Un numero monografico per raccontare in 60 tappe un’Italia difficile e bellissima, diversa, per certi aspetti, da come siamo abituati a immaginarla. È dedicato a Il viaggio In Italia della casa editrice bolognese Il mulino il terzo appuntamento di Zammù spotlight, il format della web tv e della radio dell’università di Catania. Durante l’incontro di questa mattina all’ex Monastero dei Benedettini, condotto dalla speaker Renata Giordano, Bruno Simili – vicedirettore de Il mulino e curatore del volume con Gianfranco Viesti dell’università di Bari – ha raccontato la fotografia del nostro Paese emersa dalla ricerca che ha interessato anche alcune parti della Sicilia, tra cui le Madonie e il Siracusano.
«Non avevamo un Piovene da mandare in giro per l’Italia – spiega Simili a MeridioNews facendo riferimento al titolo del numero monografico, che ricorda il viaggio del giornalista Guido Piovene alla scoperta del Bel Paese – e abbiamo scelto di affidarci a diversi collaboratori che ruotano attorno alla rivista e alla casa editrice, tra cui molti professori e giornalisti, ma anche geometri, storici, urbanisti, sociologi ed economisti, che hanno percorso alcune tappe significative per dare vita a un ritratto corale che possa aiutarci a capire meglio l’Italia dalla crisi del 2007 a oggi». Un viaggio che comincia a Bologna e termina a Roma, senza seguire un percorso preciso ma delineando una forte frammentazione che va oltre la tradizionale divisione tra Nord e Sud.
La situazione che emerge, inutile negarlo, non è delle migliori, e anche se l’Italia esce fuori come un Paese «in cui non ci si annoia mai», ci si chiede se non sia destinato alla deriva. «L’Italia viene descritta con regolarità da grafici e tabelle ma in realtà non la conosciamo se non in piccola parte – osserva Simili – Si dice sia il Paese delle cento città e per la nostra analisi abbiamo selezionato 60 tra città, piccole regioni e aree interne non particolarmente note agli italiani». Raccontate attraverso scatti e storie, ricordandone le origini e generando riflessioni sul presente e sul futuro. «È soprattutto una fotografia dell’esistente – chiarisce il vice direttore della rivista – da cui vengono fuori anche delle possibili linee di sviluppo e di innovazione e i nodi cruciali che riguardano l’economia e i giovani che desiderano restare qui e avere una propria autonomia mettendo a frutto interessi e passioni».
Ecco perché una delle chiavi più importanti della ricerca è quella demografica, da cui si evince che siamo in difficoltà su natalità, movimenti della popolazione e stranieri che vivono qui. «È emersa una forte frammentazione, non tutto ciò che si trova al Nord luccica e non tutto il Sud è scuro. C’è un grande bisogno di rete, intesa da un lato come collegamento fisico di infrastrutture e trasporti, problema che in Sicilia e al Sud conoscete bene, basti pensare ai treni e all’alta velocità, e dall’altro ai rapporti da coltivare non solo sul web, ma soprattutto nella vita reale, attraverso un’apertura al mondo che deve cominciare dai nostri vicini di casa».
Se l’Italia sia spacciata o ci sua ancora speranza non si può dire con certezza, anche se ci sono degli elementi positivi che lasciano ben sperare. «C’è bisogno, però, di una visione collettiva e di una linea di governo che deve essere duratura nel tempo», avverte Simili. Che aggiunge: «Al di là della politica, comunque, siamo in attesa di sapere cosa succederà a livello nazionale, perché è da lì che abbiamo bisogno di avere delle indicazioni». «Mi sono autoinvitato a inserire il caso di Siracusa nel Viaggio delle città perché credo che le città siano energia vitale e risorse che hanno un’anima», interviene lo storico Salvatore Adorno, docente dell’università di Catania che ha curato uno dei contributi inclusi nel numero.
«Il problema di Siracusa è che ha grosse difficoltà a essere centro direttivo del proprio territorio e negli anni ha rischiato di sgretolarsi sempre di più. I porti di Siracusa e Augusta non sono riusciti a diventare rilevanti e la città soffre una certa subalternità rispetto a Catania e Ragusa, che è risultata molto più operosa». Da non sottovalutare, secondo il docente, anche la dimensione politica. «La città tende a raccontare la propria storia in negativo, ma oltre a rimpiangere ciò che abbiamo perduto dobbiamo individuare i punti di ripartenza, che se ignorati ci daranno una visione priva di futuro. È necessario, quindi, recuperare quello che di positivo la storia ci ha dato».
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