Un’occasione per fare incontrare i vari soggetti che si occupano di innovazione, ma che spesso non dialogano tra loro. È questo che dovrebbero essere gli Stati generali dell’innovazione – in programma a Catania per giorno 19 – secondo il professor Davide Bennato, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi nella facoltà di Lettere, che ne ha parlato nei giorni scorsi al programma Aria Fritta di Radio Zammù, rispondendo alle domande di Stefania Tringali.
Da questi Stati generali cosa ci dobbiamo aspettare? Quali saranno le proposte fatte da personaggi autorevoli e dalla gente comune?
«Quest’esperienza degli Stati Generali dell’Innovazione della città di Catania mi sta appassionando molto perché è un evento declinato in modo molto particolare. Con il coordinatore principale, Salvo Mizzi, io e Antonio Perdichizzi abbiamo avuto un’idea che stiamo cercando di portare più avanti possibile: realizzare una giornata in cui le varie sacche di innovazione che esistono a Catania e che non sempre sono a contatto le une con le altre per diversi motivi si confrontino le une con le altre. L’idea è di fare una parte Workshop tradizionale con degli ospiti nazionali, internazionali e della città di Catania, a diverso titolo, che portano il loro contributo sulla riflessione sull’innovazione. E una seconda parte dedicata all’innovazione che parte dal basso in cui stiamo cercando di raccogliere idee, proposte, notizie. Qualcosa da mostrare a tutti. Proprio per questo motivo abbiamo pensato che, oltre la parte istituzionale della mattina ci sia un pomeriggio con una parte di barcamp. Gli interessati possono raccogliere idee iscrivendosi scrivendo sulla nostra pagina barcamp».
L’ultima, e unica, volta in cui Catania ha sentito parlare di barcamp fu in occasione del Working Capital tour di Telecom. Lì si parlava non solo di idee per un nuovo web, ma anche di come finanziarle. Si tratta di una situazione simile?
«In realtà lo scopo della giornata è quella di portare le istituzioni a impegnarsi perché le idee imprenditoriali o di sviluppo sociale più interessanti possano essere finanziate. Vogliamo dare continuità a questo progetto per evitare che sia una giornata spot. Pensiamo alla creazione di una piattaforma web con cui raccogliere queste idee innovative. Le persone che vogliono aprire un progetto e quindi portarlo avanti si possono incontrare tramite il web e confrontarsi».
Cosa bisogna fare per realizzare un’idea creativa agli Stati Generali?
«Ci vuole naturalmente un progetto. Quando le persone portano i loro progetti hanno voglia soprattutto di condividerli prima di metterli in piedi. La nostra idea è che ci sia la dimensione della condivisione attraverso la presentazione di un qualcosa che possa trasformarsi in realtà raccogliendo il consenso di più persone».
Professor Bennato, lei si occuperà di coordinamento e dei momenti più istituzionali. Ci può dire quali saranno i contenuti di questi suoi interventi?
«Nella parte più accademica e formale io curerò l’aspetto relativo alla mia professione. Parleremo di innovazione radicale di quando l’innovazione diviene qualcosa che spezza la monotonia. L’innovazione radicale è qualcosa che non può essere pianificato. Se si parte da questo presupposto la parte forte, relativa alle idee e alla creatività, diventa una parte strategica. Spiegherò come l’innovazione radicale già sia presente nel tessuto di Catania e come l’unica necessità sia quella di portarla in superficie e renderla visibile e protagonista. Non solo della città di Catania ma, perché no, anche a livello nazionale».
A proposito di innovazione radicale, nel titolo del seminario che terrà c’è anche un’espressione molto giovanile: “Punk Capitalismo”. Cosa è?
«E’ un particolare tipo di capitalismo che consiste in un’innovazione non da laboratorio, ma che nasce dalla gente che ci crede e che la vuole portare avanti. Ormai il social web ci ha abituato a dei piccoli progetti che possono crescere molto rapidamente: quindi in realtà il punk capitalismo, termine che ultimamente va di moda, è un’idea che mira a un profitto e quindi qualcosa che ha a che fare con l’impresa. Ma è un modo diverso di farlo: con rispetto verso le persone e che abbia un’etica e dei valori condivisi».
Tra le idee di questi Stati Generali c’è anche una grande sfida: rendere digitale il Comune. Cosa può significare questa grande digitalizzazione? Smaltimento delle lunghissime code di attesa nei vari uffici comunali?
«Questo è un problema davvero grande ma che non appartiene solo al comune di Catania. A Roma, quando ci si confronta con la pubblica amministrazione, si riscontrano spesso gli stessi problemi. Il vero problema non è rendere le persone in grado di poter fruire di documenti digitali tramite internet, ma quello di cambiare l’atteggiamento capendo che determinate cose si possono fare on line invece di intasare alcuni uffici, rendendo il lavoro molto più flessibile. E’ una questione di mentalità. E lo scopo degli Stati Generali è proprio quello di sollevare queste questioni e di creare un rapporto con la cittadinanza che vada al di là delle grandi occasioni, trasformandosi in un nuovo modo di comunicare. E noi proveremo a portare avanti questo progetto».
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