L’ex ministro Maroni depone al processo sulla trattativa «Dai servizi segreti dossieraggio nei confronti di Mancino»

Al processo sulla trattativa tra Stato e mafia arriva il turno come teste di Roberto Maroni, ex ministro dell’interno ai tempi del primo governo Berlusconi nel 1994. L’udienza di oggi – presso l‘aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo – è iniziata con la proiezione di una vecchia intervista rilasciata da Maroni il 16 luglio 1994 al Tg3. Il 4 luglio scorso Maroni era stato interrogato dai pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene su un decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri due giorni prima di quelle dichiarazioni alla stampa. «Mi opposi pubblicamente – aveva detto – in un’intervista al Tg3. Notai subito delle differenze rispetto a quello che mi era stato mostrato nei giorni precedenti soprattutto sull’applicabilità di misure cautelari nell’ambito di procedimenti per reati come la corruzione e concussione». 

Nella precedente deposizione Maroni aveva affermato di essersi consultato «sia con il procuratore di Palermo, Giancarlo Caselli, sia con il capo della polizia Vincenzo Parisi che concordavano con me. Comunque quel decreto venne dopo pochi giorni ritirato. Io ero pronto a dare le dimissioni da ministro». Ai pm il politico leghista aveva riferito che quando era ministro dell’Interno aveva «avuto modo di leggere una serie di fascicoli del Sisde che riguardavano di fatto un’attività di dossieraggio nei confronti di esponenti dei vari partiti politici tra i quali uno sul mio predecessore al Viminale: Nicola Mancino. Ritenni di sollevare pubblicamente il caso anche con un intervento specifico in Senato».

Ai cronisti presenti il presidente della Regione Lombardia ha poi rilasciato una serie di dichiarazioni sull’attuale situazione politica. «Il governo Gentiloni non e’ – ha detto- una fotocopia del governo Renzi ma una brutta copia. Perche’ ad esempio Maria Elena Boschi, che aveva ripetutamente affermato che in caso di sconfitta al referendum sarebbe andata via, e’ stata promossa da ministro senza portafoglio a sottosegretario alla presidenza del Consiglio». Poi Maroni è tornato sull’attuale premier: «Gentiloni e’ cosi’, uno che sussurra. E’ sempre stato in seconda fila, e’ l’opposto di Renzi che invece a Milano definiremmo ‘bauscia’, che vuol dire gradassso. E il motivo per cui e’ stato piazzato alla guida di questo governo, perche’ non fa ombra». Infine una valutazione sulla Lega Nord e più in generale sul fronte del centrodestra: «La Lega Nord spinge per il voto anticipato  – ha proseguito Maroni – perche’ questo e’ il senso del voto referendario dello scorso 4 dicembre. Noi lavoriamo per andare alle elezioni in primavera e vincerle. Le primarie del centrodestra serviranno per indicare il candidato premier, poi il capo politico della coalizione può anche essere diverso dal candidato premier». 

Redazione

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