L’interrogativo del Centro Meteo Italiano: esiste davvero una base militare americana sulla Luna?

IN UN ARTICOLO DI IERI, IL SITO DI SCIENZA E NATURA SI INTERROGA SU UNA STORIA ‘SEPOLTA’ TRA LA FINE DEGLI ANNI ’50 E ’60 DEL SECOLO PASSATO. MA E’ UNA STORIA CHE DIVENTA UN PO’ INQUIETANTE ALLA LUCE DEI DISORDINI IN UCRAINA, DEI RIVOLGIMENTI AVVENUTI NEL MEDITERRANEO E, SOPRATTUTTO, DEI MISTERI LEGATI AL MUOS DI NISCEMI

di Economicus

Ieri il sito Centro Meteo italiano ha ‘sparato’ una notizia con un titolo a tutta pagina: “Base militare sulla Luna: utopia o realtà?”. L’articolo è molto suggestivo e parte da un celebre romanzo di Wilbur Smith: “Cyclops”. Dove lo scrittore descrive “una base lunare americana tenuta nascosta per 28 anni e scoperta per pura coincidenza ad una settimana di tempo dalla rivelazione al mondo intero”.

Va detto che non mancano certo storie e documenti che stuzzicano la fantasia su un’eventuale presenza di una base sotterranea già edificata sulla Luna. O di un progetto tutt’ora in cantiere tenuto segretissimo.

Da anni si formulano ipotesi, anche le più fantasiose. Ma, al di là dei racconti, quando si affronta un tema così delicato bisogna partire, in primo luogo, dai fatti. Così la memoria ritorna al 1959 – anno in cui il mondo era in piena ‘Guerra fredda’ tra Occidente e Unione Sovietica – quando gli Stati Uniti mettono in cantiere un progetto spaziale sotto la supervisione di Arthur G. Trudeau, generale dell’esercito statunitense. Questo progetto viene chiamato Project Horizon. Obiettivo: la costruzione di una grossa base militare segretissima sulla Luna, che avrebbe dovuto vedere la luce nel 1966.

Qui finisce la cronaca ufficiale e iniziano le domande. E’ vero che il  non Project Horizon non è stato mai realizzato? Ufficialmente – e nessuno l’ha mai smentito – dovrebbe essere così. Anche se la sincerità, in queste storie, non è mai la regola. Come leggiamo nell’articolo di Centro Meteo Italiano, “in caso di sua effettiva realizzazione”, questa ipotetica base militare sulla Luna assicurerebbe “agli Stati Uniti il primo dominio ‘stellare’ della storia”.

Nell’articolo si ricorda che quando il generale Trudeau inizia a lavorare su questo progetto, i russi avevano già inviato nello spazio, da pochissimo tempo, il primo Sputnik: ovvero il primo veicolo spaziale della storia, anticipando gli Usa che, in quel momento, stavano vagliando progetti simili piuttosto costosi.

Forse era stato il lancio dello Sputnik a far maturare nella mente degli americani il Project Horizon? Chissà. Quello che è certo, come leggiamo sempre nell’articolo, è che il piano americano “prevedeva la costruzione di una grande base autosufficiente, da usufruire come avamposto per la scoperta degli altri settori lunari ed ulteriori esplorazioni degli astri circostanti, il tutto con una capienza di 10-20 persone, la maggior parte militari. L’operazione, costosissima, non avrebbe avuto neanche grossi ostacoli realizzativi, in quanto si trattava di allineare dei moduli precostituiti nei laboratori sulla Terra”.

Gli scienziati americani, in quegli anni, pensavano che per il trasporto di questi moduli avrebbero potuto utilizzare i razzi Saturn II, che allora, in verità, non erano ancora stati perfezionati, benché considerati all’avanguardia sotto il profilo tecnologico (con riferimento, ovviamente, alla tecnologia di quel tempo).

Impressionante il costo: per lanciare questi razzi per ben 75 volte nel giro di 5 anni, la spesa prevista sarebbe stata pari a circa 6 miliardi di dollari! 

Allora si parlava pochissimo di utilizzazione dell’energia legata ai raggi solari. Ma già in quegli anni, per il mantenimento dell’impianto sulla Luna, si ipotizzava la realizzazione di pannelli solari. Quanto all’insediamento della base militare, i tecnici dell’epoca ipotizzavano tre possibili aree della Luna: la parte settentrionale del Sinus Aestuum, la parte meridionale del Sinus Medii e la costa sud-occidentale del Mare Imbrium.

