Un fiore in memoria di Giovanni Lo Porto. Gli amici del giovane cooperante palermitano, ucciso per errore lo scorso gennaio in Afghanistan nel corso di un’operazione condotta dagli Stati Uniti, si sono ritrovati oggi davanti la Prefettura. Un presidio silenzioso per chiedere la restituzione della salma della giovane vittima. A lanciare l’iniziativa nei giorni scorsi, attraverso un gruppo su Facebook, erano stati proprio gli amici del cooperante. «Non ci bastano le scuse – spiegano -. Vogliamo conoscere la verità sulla sua morte e vogliamo una bara su cui piangere».
Al sit-in ha aderito anche la Cgil con la componente della segreteria nazionale, Gianna Fracassi, e il responsabile del dipartimento Legalità, Luigi Silvestri. “Anche noi ci associamo alla richiesta di far tornare a Palermo le spoglie del cooperante palermitano, per non privare la famiglia e la città del diritto a portare un fiore sulla sua tomba”, dice il segretario della Cgil di Palermo, Enzo Campo, che si associa con tutto il sindacato alla mobilitazione lanciata sul social network. Intanto il Comune, d’intesa con l’Ufficio regionale scolastico, ha deciso di intitolare a Lo Porto il plesso dell’istituto comprensivo Sandro Pertini, nel quartiere Brancaccio.
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