Gregorio Porcaro e Flora Agostino. Il primo è stato nominato coordinatore regionale, la seconda invece referente regionale per la Memoria, una figura istituita per la prima volta all’interno dello statuto dell’associazione. Chi c’era ieri all’assemblea regionale di Libera: associazioni, nomi e numeri contro le mafie, giura di averli visti con i lucciconi agli occhi; una grande emozione per loro e al contempo una grossa responsabilità di cui vanno fieri. Entrambi hanno alle spalle una lunga storia di lotta alla mafia, quella vera, fatta sul territorio e che nasce come rivalsa per quello che hanno vissuto in prima persona. Gregorio Porcaro era vice parroco a Brancaccio quando nel quartiere dei boss Graviano c’era padre Puglisi, ammazzato dalla mafia nel settembre del ’95. Flora è la sorella di Nino Agostino il poliziotto ucciso insieme alla moglie Ida Castellucci il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini.
«Non me l’aspettavo – racconta a MeridioNews il nuovo coordinatore regionale, che da cinque anni insegna religione al liceo artistico Catalano di Palermo -. Da anni ormai lavoro con Libera ma come volontario e senza falsa modestia, penso che magari ci sia gente più competente di me, ma non mi tiro indietro certamente, anzi sono orgoglioso di questa nomina e felice soprattutto perchè è arrivata in un momento in cui come insegnate e come padre di famiglia, pensavo che la mia vita avesse bisogno di uno scatto… mi stavo chiedendo se quello che facevo fosse bastava. Dopo l’uccisione di padre Puglisi andai via da Palermo. Sono tornato 18 anni fa da Torino perchè avevo un conto in sospeso, perchè sapevo che dovevo fare ancora qualcosa per questa terra. A me don Pino ha insegnato a non dare mai nulla per scontato. Mi è stato insegnato a rimettere tutto in discussione e a riconoscere anche di avere sbagliato strada. A me don Pino ha insegnato a non dare mai nulla per scontato. Mi è stato insegnato a rimettere tutto in discussione e a riconoscere anche di avere sbagliato strada.
don Pino ha insegnato a non dare mai nulla per scontato. Mi è stato insegnato a rimettere tutto in discussione e a riconoscere anche di avere sbagliato strada.
Si ritiene “inadeguato” Gregorio Porcaro, ma ha comunque le idee chiare sul percorso che vuole intraprendere: «Ringrazio Umberto Di Maggio, Libera in Sicilia l’ha creata lui in questi 8 anni – spiega -, io non devo fare altro che aggiornare quanto ha già messo lui in piedi e migliorare la comunicazione tra i veri presidi a livello provinciale e riportare Libera nei territori, insomma quel che c’è da fare è sporcarsi le mani, un po’ come ci ha insegnato Puglisi e continua a dirci Don Ciotti. Bisogna riflettere insieme su come fare per una giustizia sociale, perchè è così che voglio chiamarla, niente parole come legalità o antimafia, parole abusate e che hanno perso il loro senso profondo, parole che ci siamo lasciati rubare purtroppo. Ieri durante l’assemblea , ho letto negli occhi di tutti questo senso di speranza,era come se mi dicessero “ci aspettiamo grandi cose”. Se l’ho detto ai miei alunni? Certo, con loro non puoi barare, capiscono subito se c’è qualcosa. Con loro ho sempre lavorato sulla memoria e ho visto nei oro occhi la rabbia e la rabbia trasformarsi in voglia di impegno e ho il compito di non fare spegnere tutto questo, come spesso succede fuori dalla scuola, dove c’è un bombardamento che li costringe alla mediocrità e loro, i giovani, non sono mediocri. Da referente penso che sia urgente che in sicilia nascano degli educatori che imparino il linguaggio dei ragazzi ed entrino nelle scuole anche a gamba tesa. Altrimenti non si va da nessuna parte.
Quali sono i miei rapporti oggi con Brancaccio? Un pezzo della mia vita sarà per sempre legato a quel quartiere – conclude – e adesso ho una promessa da mantenere che ho fatto al parroco don Maurizio Francoforte con cui siamo buoni amici. Con libera abbiamo deciso di aiutarlo per avere dei beni confiscati di cui c’è tanto bisogno. Sono felice di questa opportunità e felice dei miei compagni di viaggio in questa avventura. Ieri era bellissimo vedere l’espressione di Flora…»
E’ infatti con Flora Agostino che Libera apre ai referenti regionali per la Memoria. Si comincia con la Sicilia, di certo un fatto simbolico. «Il mio nome è stato voluto sia don Ciotti che da Daniela Marcone (vice presidente di Libera, figlia Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del registro di Foggia, ucciso nel 1995, ndr), hanno visto in me una figura per poter portare avanti un percorso legato alla memoria. Fin ora sono stata nel coordinamento provinciale e mi dedicavo anche ad altre provincie. So che sarà faticoso ma sono felice ed entusiasta che accanto a me ci sia Gregorio. Un grazia va ad Umberto (Di Maggio) che ha fatto un lavoro straordinario e che è stato accanto alle famiglie delle vittime di mafia come pochi. Adesso per me la prima cosa da fare – spiega – è andare nei territori e individuare dei familiari che mi possano affiancare nelle provincie, in questi tre anni. A Catania c’è già Dario Montana e man mano rafforzeremo gli altri comuni. Libera non è solo il 21 marzo ma tutto l’anno e il mio compito parte proprio dal ricordare questo. Libera non è solo il 21 marzo ma tutto l’anno e il mio compito parte proprio dal ricordare questo
Libera non è solo il 21 marzo ma tutto l’anno e il mio compito parte proprio dal ricordare questo
Con Gregorio andremo insieme nei territori e avremo molto da fare anche con Veronica Taschetti della segreteria regionale che si occupa dello sportello sos giustizia Palermo. Sento il peso della responsabilità ma la mia storia, la morte di mio fratello mi spingono ad essere forte e a fare del mio meglio».
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