Librino, dopo l’incidente coperto il buco Gli abitanti: «Non basta. Serve più sicurezza»

«Non pretendiamo la luna, solo quello che è giusto. Non vogliamo che un incidente come quello di Cristian possa capitare ai nostri figli». C’è un’aria tesa in viale Moncada 2 a Librino, proprio accanto al palazzo di cemento, dove il piccolo Cristian, 12 anni, domenica sera è rimasto gravemente ferito dopo essere precipitato in una voragine sulla terrazza dello stabile abbandonato. Un buco largo almeno un metro, a quasi tre metri dal piano inferiore, presente da almeno un anno e coperto solo questa mattina, intorno alle 11.30, dagli operai del Comune di Catania che hanno piazzato delle tavole di legno. Ma per gli abitanti della zona, l’intervento non è sufficiente. «Sta meglio, ha ripreso conoscenza ed è fuori pericolo», riferiscono i vicini di casa di Cristian, davanti all’ingresso del centro Caritas Talità Kum, dove sono tutti riuniti tra il sollievo per lo scampato pericolo e la paura che qualcosa di simile possa accadere da un momento all’altro.

La riparazione del “buco” dal quale è caduto Cristian

Nel condominio vivono circa 50 famiglie e le dichiarazioni dell’assessore ai servizi sociali Carlo Pennisi, apparse questa mattina sul quotidiano La Sicilia, fanno discutere. L’assessore, dopo il sopralluogo di ieri nel quale ha disposto l’intervento eseguito questa mattina, afferma che il pericolo era stato segnalato da alcune transenne, poste mesi fa dal servizio manutenzione del Comune a protezione dei «ragazzi che si arrampicano ovunque». Transenne che sono sparite ben otto mesi fa e mai sostituite, affermano gli inquilini, e certamente non sufficienti per evitare incidenti. «Ci sono dei problemi di sicurezza in tanti punti del palazzo, non solo nel buco da dove è caduto Cristian che hanno coperto con le tavole di legno», afferma un abitante, Antonio Gulisano.

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Sono stati abituati per anni a vivere a fianco a una situazione di degrado insostenibile, gli inquilini dello stabile di proprietà comunale, esattamente come il palazzo di cemento che, affermano «non è più il palazzo del terrore». Da alcuni mesi hanno rialzato la testa e «ripulito con le nostre forze tutto lo spiazzale da tonnellate di spazzatura, sistemato le buche, piantato delle palme», come afferma un’altro abitante della zona, Gianluca Bonaccorso. Insieme a lui ci sono anche Antonio Acanfora, Giuseppe Spampinato, Filippo Cucchiara, Salvo Caruso, Fabio Cevolo, Giuseppe Cavallaro, padri di famiglia. «Pretendiamo la manutenzione che può evitare altri incidenti. E vogliamo metterci nome e cognome, non abbiamo nulla da temere dall’Amministrazione», dichiara Gulisano facendosi da portavoce dei vicini di casa. Firmeranno una petizione? Protesteranno pubblicamente? Non lo sanno ancora gli abitanti di viale Moncada 2 ma, non escludendo nessuna ipotesi, «aspetteremo qualche giorno in attesa che qualcosa accada».

«Adesso ci aspettiamo che tutto venga messo in sicurezza, abbiamo fiducia nell’operato delle istituzioni. Tra qualche giorno vedremo», è intanto l’opinione sulla vicenda di Giuliana Gianino, direttrice del centro Caritas Talità Kum. Gianino non commenta le dichiarazioni dell’assessore Carlo Pennisi, ma rivolge invece un plauso all’operato della polizia scientifica, intervenuta per dei rilievi sul luogo dell’incidente. «Ieri il vicequestore è venuto qui di persona, e sembra aver preso piena coscienza della pericolosità non solo del buco ma di tutti i tombini scoperti e delle altre aperture che stanno qui in zona», conclude la direttrice del centro Caritas.

Leandro Perrotta

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