Licenziati nove addetti della vigilanza privata Uiltucs: «Serve coordinamento tra prefetture»

Sono nove i lavoratori palermitani che hanno ricevuto o stanno per ricevere le lettere di licenziamento da parte della società di vigilanza privata La Sicurezza. Per loro la Uiltucs chiede l’intervento del prefetto di Catania, che ha rilasciato la licenza all’azienda per poi concederle l’estensione regionale. In questi giorni, spiega il sindacato guidato da Marianna Flauto, alcuni lavoratori della società con sede a Raddusa e che opera in tutte le province siciliane, stanno ricevendo la comunicazione di fine rapporto. A essere coinvolti sono dipendenti di Palermo, Gela, Caltanissetta e Agrigento.

All’azienda nei giorni scorsi era stata ritirata la licenza dalla prefettura di Catania «ma eravamo stati rassicurati – spiega Flauto – sul fatto che i lavoratori sarebbero stati salvaguardati. Dalle notizie che ci arrivano il film sembra diverso. La società ha alle sue dipendenze circa 900 persone e siamo molto preoccupati per la loro sorte. Se le prefetture non intervengono sui committenti, arriveranno altre lettere di licenziamento. Il rispetto delle legge si deve pretendere ma i lavoratori vanno garantiti e le istituzioni devono comprendere che quando ci sono in ballo centinaia di famiglie bisogna trovare soluzioni tempestive senza temporeggiamenti o rinvii. Abbiamo chiesto unitariamente un incontro regionale al prefetto di Catania ma ad oggi nessuna risposta. Avevamo chiesto tempestivamente l’incontro proprio perché speravamo di evitare il peggio ma già sono partiti i primi licenziamenti».

La richiesta è dunque di «un tavolo con tutti i soggetti coinvolti per avere chiaro quali azioni intraprendere per tutelare questi lavoratori, per garantire le loro famiglie e non disperdere professionalità». Quindi Flauto ricorda che «il prefetto (di Catania … ndr) durante gli incontri che si sono realizzati si è impegnato ad intervenire a tutela dell’occupazione ma considerato che i lavoratori operano con committenti sia privati sia pubblici e sono dislocati in più province, si rende necessario un coordinamento tra le prefetture delle varie province coinvolte nel tentativo di ricercare una o più soluzioni a tutela di questo bacino».

Redazione

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