«Da palermitano non posso che dire grazie a l’Ora per quello che ha rappresentato per questa città e per quello che ha saputo dare in un momento in cui tanti giornali erano più proni rispetto al potere». È l’omaggio del presidente del Senato Piero Grasso intervenuto a Palermo alla presentazione del documentario La corsa de l’Ora al cinema Rouge et noir di Palermo. «Oggi è più difficile raccontare la mafia, ieri ero alla mostra di Letizia Battaglia al Maxxi a Roma – ha aggiunto il – e proprio con lei ragionavamo su quale potrebbe essere oggi la foto più rappresentativa della mafia, forse un elegante palazzo con 100 impiegati che rappresentano gli affari o i collegamenti internazionali».
E poi in sala, davanti a una platea affollata di palermitani, giornalisti, ex lettori, il presidente ha aggiunto: «Non mi sento un ospite, ma un palermitano che sta in mezzo a tanta gente – ha detto -. Il giornale l’Ora era un’avanguardia, quelle grandi forbici con cui Nisticò ritagliava la pagina erano il taglio giusto con cui ha saputo descrivere Palermo, la Sicilia, io ricordo le innovazioni di quel giornale, la foto in prima pagina che immediatamente coglieva il fatto eclatante, e prendeva tutte le notizie che i giornali che avevano chiuso la sera non avevano».
La seconda carica dello Stato ha sottolineato anche l’uso strategico delle immagini: «Un po’ mutuato dai tabloid inglesi, c’era anche la vignetta che lo caratterizzava, non posso dimenticare quella di Falcone con accanto il corvo, la piovra e il serpente e che con piccoli tratti di penna rappresentavano tutto quello che era successo nel corso di un anno. Per non dimenticare, poi le strisce con Calogero Lupara, dissacranti sulla mafia, un po’ come ha fatto Peppino Impastato con Radio Aut».
Il merito principale del giornale, secondo il presidente, è stato quello di riuscire a «mettere insieme il racconto delle periferie, era un giornale popolare e culturale con firme come Leonardo Sciascia, Danilo Dolci, e le foto di Letizia Battaglia». Il sindaco Leoluca Orlando ha poi proposto di «dedicare uno spazio ai cantieri culturali alla Zisa, chiamato lo spazio de l’Ora, magari accanto alla sede dell’istituto Gramsci».
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