Lo stand Florio abbandonato ai vandali e all’incuria.

di Aldo Di Vita

 

Questo meraviglioso e piccolo complesso monumentale, costruito nel 1906 da Giovan Battista Basile, su progetto di Ernesto Basile, per conto della famiglia Florio. Fu chiamato stand Florio alla colonnella o anche tavernetta del tiro al piccione.

Nei primi trenta anni fu utilizzato per le gare e le premiazioni del circolo, durante la seconda guerra mondiale divenne magazzino delle truppe da sbarco, successivamente sede di un ristorante, locale per bigliardini. Infine fu lasciato all’incuria.

Oggi e un vecchio rudere abbandonato, lasciato a subire l’usura del tempo e il vandalismo incivile di soggetti lontani anni luce, del rispetto della memoria e storia di Palermo.

Attualmente il tetto e semi crollato, e nessuno si è fatto avanti per attuare un piano di recupero e manutenzione straordinaria, fatta con scrupolosa professionalità dato l’importanza storica del sito, memoria e storia di un popolo.

Nel periodo che va dagli anni 1980 al 1990 a sfiorare il 2000 circa, sono stati eseguiti piccoli interventi, col tempo devastanti, e mal riusciti.

Finito questo periodo di falso risveglio e cominciato di nuovo il degrado e l’abbandono da parte, dell’amministrazione politiche cittadine.

E un atto dovuto ricordare l’iniziativa degli istituti didattici, che con grande passione e volontariato attraverso i loro alunni, adottarono per un breve periodo a fasi alterne negli anni novanta lo stand Florio, e grazie a quest’iniziativa i turisti finalmente visitarono questa meravigliosa struttura architettonica di grande spessore artistico.

Dopo questa piccola parentesi le tenebre sono ritornate a fare da padrone, nella nostra città, che oggi più che mai va sempre più in malora, cancellando la storia e la memoria di un gran passato.

Attualmente lo stand Florido e chiuso, e non più visitabile un vecchio cancello delimita l’ingresso a l’atrio principale, si nota una scritta, della polizia municipale con la dicitura sequestro preventivo ma a tutt’oggi non s’intravede la mera possibilità di un intervento mirato a salvare questo gioiello d’ingegneria.

Attraverso una fessura del cancello ho fotografato parte dell’interno, e si intravedono spazi aperti e coperti, dai punti dove ci sono vetrate si possono vedere stanze e salone dove all’interno non vi e nulla, solo polvere e sporcizia alcuni vetri sono stati rotti sicura matrice di persone incivili e vandali.

Chi gestisce questa realtà patrimoniale di Palermo è difficile da capire. Sapere chi e in possesso delle chiavi, chiedere informazioni e come giocare un terno all’otto, nessuno sa nulla.

Mi pongo sempre la solita domanda. Perché lo stand Florio deve andare in malora, perché Palermo deve andare in malora, perché questa città non deve essere normale come tante altre, perché i politici spuntano solo quando ci sono le elezioni, perché fanno politica solo per la loro immagine e accaparrare consensi, perché i cittadini stanno a guardare le allodole permettendo questo scempio?

Ogni tesoro storico della nostra città e fonte di grande economia per Palermo, e l’intero paese, la fonte principale del turismo che ogni anno vede sempre più diminuire l’affluenza, per la mancanza di una accoglienza adeguata e professionale, inoltre aggravata da una cattiva gestione del patrimonio artistico.

Ora provate ad immaginare questo meraviglioso stand Florio ristrutturato in maniera ineccepibile trasformato in un museo riguardante il periodo liberty della Palermo felicissima, e magari itinerario ospitante di grandi mostre artistiche e concerti sinfonici e quant’altro, sarebbe un piccolo paradiso e fonte di sicura affluenza turistica.

 

Cenni Storici

Lo stand Florio alla colonnella nasce su un progetto d’Ernesto Basile nel 1906, nel tratto prossimo alla città della costa romagnolo, che fino ai primi del novecento fu, uno dei più suggestivi litorali del golfo di Palermo. Dove la via porte di mare isolato in un contesto urbanistico estremamente degradato, e soltanto una piccola porzione di un più vasto e articolato complesso architettonico, un Kursal elaborato da Giovan Battista Basile per la famiglia Florio, e di cui rimangono solo alcuni disegni progettuali messi a punto dal famoso architetto.

L’edificio tra i primi in città, ad essere realizzato con moderne tecniche di costruzione, e mediante l’uso di ferri si presenta con la struttura di un grande chiosco in stile islamico moresco a pianta ottagonale, sormontato al centro da una cupoletta tondeggiante del tipo colore rossiccio, e da due terrazzini laterali. L’ingresso si distingue per la presenza di un cieco arco a senso acuto, e da un filare di merlettature che delimita la parte centrale, lievemente aggettante si tratta, secondo le più autorevoli acquisizioni storico architettonico di uno degli esempi meno conosciuti di liberty mediterraneo, e una delle pochissime opere architettoniche del Basile dedicato al tempo libero.

Per un periodo l’edificio fu destinato a sede del circolo del tiro al volo, divenendo esclusivo ed ambito luogo d’incontro della ricca borghesia.

Verso la fine della seconda guerra mondiale, fu destinato dagli alleati a magazzino merci delle truppe da sbarco, divenendo poi solarium del vicino ospedale Buccheri La Ferla. Ormai fortemente degradato venne adibito successivamente ad uso commerciale fino al settembre 1985. Allorquando sono stati avviati, una serie d’importanti lavori di manutenzione e restauro.

Aldo Penna

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