«Acchianamu!» con questa ultima parola dopo un lungo discorso Pietro Grasso conclude il suo accorato appello ad andare a votare per Liberi e Uguali, partito di cui lui è il leader anche se a non gli piace essere definito tale. Il Teatro Santa Cecilia che oggi ha ospitato l’incontro dove sono state presentate le liste di Camera e Senato è pieno, c’è un clima sereno e rilassato malgrado i malumori serpeggiati in questi ultimi giorni sulla formazione delle liste, liste che la base accusa di essere state eccessivamente calate dall’alto.
Eppure sembra che la sintesi, tanto desiderata dal presidente del Senato, sia stata fatta e che stia bene a tutti, almeno a tutti i presenti. Nella squadra di Grasso che accoglie Mdp, Sinistra Italiana e Possibile, ci sono tante donne espressione di diritti e speranze che profumano di sinistra con dei voli pindarici forse un po’ troppo utopistici durante i loro accorati discorsi. E così sul palco, prima dell’intervento di Grasso, salgono Antonella Monastra, Nadia Spallitta, Bianca Guzzetta, Franca Antoci e Mariella Maggio, tutte espressione di una parte di società civile: chi come insegnante, chi come avvocato e ambientalista, chi come sindacalista, chi come medico di frontiera in quartieri difficili. L’altro che è insieme a questo stuolo di donne sul palco è il deputato di Sinistra Italiana Erasmo Palazzotto che durante il suo discorso ha parlato soprattutto di migranti e Mediterraneo, una battaglia di civiltà per i diritti degli ultimi che arrivano dall’Africa e accolti male dall’Europa, portata avanti da Palazzotto in questi anni in Parlamento.
«Non potevo non tornare a Palermo, la città che ha segnato con la sua storia la mia vita – ha detto Grasso prima di annunciare che sarà candidato nel collegio uninominale a Palermo e al proporzionale in Sicilia – anche voi lo sapete cosa vuol dire nascere e crescere tra queste strade. sapete della bellezza e della forza di questa terra ma anche delle ferite mai rimarginate. Essere siciliani, essere palermitani vuol dire portare dentro tutto questo. Fare il magistrato era il sogno della mia vita, farlo a Palermo un atto d’amore per la mia terra. Cinque anni fa ho deciso di spostarmi in politica inaspettatamente sono diventato presidente del Senato. Ho scelto di impegnarmi ancora, per il Paese serviamo noi, tutti noi liberi e uguali, un progetto di riscatto, vogliamo un grande e radicale cambiamento al fianco degli ultimi che pone al centro il lavoro, l’ambiente, il diritto allo studio, la sanità, per riprendere in mano il nostro destino in questo momento di crisi non solo economica ma anche morale».
Sebbene tutti i malumori per le liste pare costruite senza il coinvolgimento della base, Grasso ci tiene a puntualizzare anche che «non sono un uomo solo al comando, questo progetto ha bisogno di una squadra, non sono un leader, mi piace fare sintesi e mi piace che le idee vengano dal basso».
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