Almeno 10 euro a bottiglia. È quanto costerà l’olio extravergine d’oliva siciliano ai produttori dell’Isola secondo le stime di Coldiretti per la nuova stagione. Con effetti sul mercato e sui consumatori ancora tutti da prevedere. I rincari che stanno colpendo tutti i settori economici non risparmiano neanche l’agricoltura. Se il consumo di frutta e verdura è sceso ai minimi storici da inizio secolo, a causa dei prezzi proibitivi per i cittadini, adesso sarà complicato anche accaparrarsi dell’olio nella regione che è tra i maggiori produttori italiani: fornendo al mercato nazionale quasi il 10 per cento dell’oro verde del Sud. Una seria crisi per un settore non secondario dell’agricoltura siciliana con circa 160mila ettari di uliveti.
Uno scenario che fa il paio con un’annata già complicata, con una produzione stimata del 30 per cento in meno rispetto allo scorso anno, a causa della siccità. «Già erano aumentate le sementi, i prodotti che servono per tenere in salute le piante e il gasolio agricolo – spiega Mario Terrasi, presidente dell’organizzazione di oltre tremila produttori siciliani Oleum Sicilia, ospite di Ora d’aria, in onda su Sestarete tv-canale 81 e Radio Fantastica – Adesso tocca anche ai frantoi». Secondo i conti di Coldiretti Sicilia, se nel 2021 il costo per la spremitura in alcune zone dell’Isola era di 12 centesimi al chilo, quest’anno costerà almeno 16. Con un aumento generale del 30 per cento che porterà alcuni produttori a pagare anche 20 centesimi al chilo. Aggiungendo il costo di vetro, etichette, casse e trasporto si arriva a un costo di produzione di dieci euro a bottiglia.
Nell’incertezza però della cifra a cui l’olio extravergine verrà acquistato: con il serio rischio per i produttori di rimanere con tante spese e nessun guadagno. A cui si aggiunge l’incognita del prezzo a cui verrà rivenduto ai consumatori, che potrebbero essere costretti a preferire un prodotto di scarsa qualità ma a prezzi ragionevoli per le proprie tasche. «Già l’olio siciliano dello scorso anno sugli scaffali dei supermercati non costa meno di 15 euro per circa mezzo litro – continua Terrasi – Adesso ci saranno anche ulteriori aumenti. Qualunque prodotto si trovi a meno viene da altre regioni d’Italia, da altri paesi europei come Spagna e Grecia o addirittura da Paesi extra Ue come la Tunisia». Un acquisto a volte poco consapevole da parte dei privati, «che non capiscono come la qualità e le caratteristiche salutari del nostro prodotto giustifichino comunque questi prezzi». Che potrebbe arrivare ai 20 euro a litro per un olio del Ragusano o restare di poco più economico se si guarda all’Agrigentino, con in mezzo i prodotti trapanesi e palermitani.
Al contrario della grande distribuzione e della ristorazione che si troverebbe davanti a una scelta consapevole e necessaria: «Sono settori che non potranno certo sopportare un aumento di prezzo così improvviso – conclude il produttore – Con il rischio che il nostro olio rimanga invenduto, in favore di quello spagnolo. Diverso e meno pregiato per cultivar, ma con aziende meno frammentate rispetto alle nostre e quindi molto più competitive». Con una media di oltre 20 ettari per azienda agricola, contro il singolo ettaro siciliano.
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