L’informazione. Più veloce del West

Che oggi l’informazione la faccia da padrona è ormai un assioma da cui è impossibile scappare. Anche chi non si intende di ICT (Information and Communications Technology) e di new media, sa bene che nel mondo contemporaneo la partita si gioca sull’informazione, intesa come notizia giornalisitica ma anche come servizi via sms, e-mail pubblicitarie, fidelity card da supermercato e molto altro.

 

Nell’immaginario collettivo di chi ai cambiamenti in atto ci fa caso c’è il sospetto che le nostre vite vengano catalogate in grandi banche dati che sfruttano i dati in possesso per proporci nuovi servizi e/o prodotti e chissà per quali altri scopi (vedasi il recente caso delle intercettazioni telefoniche).

Visione un tantino apocalittica, ma potenzialmente molto realistica. E dunque: qui custodiet custodes? Ovvero, chi controlla i controllori? La domanda fu posta già in latino da Platone, ma conserva ancora tutta la sua importanza dopo 2400 anni.

 

Sono tanti gli editori che tempo fa hanno scommesso sul web. Proprio ieri Repubblica.it ha compiuto 10 anni. Un decennio che ha visto il giornale on line crescere non tanto nei contenuti editoriali, sempre di qualità, ma nei contenuti multimediali come foto, video, audio, forum, blog e tanti altri sistemi per interagire con il pubblico. Quando fu registrata la testata on line, le statistiche degli accessi e delle pagine visitate erano ancora una chimera. Oggi gli inserzionisti fanno a pugni per acquistare uno spazio pubblicitario nella testata telematica.

Ma informazione non è solo giornalismo. Qui vogliamo accennare anche ad altri settori che con l’informazione hanno a che fare.

 

I supermercati. Non si vuole creare nessun allarmismo ma è giusto ricordare, di tanto in tanto, che piccoli gesti della nostra vita possono rendere i nostri dati personali tracciabili e sfruttabili a fini commerciali (si spera solo per quello!) senza il nostro consenso. Prendiamo ad esempio le fidelity card o una qualsivoglia carta sconto. A fronte delle riduzioni sull’acquisto di prodotti e/o servizi il nostro carrello della spesa viene monitorato ogni volta che il lettore ottico scorre sui codici a barre del nostro sugo pronto, dei nostri detersivi e su quant’altro abbiamo portato alla cassa. Così il supermercato, oltre a conoscere i dati sulle vendite totali della settimana, reparto per reparto, saprà cosa avrà acquistato la famiglia Rossi e se le offerte avranno attecchito su quel tipo di famiglia. Se da un lato la questione può avere lati positivi come ad esempio un’offerta commerciale sempre più vicina alle esigenze dei consumatori, di fatto non sappiamo che fine facciano questi dati.

 

Le poste italiane. Vi sarà certamente capitato di ricevere a casa una qualche proposta commerciale da “Promo posta” o “Posta Target”. Mentre la prima rientra nel ben noto servizio di volantinaggio door-to-door, la seconda si avvale di dati in possesso delle Poste (o da Partners da loro interpellati) che permettono all’Azienda di indirizzare le comunicazioni a specifici target-group. Dove vengano presi questi dati resta un po’ un mistero. Intanto nel sito delle Poste si parla di un Planning Center Specializzato che gestisce le spedizioni e di analisi di geomarketing e dei bacini di utenza. Aspetti estremamente importanti se si vuole una campagna di direct marketing veloce, diretta e senza sprechi. Non si fa però menzione su come si riescano a recepire tali dettagliatissime informazioni.

 

Le banche. Esiste in Italia, non ci è dato sapere se lecito o non, un grande archivio elettronico dove vengono raccolti dati relativi ai finanziamenti che di volta in volta chiediamo agli istituti bancari e parabancari. La prova dell’esistenza di tale archivio sta nel fatto che se ci rivolgiamo ad un istituto di credito, la prima cosa che verificano è se siamo “buoni pagatori”, se non abbiamo in pendenza prestiti che non siamo capaci di restituire. Questo maxi archivio accessibile da tutte le banche se da un lato protegge gli istituti da eventuali truffatori, dall’altro rende lecito chiedersi: perché devono sapere i fattacci miei? E soprattutto: in quanti possono accedere a tali dati? Quali altri dati possono essere consultati?

 

Le leggi italiane. L’Italia da sempre rincorre gli eventi con leggi che rattoppano i problemi d’interpretazione legislativa che man mano si verificano. Ma da quando internet ha aperto le porte di un mondo nuovo, più veloce, incline a repentini cambiamenti e inafferrabile, si avverte l’urgenza di coniare leggi sempre nuove per tutelare utenti e apparati statali da tutto ciò che la rete può concepire. Solo nel 2001 il parlamento italiano ha approvato la legge 62/2001 (“Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriali. Modifiche alla legge 5 agosto 1981 n. 416”), che regola la registrazione delle testate on line e di altri periodici cartacei. Ma l’informazione sul web cambia di giorno in giorno. Nascono ad esempio testate sempre nuove, spesso ibridi di prodotti editoriali già esistenti che non rientrano nei parametri descritti dalle leggi vigenti. Tra questi ci sono i variegati portali d’informazione. Veri e propri gate che ci permettono di accedere alle news da noi preferite mediante sistemi di ricerca sempre più articolati e personalizzati. Ma dove finisce la responsabilità di tali sistemi automatizzati nel riportare notizie di altre testate? Qual è il grado di attendibilità delle fonti prese in esame? Oramai chiunque può creare un proprio sito fornendo news. Qual è dunque la linea di demarcazione tra portale, blog, webzine e testata giornalistica? A fronte di tutte queste domande, più e più volte riproposte da giornalisti, opinionisti ed esperti di comunicazione, la legge italiana resta in silenzio o risponde troppo tardi.

 

I numeri. Secondo Ipse.com i quotidiani italiani sul web sono 137, 1889 le riviste, 1929 le webzine, 290 i blog. Inoltre esistono ben 1109 portali, 53 concessionarie di pubblicità e 744 web agency. Google News, il portale più cliccato, per ogni nostra ricerca scandaglia circa 250 fonti d’informazione.

 

Link:

Su Ipse.com una summa degli operatori nel mondo dell’informazione in Italia

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