta si manifesta in maniera emblematica nel caso del suo capogruppo all’Ars del Megafono, Giovanni Di Giacinto, da mesi al centro di una serie di inchieste di LinkSicilia – a firma del sottoscritto – alle quali ha risposto con uno sporchissimo “annuncio di querela” così offensivo e ignobile che mi sono sentito in dovere – visto il danneggiamento del mio onore e della mia reputazione – a replicare con una querela per diffamazione e calunnia

Di recente, su LinkSicilia ho pubblicato cinque lunghe inchieste sulla figura di Giovanni Di Giacinto, ex Sindaco di Casteldaccia e attuale capogruppo del Megafono all’Ars. In queste inchieste sono esposti, con dovizia di particolari, una serie di vicende poco chiare della sua gestione amministrativa e del suo metodo di potere, tutte suffragate da documenti e atti pubblici che il sottoscritto – durante gli anni da consigliera comunale nel gruppo “Alternativa per Casteldaccia libera” – ha avuto l’accortezza e il coraggio di mettere insieme, contestualizzare e rendere pubbliche.

Le stesse vicende sono pubblicate e dibattute fin dall’ottobre scorso, sul mio blog www.lorenzocanale.it, in occasione delle tre campagne elettorali che si sono succedute a Casteldaccia: regionali, nazionali e comunali.

In pratica, almeno a livello di comprensorio, i miei articoli e le mie ricostruzioni – grazie anche al tam-tam dei social network – sono già state lette da qualche migliaio di persone.

Finora non ho ricevuto nessuna smentita e nessuna risposta da parte dei diretti interessati, Di Giacinto in primis, che comunque – ovviamente – era a conoscenza delle mie pubblicazioni. C’è da dire, inoltre, che tutto quello che ho pubblicato nel blog prima e su LinkSicilia dopo è stato oggetto, anno dopo anno, dell’attività consiliare dell’opposizione e di numerose relazioni della Corte dei Conti e del Servizio Ispettivo della

Rosario Crocetta, foto di Gabriele Bonafede

Regione, tutte – tra l’altro – scaricabili dal blog.

Qualche settimana fa Di Giacinto invia un comunicato a LinkSicilia e annuncia querela nei miei confronti. A parte il fatto che l’”annuncio di querela” sembra proprio una formula più simile ad una minaccia, a un’azione intimidatoria, piuttosto che una risposta in un dibattito pubblico, il punto è un altro.

Come si difende Di Giacinto dalle mie accuse circostanziate? Aggirando la questione, non esprimendosi sui fatti, e insultando personalmente il sottoscritto.

Scrive che io da molto tempo lo accuso “di ogni cosa” “in maniera seriale e forse anche patologica”. Scrive che “la frustrazione politica, e talvolta la voglia di emergere anche senza avere qualità, produce effetti devastanti nella psiche” e che utilizzo LinkSicilia come “sfogatolo” delle mie “frustrazioni personali”.

In pratica, davanti a cinque lunghe inchieste piene zeppe di fatti, davanti a precise questioni amministrative e politiche, suffragate da migliaia di pagine di atti pubblici comunali e relazioni su relazioni della Corte dei Conti e del Servizio Ispettivo della Regione, davanti a tutto questo, mi accusa semplicemente di essere pazzo.

Prendo atto infatti che l’Onorevole Di Giacinto non distingue la sfera personale dalla sfera politica, e che – in un dibattito pubblico in cui si discutono questioni di pubblico interesse – la sua unica risposta è stata un’offesa diretta contro la mia persona, lesiva del mio onore e della mia reputazione.

Un atteggiamento del genere ha meritato una querela per diffamazione e calunnia, alla quale il sottoscritto ha già provveduto.

A questo punto – d’altro canto – non aspetto altro che mi arrivi la notifica dell’annunciata querela di Di Giacinto, cosicché le questioni da me poste in evidenza sulla sua gestione amministrativa e sul suo metodo di potere trovino spazio di discussione almeno nelle aule del Tribunale. Sono proprio curioso di sapere come l’Onorevole si difenderà sugli affidamenti diretti, sulle esternalizzazioni di servizi, sugli appalti pubblici e sulle consulenze esterne.

Chissà, poi, se questo dibattimento in Tribunale dia una smossa ai magistrati che si occupano delle inchieste che riguardano l’Onorevole Di Giacinto e il Comune di Casteldaccia. Chissà se in questo modo i procedimenti in questione non subiscano una bella accelerata.

Perché Di Giacinto – che un giorno mi disse che lui “non è sbirro come me” e quindi “non mi querelerà mai” – adesso mi querela? Lo fa di propria iniziativa? Oppure è stato costretto a farlo, forse perché pressato dai suoi alleati politici? Forse perché Crocetta e Lumia gli chiedono conto e ragione di questo Lorenzo Canale che pubblica tutte quelle accuse circostanziate senza che lui faccia mai una smentita o dia una risposta?

Ma il punto qui non è più tanto Di Giacinto, quanto la posizione dei “pezzi grossi” del Megafono. Il presidente della Regione Rosario Crocetta e il senatore Beppe Lumia.

Entrambi sono informati dei fatti sull’attività amministrativa di Giovanni Di Giacinto. Entrambi – a parole, informalmente – si dichiarano disposti a fare chiarezza, a lavorare per la legalità e la trasparenza a partire dalla propria squadra politica.

Ma niente. Al momento, a parte le ignobili offese personali, non è arrivata nessuna risposta degna di nota. Niente che smentisca le questioni che io – rischiando anche abbastanza, in un contesto difficile e velenoso come quello della provincia di Palermo – ho posto in evidenza.

Ha detto bene Davide Faraone: “Non si può far finta di nulla e affidare tutto alla magistratura. La politica ha il compito di comprendere, proporre, di accompagnare e possibilmente anticipare la magistratura nella sua azione. I (Professionisti dell’antimafia) 2.0 usano l’antimafia, non soltanto per popolarità e lotta politica, ma per costruire blocchi di potere politico-economici alternativi a quelli esistenti. I 2.0 sono una lavatrice, usano il loro ruolo in vari ambiti della società, siano essi imprenditoriali, politici o giudiziari, per purificare. Se passi dalle loro mani, da ladro diventi guardia. I 2.0 utilizzano i mass media in maniera maniacale. Dedicano tanto tempo ad esibizionismi e non trovano il tempo per occuparsi dei problemi reali. I 2.0 non accettano alcuna critica politica o amministrativa, se la pensi diversamente da loro sei mafioso e attenti alla loro vita. I 2.0 danneggiano innanzitutto chi in passato ha perso la vita per combattere la mafia e chi oggi continua a farlo con dedizione, costruendo contro il fenomeno mafioso, percorsi virtuosi”.

 

Giulio Ambrosetti

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