Non c’è nemmeno bisogno di chiedersi il perché di una base militare sulla Luna. Quelli, come già ricordato, erano gli anni della ‘Guerra fredda’ e, per gli Usa, realizzare una base militare nel satellite non sarebbe stata solo una questione di “prestigio inter-galattico”. Le armi posizionate sulla Luna avrebbero potuto risultare di grande utilità per eventuali rappresaglie militari contro i russi: per esempio, nel caso in cui questi ultimi avessero provato un allunaggio.

“Il progetto – leggiamo sempre nell’articolo del Centro Meteo Italiano – forse non andò mai in porto perché subentrò il Progetto Apollo, volto verso il primo allunaggio umano della storia. Tale conquista per gli americani fu ugualmente maggiore di quella dei russi, ma non tutti sono convinti che il Progetto Horizon non andò mai in porto, anche se non servirebbe più per lo scopo iniziale, poiché nel 1967 fu firmato un patto di non-belligeranza tra le potenze mondiali durante esplorazioni spaziali, su qualunque corpo celeste si tentasse di accaparrarne i diritti”.

Per la cronaca, il Progetto Horizon, almeno ufficialmente, venne messo da parte. E gli americani lanciarono il Progetto Apollo. Con l’atterraggio degli astronauti sulla Luna.

I dubbi sollevati dal Centro Meteo Italiano fanno il paio con alcune considerazioni che il sito Il navigatore curioso esprime sempre sulla base militare sulla Luna: “Il piano – leggiamo su Il navigatore curioso – prevedeva la costruzione di una base lunare autosufficiente che sarebbe servita come avamposto per l’esplorazione della Luna e l’ulteriore esplorazione dello spazio. Essa avrebbe ospitato un equipaggio di 10-20 persone, diventando la prima installazione permanente sulla Luna, fornendo inoltre una piattaforma per l’esercito finalizzata a condurre operazioni militare sulla Luna”.

A questo punto arriva forse il passaggio più interessante scritto da Il navigatore curioso: “L’esercito (americano ndr) insistette molto sul fatto che non ci fossero ostacoli tecnici significativi per la realizzazione dell’avamposto. La tesi era che il ‘Project Horizon’ avrebbe potuto avere un iter simile a quella del Progetto Manhattan, il piano segreto per lo sviluppo dell’ordigno nucleare durante la seconda guerra mondiale. Dopo tutto, se gli Stati Uniti erano stati in grado di costruire una bomba atomica, cosa impediva di mettere una manciata di soldati sul nostro satellite?”.

Non sfugge agli osservatori che le considerazioni del Centro Meteo Italiano su ipotetici fatti che potrebbero essere accaduti sulla Luna si accompagnano a un aumento dell’instabilità geopolitica sulla Terra.

Proprio in questi giorni assistiamo ai disordini in Ucraina, con un’informazione un po’ deformata (e non è una novità), che pone l’accento sulle insufficienze, vere o presunte, di Yanukovich, mentre si tace gli interessi di una Germania intenzionata più che mai a ‘sfondare’ ad Oriente ai danni di Putin: obiettivo, questo, che i tedeschi condividono con gli Stati Uniti: quegli Stati Uniti attivi più che mai nel Mediterraneo e in altre parti del mondo.

In questo scenario c’è da chiedersi che parte sta giocando – ammesso che ne stia giocando una – l’Unione europea e l’Italia e, perché no?, anche la Sicilia. Dove i militari americani, guarda caso, hanno piazzato una delle armi più sofisticate e più potenti presenti al mondo: il Muos di Niscemi. Il ‘mostro elettromagnetico’ – e questa è un’altra strana coincidenza – che sta per entrare in funzionane mentre sono in corsi i ‘cambiamenti’ in Ucraina.

Non ci resta che pensare, anzi, che sperare che i dubbi de Centro Meteo Italiano siano privi di legami con la realtà, altrimenti si potrebbe pensare a chissà che cosa, vista non soltanto la spaventosa potenza elettromagnetica del Muos di Niscemi, ma anche i misteri che accompagnano l’installazione di un’arma così inquietante nel cuore della Sicilia.

 

Giulio Ambrosetti

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