‘Francesco come tanti altri ragazzi della Sicilia era partito perche’ non aveva oppurtunita’ qui e ha dovuto trovare un lavoro lontano da qui’. Lo ha detto nella sua omelia l’arcivescovo di Messina, Calogero La Piana al funerale di Francesco Curro’, 32 anni, uno dei militari morto in Afghanistan. Tre ragazzi morti, tutti del Sud, come vi abbiamo raccontato in questo articolo.
Parole che pesano come un macigno e che squarciano l’ipocrisia di tutti i politici, dal Presidente della Repubblica in giù, che hanno parlato di morti al servizio della Patria. La Patria un ca..o. Questi ragazzi sono morti perché lo Stato italiano non ha lasciato loro altra scelta se non quella di imbracciare le armi per sopravvivere. Un ragazzo del Sud, l’ennesimo.
La bara di Curro’ avvolta nel tricolore. Nella bandiera di quello Stato che lo ha costretto a morire per uno stipendio. La beffa, dopo il danno letale.
‘Sollecito l’impegno delle istituzioni affinche’ facciano in modo di far trovare un’occupazione – ha aggiunto l’arcivescovo – anche qui ai nostri giovani’. In modo che non siano costretti ad arruolarsi per un tozzo di pane.
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