Il primo a essere ricordato è stato Emanuele Notarbartolo, sindaco di Palermo ucciso nel 1893, l’ultimo in ordine cronologico è Vincenzo Ferrante, ucciso per errore dalla camorra nel febbraio 2014 in un centro estetico: sono le oltre 900 vittime innocenti delle mafie i cui nomi sono stati scanditi oggi alla Bottega dei saperi e dei sapori di Libera a Palermo.
Nel lungo elenco ci sono i nomi dei giornalisti ammazzati dalla mafia, siciliani come Mario Francese e russi come Anna Politkovskaja, ma anche le vittime della strage di Castelvolturno che nel 2008 costò la vita a sei immigrati africani, le 24 persone uccise dalla banda criminale della Uno Bianca e le 81 vittime della strage di Ustica. Tra i presenti alla bottega di Libera a Palermo, il vicesindaco di Palermo, Emilio Arcuri, e alcuni familiari delle vittime, come Antonella Azoti, figlia del sindacalista Nicolò, ucciso il 23 dicembre 1946, Placido Rizzotto, nipote dell’omonimo sindacalista ucciso nel 1948 e Vincenzo Agostino, con la sua lunga barba bianca che ha giurato di non tagliare finché non sarà scoperta la verità sull’omicidio del figlio, il poliziotto Nino, assassinato insieme alla moglie incinta Ida Castelluccio il 5 agosto 1989, a Villagrazia di Carini. “Mafia e corruzione sono due facce della stessa medaglia, i nomi che ricordiamo servono a darci forza e a scavare nell’impegno” ha detto Flora Agostino, sorella del poliziotto Nino. Ogni anno Libera ricorda le 900 vittime nel tradizionale corteo del 21 marzo, giornata nazionale della memoria e dell’Impegno. Oggi invece l’appuntamento alla bottega di Palermo per consentire ai familiari delle vittime del coordinamento territoriale di chiedere ancora verità e giustizia per i propri cari.
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