«Portare i libri in mezzo alla gente è più utile che creare posti ad hoc». Il presidente Giovanni Felice, di Confimprese Palermo, ricorda i tempi in cui le bancarelle dei librai di via Libertà divennero stanziali, più di 20 anni fa. Col Comune che aveva gradito il percorso che, dalla fiera del libro di via Mazzini, aveva portato alle tre strutture metalliche verdi tra via Torrearsa e piazza Francesco Crispi e tra via XII Gennaio e piazza Antonio Mordini. Oggi, invece, non è più così. Alla vigilia di Natale il Servizio Unico Attività Produttive ha inviato ai librai la richiesta di revoca della concessione per le bancarelle, dando loro un mese di tempo per individuare essi stessi un’alternativa. Secondo il Comune le storiche bancarelle sono troppo vicine alle piste ciclabili e sono pericolose per i pedoni. Un’iniziativa che è stata in parte sconfessata dallo stesso assessore Sergio Marino – che a Repubblica ha annunciato la sospensione – e che vede contrari sia Fiab che Confimprese. Come a dire che ciclisti e librai sono d’accordo, altro che ostacolarsi a vicenda.
«Senza che il Comune individui una destinazione sicura e di adeguato livello economico, cioè altrettanto prestigiosa come quella di via Libertà, noi da lì non ce ne andiamo – ribadisce Felice – Il presunto pericolo delle bancarelle è uguale a quello dei tanti altri ostacoli che ci sono sulla strada. Non è questo il modo di promuovere la mobilità. Come Confimprese abbiamo presentato le nostre osservazioni, e ci ha fatto piacere venire a conoscenza che alcuni consiglieri comunali hanno già manifestato di essere dalla nostra parte. Chiediamo la sospensione del provvedimento e un incontro urgente con l’assessore Marino».
A motivare la scelta del Comune ci sono due relazioni, della Soprintendenza e della polizia municipale, che accerterebbero i rischi per i pedoni in nome della mobilità ciclistica. I ciclisti, insomma, dovrebbero essere contenti del consequenziale provvedimento degli uffici comunali. Che invece viene respinto dalla Fiab, la più importante associazione a sostegno delle due ruote. «Non è che così si promuove l’uso della bici in città – afferma la presidente Chiara Minì – Innanzitutto parliamo di una corsia ciclabile su un marciapiede, e non di una pista. Inoltre, lo sappiamo tutti e noi lo avevamo indicato da tempo, quando il marciapiede è affollato neanche la corsia ciclabile si può usare. E poi la strada è già piena di ostacoli: i lampioni, le pensilline Amat, le macchinette per il ticket dei parcheggi (con la gente che per forza deve mettere i piedi sulla corsia), i totem per pubblicizzare gli eventi musicali, le strutture di legno per pubblicizzare la Capitale della cultura. Quindi i pedoni sono già costretti a camminare sulla corsia ciclabile».
Dopo la cancellazione della corsia ciclabile su via Maqueda, anche queste modifiche sul tratto di via Libertà sembrano in parte sconfessare le sperimentazioni avviate dall’ex assessore alla Mobilità Giusto Catania. «Nel caso di via Libertà si parla di un chilometro di cui soltanto la metà è una vera corsia – dice ancora Minì – e per il resto è promiscua. Per il resto parliamo di una corsia dove già ora il limite massimo è di 10 chilometri orari, quindi i ciclisti non possono correre e la percorrono a loro rischio pericolo. La stessa idea che c’era non a caso su via Maqueda. La corsia d’altra parte andrebbe fatto sul bordo, non al centro. Dunque mi chiedo: ma che promozione della mobilità ciclabile è questa? Se i ciclisti danno questo fastidio, allora creiamo piste ad hoc. Su via Libertà ad esempio la soluzione ci sarebbe: la corsia potrebbe essere creata sotto il marciapiede. Ma si toglierebbe una striscia intera di parcheggi, e così il Comune preferisce sacrificare pochi librai invece dei tanti autisti della città». Minì riconosce comunque al Comune, a volte, una discreta capacità d’ascolto. Ma non in questo caso. MeridioNews ha provato in ogni caso a raccogliere una replica dal Comune, finora senza esito.
Intanto, il Comune ha fatto sapere di voler tornare sui suoi passi, sospendendo il provvedimento. «La scelta dell’amministrazione comunale di sospendere il provvedimento di sfratto dei librai da via Libertà, a Palermo, va incontro alle nostre richieste: si trattava di un atto illogico e incomprensibile – commenta Dario Chinnici, capogruppo del Pd al consiglio comunale di Palermo – Adesso chiediamo che si discuta delle corsie ciclabili di quel tratto di via Libertà, additate come la causa dello sfratto ma sulla cui utilità anche le associazioni hanno avuto da ridire: la mobilità dolce non si può incentivare con provvedimenti monchi e dalla dubbia efficacia».
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