L’Ilva di Taranto sul palco del teatro Coppola L’uomo-macchina, dilemma contemporaneo

Il sistema di lavoro nelle fabbriche riesce a trasformare l’uomo in una macchina per la ripetitività dei gesti, ma anche per l’input ricevuto che come un mantra sembra ripetersi all’infinito: lavora, crea. Una realtà trasposta in uno spettacolo che coniuga teatralità, musica e fisicità della regista Anna Dora Dorno e messa in scena dalla compagnia teatrale Instabili Vaganti. Il lavoro si intitola L’Eremita contemporaneo – Made in Ilva e dopo il successo di Napoli arriverà in Sicilia, al teatro Coppola di Catania, la prossima settimana. Un lavoro frutto di un’esigenza personale dell’autrice che, tarantina di origine, è «cresciuta – dice – con la visione di questo mostro e con il racconto di mio padre e di mio nonno che lì lavoravano». Ha deciso quindi di portare sul palco «il dissidio tra l’esigenza di lavorare, senza però mai ottenere il benessere auspicato, e il trasformarsi un un uomo-macchina che produce senza mai fermarsi», afferma.

Come si deduce dal titolo, lo spettacolo è ispirato dalle storie dei lavoratori dell’acciaieria più importante d’Europa, l’Ilva di Taranto, al centro delle cronache per essere fonte d’inquinamento e per terribili incidenti che contano – l’ultimo risale a soli tre giorni fa – una lunga serie di morti bianche. È quindi «il frutto – dichiara Dorno – di un accurato lavoro di ricerca e di sperimentazione fisica e vocale sull’inorganicità, la ripetizione seriale e l’alienazione causate dal sistema di produzione contemporaneo». Partendo da «testimonianze, polemiche, impressioni, emozioni e suggestioni degli operai dell’acciaieria, intrappolati tra il desiderio di evadere e fuggire dalla gabbia d’acciaio incandescente e la necessità di continuare a lavorare in quell’inferno di morti sul lavoro e danni ambientali, per la sopravvivenza quotidiana». L’operaio diventa quindi eremita nella sua stessa società e proprio questo sistema alienante è criticato dalla rappresentazione teatrale di Anna Dora Dorno.

L’uomo si trasforma allora in una macchina artificiale. L’attore Nicola Pianzola, che impersona proprio l’operaio, utilizza molto la sua fisicità compiendo azioni acrobatiche e ripetitive all’interno di strutture metalliche. Ma la sua performance non è caratterizzata solo da questa forzatura fisica. Pianzola infatti interagisce continuamente con video proiezioni, con le musiche suonate dal vivo da Andrea Vanzo, suoni dal ritmo ossessivo, e una voce femminile che rappresenta il mantra dei lavoratori e che gli ordina continuamente di lavorare, produrre, agire, creare.

Un’opera teatrale, ma anche sociale e definita «emozionale» dalla stessa regista, «anche perché non rappresenta solo la lotta contro il tempo degli operai delle fabbriche, ma anche quella di tutti noi che ogni giorno corriamo non rispettando regole e ritmi naturali», aggiunge. Lo spettacolo è stato presentato al vasto pubblico al festival di Stoccolma Stoff Stockholm Fringe con grande successo, tanto che è stato definito da diverse testate giornalistiche svedesi «il momento più intenso di tutto il festival». È già stato premiato come vincitore del bando Visionari al festival Kilowatt di Sansepolcro e ha ricevuto il premio di residenza creativa Offx3 a Trento. «Per l’ambiziosità e la complessità del progetto, e per il linguaggio teatrale fortemente contemporaneo e contaminato con altri registri espressivi», recita la motivazione.

Il prossimo 10 marzo, per la rassegna Andare camminare lavorare sarà di scena al teatro Coppola di Catania. Per chi volesse, poi, l’11 e il 12 marzo, dalle 14 alle 19, sempre al teatro Coppola, Nicola Pianzola e Anna Dora Dorno condurranno anche il workshop sull’azione performativa nel teatro contemporaneo, In_organic body.

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