Una parte di questa storia risale a cinque anni fa, ma le vere origini sono ancora più datate. La Regione non paga all’azienda costruttrice l’ultima rata, da circa 450mila euro, di un palazzo e non solo – con sentenza passata in giudicato – ne perde la proprietà, ma dovrà anche versare oltre cinque milioni di euro tra lucro mancante, penali causate dai ritardi e spese legali. Più di dieci volte la somma non versata. Un paradosso su cui sbatte la testa da anni il Sunia, sindacato che si occupa di edilizia convenzionata ed emergenza casa. E questo perché l’edificio, nel 1985, venne costruito con fondi stanziati da una legge regionale di immobili con due caratteristiche: che fossero localizzati in luoghi strategici per la lotta alla mafia e che venissero assegnati – per l’appunto in regime convenzionato – alle forze dell’ordine impegnate contro la criminalità.
Lo stabile venne edificato a Librino, in viale Bummacaro 3. Oggi ci vivono 25 famiglie (di poliziotti, carabinieri, finanzieri e guardie giurate, in attività o in pensione), e anche loro si ritrovano in una situazione paradossale. Non è più chiaro, infatti, a chi debbano versare l’affitto. Non alla Regione, che è stata condannata nel 2013 alla restituzione dell’opera. Ma nemmeno all’azienda Fasano costruzioni srl, che non li ha ripresi in consegna proprio perché abitati.
Oggi il Sunia, con un comunicato, ha cercato di rinfrescare la memoria alla politica, in particolare a chi da qualche mese governa la Regione. Più nel dettaglio, il sindacato ha richiesto un incontro al governatore Nello Musumeci e al presidente della commissione regionale antimafia Claudio Fava per chiudere una volta per tutte la controversia. «Le famiglie che ci vivono – spiega a MeridioNews Dario Gulisano del Sunia – anche volendolo, non possono regolarizzarsi, perché in questo momento non sanno a chi pagare». Gulisano espone poi i contorni della vicenda. «Palermo non pagò l’ultima rata, il 15 per cento del totale – ricorda – adducendo la ragione che i lavori non erano stati completati. Però stiamo parlando di lavori accessori: l’assenza del regolamento condominiale, la mancanza del sistema antincendio, alcuni garage non completati».
Ma cosa può fare in questa situazione, nella pratica, la Regione Siciliana? «Può – risponde Gulisano – avviare un tavolo di trattativa con l’azienda, anche perché non ha senso continuare a pagare le penali, e in secondo luogo cercare di regolarizzare la posizione di questi signori. E se poi questo non fosse possibile – aggiunge – creare nuove possibilità per queste famiglie». Fin qui uscite pubbliche, interrogazioni parlamentari e iniziative sindacali, tuttavia, non sono servite a granché».
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