Prepariamoci. Perché questanno la fiera dellipocrisia sarà particolarmente dura da sopportare. La digestione si annuncia difficile. Sarà veramente impossibile da mandare giù. Sì, ancora tre giorni e via con il festival dellantimafia e della legalità. Nel nome di Giovanni Falcone e di don Pino Puglisi, il 23 maggio, inizierà la sfilata dei soliti Sepolcri imbiancati.
Accanto ai giovani vedremo sfilare i volponi che approfitteranno delloccasione, a Palermo come a Roma, per lavare la propria coscienza al fosforo. Chi non ha mai avuto morale coglierà loccasione per fare la morale.
Mentre si distruggono le registrazioni telefoniche tra lex Ministro Mancino e il Quirinale, ci ricorderanno limportanza del sacrificio di Giovanni Falcone e di don Pin Puglisi.
Lo faranno senza il minimo ritegno. Perché in Italia le celebrazioni sono importanti, almeno quanto le stragi. O forse di più. Occasioni irripetibili per lanciare messaggi in codice.
Il nostro Paese è fatto così, di bombe e di misteri. Di inchieste giudiziarie che durano decenni con improvvisi ritorni di memoria. Di documenti che spariscono per non ricomparire. Di uomini con le borse fumanti tra le mani che nessuno riconoscerà mai.
Tutto è diverso tra Prima e Seconda Repubblica. Ma cè qualcosa che li tiene indissolubilmente assieme: le stragi e le bombe. Le vittime e i carnefici. I morti e i vivi che li hanno ammazzati e celebrati. Le verità che mancano e le menzogne che imperversano. E, naturalmente, le solenni manifestazioni per non dimenticare. Che cosa?
Questanno il ricordo di Falcone si mescolerà, come giàricordato, con la beatificazione di don Pino Pugliisi. Due eroi veri del nostro tempo nelle mani di uomini di uno Stato che, come ricordava Leonardo Sciascia in Todo modo, non esiste, perché refrattario a ogni forma di giustizia e di verità. Che spettacolo, ragazzi!
Niente di meglio per i professionisti dellipocrisia per celebrare e auto-celebrarsi. Mentre continueranno a celare crimini e misfatti ci ricorderanno limportanza dei grandi esempi che, in quanto tali, sono stati eliminati per essere ricordati. Per riproporre i corsi e ricorsi di mafia e politica.
Ma anche per ribadire, anzi, per ricordare a chi sa ed è ancora potente o in pensione, che la regola vale per tutti. E che crimini e misfatti, dalle nostre parti, sono sempre disponibili e pronti per rapide somministrazioni.
Mutu a cu sapi u iocu, recita un vecchio adagio siciliano. Perciò, tra stragi e bombe, tra vittime e carnefici, tra verità mai trovate e menzogne di Stato prepariamoci alla Settimana delle celebrazioni.
Mai come in queste occasioni la Sicilia diventa un Paradiso abitato da diavoli.
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