L’ex Cotonificio siciliano sarà sede della Protezione civile Associazione Aiace: «Presidio che dà risposte al territorio»

Una storia complessa ma a lieto fine quella dell’ex Cotonificio siciliano di Partanna Mondello. 
Dopo la rimozione delle coperture in amianto dal tetto e dopo aver scongiurato il rischio demolizione, adesso è arrivata la notizia che si aspettava da tempo: sarà assegnato alla Protezione civile siciliana. Un risultato per il quale l’associazione Aiace lottava da tempo, coinvolgendo anche le istituzioni regionali e comunali, le associazioni e le realtà presenti nel territorio. Ed è stata la stessa associazione che ha chiesto e ottenuto ieri l’incontro, tenuto insieme a Salvare Palermo, al quale hanno preso parte l’architetto Cesare Airoldi, la consigliera comunale Giulia Argiroffi membro della seconda commissione urbanistica, e l’assessore regionale al Bilancio Gaetano Armao, per fare il punto della situazione sull’ex Cotonificio Siciliano. In quella sede è stata resa nota, da parte della Regione titolare del bene, l’intenzione di affidare la struttura alla Protezione civile «che al momento non ha una sede definitiva», spiegano dall’associazione. 

L’istituzione della sede regionale della Protezione civile all’ex Cotonificio «Dà una risposta importante al territorio – sottolinea Eduardo Marchiano, presidente dell’associazione Aiace – e rappresenta un presidio anche sotto il profilo della sicurezza. Penso alla vigilanza o alla prevenzione degli incendi, che avvengono regolarmente sulle montagne in questa zona, come dimostra il rogo del mese scorso a Capo Gallo. L’ente è aperto all’associazionismo e a istanze anche di carattere sociale. L’edificio potrebbe ospitare, ad esempio, anche la guardia medica della zona che ha una sede precaria, soprattutto in estate, diventando un polo di aggregazione. Inoltre abbiamo intenzione recuperare la memoria storica del cotonificio e la Protezione civile dispone delle risorse economiche per la riqualifica dei capannoni, conservandone l’architettura originale».

Un importante passo avanti quindi, ottenuto anche grazie all’azione amministrativa e di dialogo con gli uffici comunali e della Soprintendenza, intrapresa da subito dopo
l’incontro avuto a febbraio dell’anno scorso. Durante il vertice «si è discusso anche di intervenire al più presto sui tetti dei capannoni, rimasti scoperti dopo aver tolto le coperture di cemento-amianto per la tutela della salute pubblica – spiega il presidente dell’associazione Aiace –  i tetti da allora sono soggetti ad intemperie e agli ammaloramenti della struttura». L’amianto è stato rimosso a giugno del 2016 «secondo noi – aggiunge Marchiano – ora sui tetti dovrebbero essere collocati dei pannelli solari, che contribuirebbero anche ad ottimizzare le risorse da dedicare alla gestione del bene».

Un’altra richiesta dell’associazione è quella di lavorare contestualmente all’apertura della via Aiace, come previsto nel Piano Triennale delle O.P: «Uno dei motivi di base per il quale è stata costituita l’associazione, come abbiamo spiegato nei dieci punti contenuti in una lettera inviata alle istituzioni: si potrebbero così mitigare gli allagamenti intercettando il flusso dell’acqua più a monte, mettere in sicurezza la viabilità dando sfogo all’unica strada presente per accedere alla zona. Infine si collegherebbe piazza Bolivar a Mondello, facendo uscire la zona dall’isolamento e dalla depressione sociale, in vista di una futura pedonalizzazione della borgata marinara». Anche se non si hanno ancora certezze sui tempi, nelle prossime settimane si attendono ulteriori sviluppi. «Il Cotonificio non solo non verrà demolito – afferma in un post Giulia Argiroffi – ma ospiterà la Protezione Civile Siciliana, e saprà raccontare se stesso e la sua straordinaria storia, anche quella preziosa che sta scrivendo: è la prima volta, infatti, nella storia di questa terra, che si decide di salvare un bene dalla distruzione perché se ne riconosce valore culturale. È un momento storico – conclude – siamo siciliani orgogliosi e lo vogliamo raccontare: il Cotonificio è salvo».

Stefania Brusca

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