“Lorenzo era un normalissimo ventenne, pieno di vitalità e di interessi, che vertevano soprattutto su quello che lui chiamava le storie, il raccontare” così Sebastiano Vecchio, docente di teoria del linguaggio presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere, ci introduce la figura di suo figlio, che gli amici chiamavano “Lollo”: “Riteneva di avere una vera e propria vocazione per il narrare, come se lui fosse un tramite di storie che andava a raccogliere ed offriva attraverso il doppio canale della scrittura e della visione”.
Si schermisce il professore:“Questo era Lorenzo, le sue qualità morali ed intellettuali non mi pare opportuno sottolinearle né riferirle; per fortuna ha scritto e girato quel tanto che basta affinché chi vuole possa farsi un’idea e ricavarne degli stimoli creativi”.
Nato nel 1981, Vecchio mostra da giovanissimo il suo talento letterario e cinematografico che lo conduce al premio Vittorini per il suo primo romanzo Mia madre non chiude mai. Nella sua brillante vita scrive tanto altro, articoli di cinema, racconti (postumi Un metro lungo cinque, Cinque racconti più uno e Vent’anni a Barcellona) e realizza anche numerosi cortometraggi, tra cui spicca Ballata di un uomo sottile. Di ritorno dall’Erasmus a Barcellona, ad accoglierlo è la dolorosa scoperta del cancro che lo porterà alla morte nel maggio del 2005. Da quell’anno il premio per il miglior cortometraggio di Magma prenderà il suo nome, il minimo che la mostra di cinema potesse fare per riconoscere la paternità a colui che ne è stato fondatore e direttore artistico.
Il festival Magma infatti è nato nel grembo dell’associazione culturale SCARTI, fondata da Lorenzo ed altri giovani appassionati nel 2001 “Per fare e mostrare il cinema meno commerciale – ci spiega Luca Leotta, organizzatore della VII edizione del festival – cercando di sopperire ad una carenza locale e di cogliere le nuove tendenze e riflessioni artistiche al di fuori del nostro circondario”, Leotta rievoca i primordi segnati dalla “ necessità di raccontare attraverso il mezzo cinematografico, con piccole e medie produzioni, nate soprattutto dalle idee sia cinematografiche che narrative di Lorenzo, che ne era una fucina inesauribile”.
In ricordo del suo padrino, la prima serata della Settimana breve del Cinema si è aperta con la presentazione di due nuovi libri di Lorenzo: Il regalo più bello. Scritti di cinema, interamente cinematografico e Quando Lorenzo visse a Barcellona. Quaderni e e-mail della borsa Erasmus che completa gli scritti apparsi nel 2006 in edizione ridotta come supplemento alla rivista “Segno”. La decisione di pubblicarli è stata presa da Vecchio senior, che tiene a precisarne la motivazione: arricchirne il ricordo e permetterne una maggiore conoscenza. “Perché violare la sua intimità spiando tra le sue carte personali, rendendo pubblici carteggi privatissimi? Per il diritto di chi resta nei confronti di chi se n’è andato; per comprendere la lezione di vita che la grazia della sua maturità ci ha offerto”.
Tra la lettura di una delle mail, in cui sboccia un Lorenzo debole e pieno di perplessità sulla vita, ne spicca una in cui il giovane confida ad un amico “Voglio nutrire la mia mente sempre ed in continuazione”. È indirizzata all’amico Luca, suo coinquilino nella casa di Roma negli anni di studio al Dams.“I due libri completano il quadro delle pubblicazioni di Lorenzo e raccontano in maniera più completa una parte della sua vita, oltre che i suoi scritti di cinema – spiega Leotta. Si riferiscono al periodo barcellonese, periodo turbolento come quello che tutti i ventenni passano, ma anche più complesso ed in un senso più maturo… inteso non tanto come la ricerca a tutti i costi di una frenesia della vita, quanto la ricerca degli strumenti per esprimere la voglia di raccontare. Questa era Barcellona per Lorenzo: la difficoltà di incamerare e rielaborare tutta la vita che gli entrava dagli occhi e dalle esperienze che viveva”.
Il periodo romano invece è quello dell’applicazione costante alla ricerca dell’ispirazione, dell’idea giusta da sviluppare. Leotta ricorda “le notti trascorse a discutere animatamente e non senza contrasti, ed anche a scrivere”. Di fatto Ballata di un uomo sottile, il suo “kolossal” è frutto di queste nottate, di confronto e rilettura di bozze; confronto tra due persone che a vent’anni scoprono che la vita è molto complessa; confronto tra due amici che a volte si abbracciano, a volte fanno a pugni”.
Lasciamo l’ultima parola al padre, chiedendogli quale eredità suo figlio ha lasciato ai giovani di oggi.“Sono parole troppo grosse che lui avrebbe respinto senz’altro. Questa domanda si avvicina ad un’altra che lui rifiutava, ovvero “qual è il messaggio?”. Lui diceva esplicitamente che le sue storie non avevano messaggio. Scriveva solo per offrire alla gente – eventualmente, se riusciva nell’intento – il piacere di aver seguito una storia e stare un po’ meglio dopo averla sentita. E questo mi pare molto morale, oltre che molto bello”.
Forse per questo, per rispettare il volere e l’essenza di Lorenzo, il padre non si spinge nel ricordo al di là delle qualità creative e narrative del figlio. Perché non si associ la sua memoria a quella di un “ragazzo sfortunato”, dalla storia tragica. Piuttosto lo si rammenti come una mente creativa e impegnata “per un’Italia più bella e morale”.
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