I commentatori politici si interrogano oggi sul ruolo dell’ex assessore regionale, Lino Leanza, che qualche giorno fa ha lasciato il gruppo parlamentare dell’Mpa per aderire al gruppo misto dell’Ars. Alcuni osservatori – non abbiamo capito se anticipando o forzando gli eventi – lo danno già in ‘viaggio’ verso l’Udc. A noi che da anni studiamo la ‘fenomenologia del lombardismo’ – e che, almeno un po’, riteniamo di conoscere Lino Leanza – l’interpretazione che leggiamo qua e là di questi eventi suscita qualche perplessità.
Sul fatto che Lombardo, negli ultimi due anni, abbia cercato di indebolire Leanza non ci sono dubbi. Ma a noi non sembra che la manovra del presidente della Regione verso chi, nel suo partito, gli tiene testa sia riuscita. Anzi, non ci sembra riuscita affatto. Leanza, a Catania e dintorni, in termini elettorali, è sempre forte. Forse più forte dello stesso Lombardo.
Con tutta la buona volontà del caso, non riusciamo proprio a capire perché i due debbano farsi la guerra in un momento di debolezza. Per indebolirsi ulteriormente entrambi? Tutto è possibile, certo. Ma a noi la cosa non convince fino in fondo.
Tra l’altro – cosa non secondaria – Lino Leanza ha già messo nel ‘carniere’ nomine di un certo peso. E se, come si dice, Patrizia Monterosso diventerà assessore regionale, acquisirà una nuova pedina nello scacchiere politico siciliano.
E allora? Forse potrebbe risultare interessante rispolverare il manuale di ‘Tecnica di sopravvivenza politica’ di Raffaele Lombardo. L’attuale presidente della Regione – lo ha dimostrato da vicesindaco di Catania e ancora di più con la sua presenza a Palazzo d’Orleans – non è un bravo amministratore della cosa pubblica. Ma nella tattica è fortissimo. E la sua tattica, quando si trova in difficoltà – e per ora è in grande difficoltà – è quella di ‘diliure’ (o se preferite di ‘infiltrare’ ) i propri uomini negli altri partiti.
Non è da escludere, insomma, che tutte queste ‘fughe’ dall’Mpa siano in parte volute e controllate dallo stesso Lombardo. In questo genere di operazioni – lo ripetiamo . l’attuale presidente della Regione non prende lezioni da nessuno.
Chi invece sta andando per i fatti suoi è il parlamentare nazionale dell’Mpa, Carmelo Lo Monte. Ripercorrendo la sua storia, è risaputo che Lo Monte non è mai stato un ‘allineato’. Nel 2006 – chi ha un po’ di memoria dovrebbe ricordarlo – Lo Monte aveva dato vita a un proprio raggruppamento d’ispirazione sturziana: il Movimento d’iniziativa popolare. Poi fu Totò Cuffaro, di fatto, a determinare, quasi d’imperio, il passaggio di Lo Monte nell’Mpa (allora Cuffaro e Lombardo facevano tutto di comune accordo: anche l’Mpa).
Oggi Lo Monte sembra un po’ distante da Lombardo. Con una determinazione diversa – anche in termini di obiettivi politici – da quella di Lino Leanza. Come Leanza – che a Catania e dintorni, sotto il profilo elettorale, come già accennato, è forte – Lo Monte è, sempre sotto il profilo elettorale, forte e radicato a Messina e provincia. Ma, a differenza di Leanza, costretto a misurare i propri passi, Lo Monte si può muovere con maggiore libertà.
Ieri, per esempio, non certo casualmente, Villa Malfitano, a Palermo, avrebbe ospitato una riunione di esponenti dell’Mpa che gli osservatori riconducono vicini a Lo Monte (che, ricordiamolo, è ancora un esponente del Movimento per l’autonomia) . Erano presenti, tra gli altri, Giuseppe Mattia, piuttosto radicato nell’elettorato di Enna; Giovanni Salerno, consigliere provinciale dell’Mpa; Fabio Virdi e Giancarlo Granata (già parlamentare regionale di centrodestra di Agrigento, ancora oggi molto attivo nella sua provincia).
Stando sempre a indiscrezioni, questo gruppo si starebbe orientando verso un’ipotesi di centrosinistra. Ma non nella direzione del Pd siciliano di Cracolici, Lumia, Cardinale e compagnia bella. L’obiettivo sarebbe un’alleanza con un centrosinistra alternativo all’asse Lombardo-Pd.
Non è certo un caso se, in questi giorni, sia sputata fuori la candidatura alla presidenza della Regione siciliana di Rosario Crocetta. Non sarebbe da escluderea priori, insomma, l’ipotesi che il Pd starebbe provando a ‘stoppare’ tutto ciò che sta venendo fuori ‘a sinistra del centrosinistra’ dello stesso Pd.
Il timore, non infondato, di Cracolici, Lumia, Cardinale e via continuando è che dalla Palermo di Leoluca Orlando possa venire fuori ‘qualche cosa’ in grado di aggregare un centrosinistra alternativo all’alleanza, tutt’ora in corso, tra Pd siciliano e Mpa.
Foto di Carmelo Lo Monte (a destra) tratta da parcodeinebrodi.blogspot.com
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