Lo Zen due giorni dopo il blitz: rimane il degrado  Cumuli di rifiuti e topi ma c’è chi non si rassegna

Dopo il blitz dei carabinieri allo Zen di due giorni fa c’è chi fuori e dentro il quartiere si interroga su cosa vogliano effettivamente significare le parole «forte presenza dello Stato». Se da un lato infatti il presidio del territorio si rende necessario per cercare di restituire legalità e speranza, dall’altro è altrettanto necessaria una presenza costante nel quartiere offrendo servizi, sostegno e impegno quotidiano per dare risposte ai cittadini che lo abitano. In questo senso un appello accorato è arrivato della riflessione a cuore aperto di Mariangela Di Gangi del Laboratorio Zen Insieme. 

Dopo l’inchino alla caserma dei carabinieri in occasione dei dieci anni della processione di Padre Pio e l’appello degli abitanti dello Zen al sindaco Orlando, che poi è effettivamente andato a far visita agli abitanti del quartiere, è tangibile la voglia di cambiamento e di riscatto dello Zen. Voglia di normalità e di sentirsi cittadini esattamente come tutti gli altri. Ma per fare in modo che questo sia possibile c’è bisogno che il degrado e l’abbandono che regnano per le strade, soprattutto dello Zen 2, lascino questi luoghi. Non sono poche le zone del quartiere dove si possono incontrare microdiscariche o altre dove l’asfalto porta ancora i segni dell’incendio dei rifiuti della sera prima. Marciapiedi, margini delle carreggiate, aree incolte piene di immondizia che culminano, in via Senocrate da Agrigento, in una montagna di rifiuti, proprio alle spalle della chiesa.

La gente del posto è ormai rassegnata a vivere con quell’ingombrante monumento al degrado, che nelle loro parole diventa il simbolo della loro rassegnazione. «Da un bel po’ di tempo ormai c’è questa montagna di rifiuti che la sera si riempie di topi che scorrazzano per la strada: impossibile avvicinarsi qui quando non c’è più luce», racconta un signore anziano che si trascina dietro due carrellini per la spesa. A volte, quando i rifiuti diventano troppi, qualcuno ricorre al fuoco. «Abito qui dietro e la sera a volte l‘aria diventa irrespirabile, abbiamo cercato di trovare una soluzione ma qui l’unica cosa da fare sarebbe mettere mano al portafogli e qui nessuno vuole uscire soldi. In più quasi nessuno si lamenta: viviamo così giorno dopo giorno», racconta una signora. 

Poi aggiunge come sia complesso la sera raggiungere a piedi l’abitazione della sorella, che vive al di là della stradella che costeggia quell’ingombrante cumulo di rifiuti: «Ci sono topi ovunque, anche lì, ci sono i segni di quelli che vengono schiacciati dalle macchine. Da un anno non vado a trovarla quando fa buio e viviamo a pochi metri l’una dall’altra». Tante le segnalazioni che gli operatori Rap fanno sui rifiuti lasciati in strada ma quando le squadre intervengono per ripulire, altra immondizia è pronta ad invadere la strada. «Manca un controllo del territorio adeguato – racconta un operatore Rap munito di scopa e bidoni – se non si riesce a gestire la situazione sarà sempre così». Manca davvero poco all’uomo per la pensione ma è proprio lui a non volere rassegnarsi: continua a pulire le strade cercando di fare al meglio il proprio lavoro. Spesso, raccontano ancora i residenti «vengono qui da altri quartieri per disfarsi di immondizia e ingombranti, li vediamo scaricare tutto dai furgoncini. Lasciano l’immondizia e se ne vanno». C’è anche chi invece si arma di buona volontà e spende i propri soldi per ripulire almeno il terreno vicino a dove lavora, che tiene duro, con la consapevolezza che c’è ancora da aspettare per vedere cambiare le cose. 

La situazione dei rifiuti allo Zen è complessa come conferma anche il presidente della Rap Giuseppe Norata: «Ci sono due tipi di problemi: le discariche di suolo pubblico e quelle sul suolo privato, quelle che non possiamo rimuovere senza un intervento da parte del sindaco che ordina a Rap di agire in danno del privato». Sembra essere proprio questo il caso della maxi discarica di cui si parlava prima. «Tempo fa c’è stato un grosso incendio e abbiamo cercato di togliere il grosso dei rifiuti per diminuire il rischio – prosegue Norata –  Quando ci sono situazioni di questo genere dalla Rap partono le segnalazioni all’ufficio ambiente che fa dei sopralluoghi per decidere come intervenire. Poi abbiamo rimosso tutto dopo la caratterizzazione, perché a quel punto diventa tutto rifiuto speciale». Ma dopo poco nella zona è tornato tutto come prima. Stessa cosa si dica per l’abbandono di ingombranti: «Abbiamo fatto una bonifica tra Natale e Capodanno ma ho fatto un sopralluogo di recente – aggiunge Norata – e la situazione è di nuovo critica».

Luci e ombre, quindi, di una realtà che sta cambiando. Se da un lato c’è chi lascia rifiuti dall’altro c’è chi li rimuove: per il quartiere girano squadre di abitanti che percepiscono il reddito di cittadinanza e che si adoperano per ripulire aiuole e strade, facendo anche piccoli interventi di giardinaggio. Un modo per restituire all’abitato e alla gente un posto dove sia piacevole vivere. Prevenzione e repressione potranno servire ma in primo luogo occorre sostenere le spinte positive portate avanti dalle realtà che ci sono e che vogliono diventare sempre di più.  

Stefania Brusca

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