Licata, chiesto stop demolizioni case abusive I consiglieri: «L’Ars potrebbe presto sanarle»

Le strutture demolite sono ormai una decina, e un’altra ventina sono già nella lista delle esecuzioni, ma in una Licata in cui gli abusivi occupano da settimane l’aula del consiglio comunale e le polemiche arrivano persino a lambire la festa del santo patrono, non è strano se la politica ritenga di chiedere di spegnere i motori degli abbattimenti, almeno temporaneamente.

Atti formali non ne sono stati votati, ma la volontà è stata espressa in sedi assolutamente ufficiali: fermare, o quantomeno rinviare, le procedure almeno finché non saranno chiariti tutti gli aspetti necessari e, nella speranza, che nel frattempo un mutamento del quadro normativo possa salvare, almeno in parte, le case abusive licatesi. Cercando anche di capire se vi sono delle disparità di trattamento.

I fatti, uno dietro l’altro: una settimana fa circa la presidenza e i capigruppo del consiglio comunale hanno incontrato il prefetto di Agrigento, Nicola Diomede. Al quale hanno chiesto una intermediazione con la Procura, per ottenere una sospensione degli abbattimenti in attesa della discussione all’Ars di un emendamento proposto dal deputato regionale Girolamo Fazio. Questo è una rielaborazione di un ddl proposto due anni fa, e adesso inserito nel contesto del recepimento da parte della Regione della legge 380, che, appunto, parla di vigilanza urbanistica. Un documento molto atteso e che tante speranze sta ingenerando in chi è stato colpito da provvedimenti definitivi di abbattimento, che apre alla concessione della sanatoria in deroga anche per le case costruite entro la fascia dei 150 metri

Quattro i casi previsti: le strutture devono aver presentato la domanda di condono ai sensi delle leggi del 1985 e del 1994; la costruzione deve essere stata realizzata entro il 30 aprile 1991 o comunque entro la data di entrata in vigore del piano regolatore del Comune; la costruzione deve trovarsi in una zona che, alla data di entrata in vigore della legge, «si possa considerare almeno parzialmente edificata» e che il mantenimento costruzione non determini «ostacoli alla completa attuazione delle previsioni del piano regolatore comunale relative a localizzazioni e insediamenti di interesse pubblico». Insomma, di certo non una sanatoria tombale, ma uno strumento utile per molte delle case attualmente destinate all’abbattimento. Quanto basta per chiedere di prendere tempo.

Sulla questione si è espressa la consigliera Violetta Callea. «Al momento non c’è nessun atto formalizzato, ma solo una richiesta di chiarimenti sul rispetto del principio di equità nell’applicazione dei provvedimenti – spiega -. Vogliamo maggiori informazioni dagli organi di competenza e chiederemo quale potrebbero essere le ricadute dell’emendamento proposto dal deputato Fazio». Callea ha poi sottolineato che «come esponenti politici siamo interessati a capire se possono esistere dei cambiamenti normativi che possano interessare il territorio di Licata e anche il resto della Sicilia». 

A proposito della possibilità di sospendere le demolizioni. «Il prefetto ci ha detto che le ruspe non si possono fermare», prosegue la consigliera, che ha poi ribadito l’esigenza di garantire «un principio di equità sociale». Specialmente alla luce di possibili modifiche nella legge. «Se la Procura ha dei protocolli d’intesa con altri Comuni li porti avanti, affinché non passi l’idea di un accanimento della giustizia nei confronti di un territorio», ha ribadito Callea.

A far discutere, inoltre, è la decisione di iniziare gli abbattimenti dalle zone rivierasche, proprio quelle su cui si concentra l’emendamento del deputato regionale. In tal senso, se le demolizioni fossero iniziate dall’entroterra per il Licatese ci sarebbe stato più tempo. Versione che, tuttavia, probabilmente gli abusivi degli altri Comuni non avrebbero gradito. Non solo, ma rispetto all’accelerazione imposta dalla Procura di Agrigento alle procedure di demolizione, c’è da dire che l’evento detonante è uguale per tutti i Comuni siciliani, ovvero una circolare della Regione che lo scorso anno ricordava a tutti competenze, obblighi e termini entro i quali si sarebbe dovuto mettere mano a una ferita mai guarita in questi anni, quale è l’edificazione selvaggia.

Ma l’emendamento di Fazio potrà davvero salvare le case? Dipende. Stando a quanto riferitoci dallo staff del deputato, infatti, il testo è attualmente in discussione alla commissione Ambiente e, quindi, potrebbero passare mesi prima che la legge arrivi in Sala d’Ercole. E, a quella data, potrebbe non rimanere più nulla da sanare.

Gioacchino Schicchi

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