E proprio vero, in Sicilia esistono intere categorie di persone che non vogliono essere aiutate. Tra questi ci sono i cosiddetti precari storici della Regione siciliana. Che se la prendono con noi solo perché gli ricordiamo – legge alla mano – che il loro contratto non potrà più essere prorogato a partire dall1 gennaio del 2013.
Forse queste persone non hanno capito che nel nostro Paese – e quindi anche in Sicilia – le cose stanno cambiando. E stanno cambiando – in molti casi – a prescindere da una politica regionale miope che continua ad attardarsi sulle clientele di tutti i generi e di tutte le specie.
A molto continua a sfuggire che Roma non è più disposta a tollerare una Regione Autonoma – la Sicilia – che, però, per andare avanti, ha bisogno dei soldi dello Stato. Non può più funzionare così. Tra la fine dello scorso anno e linizio di questanno il commissario dello Stato ha impugnato leggi sulla stabilizzazione del precariato non entrando nel merito delle assunzioni, ma per mancata copertura finanziaria.
In occasione dellapprovazione del bilancio – e parliamo di fatti andati in scena nelle ultime tre-quattro settimane – Roma ha detto no al governo regione che avrebbe voluto ridotta la quota di partecipazione della Regione alle spese sanitarie dal 49 e rotti per cento al 42 e rotti per cento. E dire che qualche assessore regionale, incautamente, aveva rifilato la notizia della riduzione della quota di partecipazione a qualche giornale. Notizia che è stata puntualmente smentita dai fatti, se è vero che la quota di partecipazione della Regione alle spese della sanità è rimasta immutata.
Torniamo a ribadirlo: questa redazione non ha nulla contro i precari. Non siamo daccordo sul fatto che nella pubblica amministrazione si debba accedere con stabilizzazioni e sanatorie varie. Ci piacerebbe il rispetto della Costituzione del nostro Paese, ovvero la celebrazione di concorsi veri, facendo prevalere il merito. Ma non possiamo prendercela con gli atttuali precari.
Abbiamo difeso – non oggi che la situazione precipita, ma già due mesi fa – i mille e 800 lavoratori della Gesip, la società del Comune di Palermo lasciata senza risorse finanziarie. A questi lavoratori abbiamo indicato anche una soluzione: non i 10 milioni di euro e basta messi a disposizione tardivamente dal governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo, ma almeno il 50 per cento annuo della tabella H, ovvero quasi 30 milioni di euro lanno che sarebbero unottima base di partenza per trovare una soluzione definitiva – ribadiamo: definitiva – per questi lavoratori.
Dopo di che i precari storici della Regione – vero i quali,lo ribadiamo ancora una volta, non nutriamo alcun rancore – potranno continuare a prendersela con noi, invece di darle in testa a chi li ha illusi. Ognuno è libero di scegliersi i propri nemici. Pazienza.
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