L’euro è un disastro: lo dicono sei premi Nobel per l’economia

DOPO JAMES MIRRLEES, ROGER KRUGMANN, MILTON FRIDMANN, JOSEPH STOGLITZ e AMARTIA SEN, ANCHE CHRISTOPHER PISSARIDES SI SCHIERA CONTRO LA MONETA UNICA EUROPEA

Ricaviamo da Il Contagio, che ne da notizia tramite Oltre la Coltre.com, che Christopher Pissarides, economista anglo-cipriota, premio Nobel per l’economia nel 2010, nonché titolare del programma di ricerche macroeconomiche al Centro per le performance economiche, è il sesto premio Nobel che dichiara che l’Euro divide l’Unione europea e che smantellare l’Euro è necessario per portare crescita e occupazione.
Nel suo discorso alla London school of economics che terrà prossimamente, secondo le anticipazioni che ne dà il Daily Mail, afferma che l’Euro nella sua pratica attuazione ha subito una involuzione che i suoi ideatori non avrebbero mai voluto vedere.
In verità questa non è una novità: ben cinque premi Nobel prima di lui hnno, con motivazioni diverse, convenuto sulla medesima conclusione: l’Euro nel suo percorso operativo ha vanificato le intenzioni di chi lo aveva voluto in vista dell’unificazione economica europea ed, invece,”ha creato divisioni profonde e portato molti Paesi aderenti alla rovina. E’ chiaro che siamo in presenza di un sistema fallito e irrisolvibile”.
La ricetta proposta prevede lo smantellamento dell’Euro al fine di portare crescita e occupazione.

I predecessori di Pissarides sono stati James Mirrlees, Roger Krugman, Milton Friedman, Joseph Stiglitz e Amartia Sen.
D’altra parte, a sentire le ultime dichiarazioni del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, secondo le quali occorre innanzi tutto assicurare all’Europa l’Unione di bilancio, di cui il Fiscal compact è appena l’inizio, è perfettamente inutile parlare di eurobond. Di fronte a tali dichiarazioni com’è possibile dare torto a Pissarides ed ai suoi cinque predecessori: l’Euro, così com’è è un totale e clamoroso fallimento?
Noi sulle vicende euro ci siamo fatti una opinione sulla scorta di alcuni fatti e di alcune letture che ci farebbero apparire degli alieni ai più. Ma a rischio di essere tacciati di demagogiche concessioni alla fantapolitica ve li manifestiamo pari pari come ce le siamo immaginate.

Partiamo da un episodio che abbiamo più volte ricordato. Nell’anno 2000 a Palermo fu scoperta una tipografia che stampava varie taglie di euro false. Fu aperta una inchiesta giudiziaria che non ha mai avuto alcun seguito e, forse, è stata archiviata. Del tipografo non si è più saputo nulla.
Questo episodio a nostro parere dimostra che la catena che legava la piccola tipografia artigianale di Palermo aveva anelli abbastanza solidi e misurava una lunghezza al cui capo opposto era assai difficile arrivare. Chi poteva essere venuto in possesso delle matrici delle varie taglie di euro, certamente custodite nei forzieri di Bruxelles, poiché a quell’epoca l’euro ancora non era in circolazione ne era stata decisa la stampa?
Secondo le nostre congetture, i protagonisti di quella operazione non potevano che essere coloro che vedevano la nuova moneta europea quale pericolosa concorrente degli assetti monetari decisi a Bretton Woods. Attraverso sistemi di spionaggio internazionale di cui il Club Bilderberg non è estraneo, costoro erano riusciti a penetrare i caveau di Bruxelles ed impadronirsi delle matrici dell’euro.
Tra le letture vale la pena di menzionare “I segreti del club Bilderberg”, sottotitolo “Il romanzo del potere” scritto da Vito Bruschini per Newton Compton Editori. Una inchiesta sul Bilderberg proposta, attraverso un espediente narrativo, in forma di romanzo di fantasia.
Non capita a caso che le strategie europee riguardanti la Difesa, gli Esteri, il Fisco e quant’altro ha a che fare con la politica unitaria della comunità degli Stati europei non trova mai sede dove discutere e decidere. Mentre si decide con estrema facilità sul cioccolato senza cacao o sul vino senza uva. La questione più importante però è la moneta e non è a caso che tra gli italiani invitati al Bilderberg nell’ultima sessione del club il 6-9 giugno di quest’anno a Hestfordshire (Inghilterra) ci sono stati almeno due rappresentanti delle maggiori banche italiane: Enrico Cucchiari di Intesa San Paolo e Alberto Nagel di Mediobanca, oltre a Franco Bernabé, ex amministratore di Telecom Italia, a Gianfelice Rocca di Techint Group, Lilli Gruber, giornalista de La 7 tv e Mario Monti ex presidente del Consiglio, nonché senatore a vita per volere del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale sembrerebbe possedere una particolare attitudine a scovare tra i frequentatori del club Bilderberg i presidenti del Consiglio da incaricare a tale compito.
Ebbene, se questo è il quadro di riferimento sarà assai difficile per chiunque abbia la ventura di guidare l’Unione europea a risolvere la grande questione della prospettiva dell’Euro e dell’unificazione federale dell’Europa. I principali ostacoli da superare sono le interferenze dei principali alleati dell’Europa e dei singoli Stati, atteso che tutti, o quasi, fanno parte singolarmente dell’Alleanza atlantica e della Nato, mentre l’Europa non ha una sua propria e originale politica estera da confrontare con le grandi potenze mondiali né una sua politica economica da farla competere nel mercato globale. Tutta queste carenze non sono lì a caso, anzi c’è chi si dà un gran da fare perché restino tali.
In altri termini, se in tempi brevissimi il Consiglio europeo non trova soluzioni adeguate alla questione dell’Euro e della Banca Centrale e del suo ruolo di ‘ultima istanza, come in gergo economico si definisce il ruolo proprio di una banca centrale, o è meglio dare ascolto al parere di ben sei premi Nobel per l’Economia, prendere il coraggio a due mani ed uscire definitivamente dall’Euro e chi s’è visto s’è visto, con buona pace di Angela Merkel e del suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble.

 

Riccardo Gueci

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