L’inchiesta sul traffico di rifiuti di Energikambiente Percolato nel terreno. Capocantiere: «Fallo scolare»

Tra il 5 e il 7 ottobre dello scorso anno, alcuni volatili che si trovavano in contrada Piano Milano, nel territorio di Partinico, si sono abbeverati in una pozzanghera fatta non solo d’acqua. Gli animali, perlomeno quelli che hanno poggiato le zampe nell’autoparco della Energetikambiente, avrebbero bevuto anche percolato. Ad annotarlo sono i carabinieri del Centro anticrimine natura di Palermo che, da circa un mese, monitorano l’area sospettando che non venga utilizzata soltanto come ricovero per i mezzi impegnati nella raccolta della spazzatura ad Alcamo, ma anche come centro abusivo di stoccaggio dei rifiuti

A indirizzare i militari sono state fonti confidenziali. Segnalazioni che sono state accompagnate da fotografie e che ieri, a distanza di otto mesi, hanno portato all’arresto di Giovanni Picone e Benedetto Cottone. Il primo è il referente per l’intero Sud della società che ha sede a Rozzano, nel Milanese, e che lavora in mezza Italia, Sicilia compresa. Nell’Isola Energetikambiente raccoglie rifiuti in diversi Comuni, comprese grandi città. Come nel caso di Catania, dove a settembre ha siglato un contratto di subappalto con la Dusty. Cottone, invece, è stato assunto come capocantiere ad Alcamo, città in cui è nato. Per i magistrati della Dda di Palermo, entrambi avrebbero messo in atto pratiche illecite per risparmiare nei costi di smaltimento dei rifiuti. A finire indagati sono stati anche diversi dipendenti dell’impresa che, in prima persona, avrebbero effettuato le operazioni illecite. Si tratta di Adriano Stellino, Francesco D’Angelo, Federico Cutino, Alessandro Adamo, Gaetano La Rocca e Salvatore De Martino. Per loro, i pm non hanno chiesto l’arresto. 

In mano alla procura ci sono sia riprese video che intercettazioni telefoniche. Gli obiettivi degli investigatori hanno immortalato il personale di Energetikambiente mentre sversa i liquidi accumulati nei mezzi sul terreno che si trova nel retro dell’autoparco. Un’area priva delle caratteristiche necessarie a salvaguardare l’ambiente. «L’autista – si legge nelle carte dell’inchiesta – sceso dall’autocarro, apriva le valvole di scarico del rifiuto liquido in maniera tale da consentire lo smaltimento mediante sversamento sul suolo. Una volta diminuito il flusso, effettua alcune manipolazioni per eliminare del tutto il rifiuto liquido, introducendo all’interno della tubazione un bastone al fine di rimuovere le ostruzioni che ne impedivano la completa fuoriuscita». Quella descritta è solo una delle tante occasioni in cui il percolato sarebbe finito nel terreno. In alcuni casi, i cassoni sarebbero stati sollevati per favorire il deflusso. A suggerire questa tecnica è lo stesso capocantiere. «Mettilo lì, lo spegni e lo lasci scolare fino a quando… Picchì a munnizza sarà china d’acqua (perché la spazzatura sarà piena d’acqua, ndr)».

I problemi avrebbero riguardato non solo lo smaltimento del percolato, ma anche dei rifiuti polverosi derivanti dall’attività delle macchine spazzatrici. Anche in questo caso tutto sarebbe finito nel terreno. Nell’area dell’autoparco sarebbero stati stipati inotre anche rifiuti pericolosi, come sacchi pieni di farmaci e pile esauste. A riguardo è interessante un’intercettazione telefonica. A parlare, rivolto a un operaio, è Cottone. Il capocantiere, allarmato da un controllo dei carabinieri nel centro di raccolta di Alcamo, informa il personale che si trova a Partinico. «Mettici qualche cosa, vedete come… Dateci una mezza sistemata. Dietro le macchine e ci metti un camion posteggiato lì davanti», suggerisce facendo riferimento, secondo i pm, ai farmaci. 

Ma a non essere regolari sarebbero anche le attività nel centro di raccolta di Alcamo, il luogo ufficialmente deputato a stoccare i rifiuti prima del trasferimento negli impianti di trattamento. Seppur con determinate limitazioni: il Ccr di Alcamo non è mai stato autorizzato a ricevere apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti rifiuti Raee. Tuttavia gli stessi sarebbero stati raccolti sia ad Alcamo che a Partinico. In un caso, il timore di ulteriori controlli da parte delle forze dell’ordine avrebbero spinto Cottone a ordinare di spostare i rifiuti elettronici portandoli a Marsala, pur in assenza del formulario di identificazione. Cioè del documento necessario a specificare il tipo di rifiuto che si sta trasportando. «Eh ma dimmi una cosa? Noi dobbiamo avere niente appresso?», chiede un autista. La risposta di Cottone non si fa attendere: «Ehh, lo capisco. Effettivamente… Vabeh, per oggi no».

Per il gip Walter Turturici, gli indizi di colpevolezza nei confronti di Giovanni Picone sarebbero chiari. Il procuratore speciale di Energetikambiente, alle parole di Cottone che lo informa del controllo dei carabinieri, dice: «Vedi un po’ cosa vogliono. Gli spieghi un po’ come funziona la dinamica del servizio. Se ci dovesse essere qualcosa che non va, gli spieghi: è qui (i rifiuti, ndr) perché è in transito, non lo so!». In un altro passaggio, parlando di terre da spazzamento – tipologia di rifiuto che andrebbe conferita con una procedura precisa – Picone apprende da Cottone, senza obiettare nulla, che da un po’ ad Alcamo non si sta facendo «niente». Il capocantiere, dal canto suo, avrebbe dimostrato più volte di trovare soluzioni alternative ai problemi che potevano emergere. Il 12 ottobre un operaio gli fa presente che un impianto ha respinto un carico di rifiuti raccolti in una discarica a cielo aperto. «Sto cassone lo portiamo a Balestrate (uscita autostradale vicino all’autoparco di Partinico) e piano piano lo sistemiamo», propone Cottone. Il modo era spiegato poco dopo: «Lo mettete nel mezzo. Uno in un camion, uno in un altro, e non si vede». 

Simone Olivelli

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