Lettera di uno psicologo al sindaco Bianco «Abbiamo già enti per curare le dipendenze»

Egregi Sindaco Avv. Enzo Bianco ed Assessore Dott. Fiorentino Troiano,

chi scrive lo fa in nome e per conto dell’Associazione Cenacolo Cristo Re – comunità Sentiero Speranza di Biancavilla – per manifestare lo stupore provato nell’aver appreso solo dai giornali la notizia dell’avvenuta stipulazione di una convenzione tra il Comune di Catania e l’Associazione Amici di San Patrignano di Troina, che ha istituito nella città etnea uno sportello dedicato all’assistenza dei giovani con problemi di dipendenza da droga, alcool, gioco d’azzardo.

Premettiamo di essere felici del fatto che sia stato finalmente attivato uno sportello di ascolto per i giovani affetti da dipendenze patologiche, anzi cogliamo l’occasione per congratularci con l’Associazione Amici di San Patrignano per l’iniziativa e porgiamo loro i nostri migliori auguri per il duro lavoro che saranno chiamati a svolgere nella nostra provincia. Tuttavia, non possiamo nascondere che la suddetta convenzione ci lascia l’amaro in bocca.

Apprendiamo, infatti, che lo sportello catanese, oltre a svolgere azioni di accoglienza, prevenzione ed informazione, offrirà un servizio di assistenza – attraverso colloqui conoscitivi ed informativi – finalizzati all’ingresso dei soggetti affetti da dipendenza patologica nella Comunità riminese di San Patrignano. Si comprende, dalla lettura delle dichiarazioni rese dai titolari dell’organo politico, come tale circostanza riceva il pieno avallo da parte delle istituzioni.

Ora ci chiediamo com’è possibile ciò? Com’è possibile che le Istituzioni non si accorgano che nel territorio della nostra provincia esistono e operano, già da parecchi lustri, Comunità aventi riconosciuta efficacia? Che ragione c’è di inviare i soggetti affetti da dipendenze patologiche presso una Comunità operante fuori dalla Regione siciliana?
La nostra Comunità, come anche altre comunità isolane, non solo ha ottenuto l’accreditamento istituzionale da parte della Regione Sicilia ma viene ogni giorno accreditata dai Ser.T., dalle Agenzie Educative, dagli organi giudiziari, operanti nel territorio.

Dopo tanti anni di duro lavoro, dopo aver prestato e continuare a prestare un servizio complementare al servizio pubblico, dopo avere speso anima e cuore per i giovani utenti e per le loro famiglie, non possiamo che rimanere delusi dal modus operandi adottato dall’amministrazione comunale di Catania. La stessa assenza, all’atto della stipula della convenzione di cui si discute, degli operatori dei servizi pubblici fa riflettere sulla qualità e sulle modalità di procedere utilizzate.

Si evidenzia che, in questo settore, l’extraterritorialità non ha dato grandi risultati, poiché solitamente gli interventi vengono programmati e finalizzati tenendo conto del territorio e del contesto di riferimento. I territori sono, dunque, importanti e devono essere accompagnati nella loro crescita, perché curare le dipendenze significa sempre più prendersi cura degli stessi territori delle dipendenze ed essere sensibili ai percorsi evolutivi dei territori.
Ad ogni modo, non solo i viaggi volti al recupero dei giovani utenti presso altre Regioni possono ritenersi anacronistici, ma lo spostamento delle già esigue risorse economiche stanziate per le nostre Comunità a favore di altre strutture ubicate in territori lontani rappresenta davvero un paradosso.

È il servizio pubblico a costituire per il cittadino, la garanzia di una piena integrazione della sua cura e della sua riabilitazione: le persone non si cambiano ma si sostengono nelle loro scelte di responsabilità, costruendo percorsi di corresponsabilità insieme ai Ser.T. ed alle famiglie, nei territori. Noi conosciamo bene questi territori, ne siamo parte da anni, e seppure per essi siamo punto di riferimento, non abbiamo la pretesa di essere gli unici, ma quanto meno ci aspettiamo di essere rispettati per la nostra storia, per il nostro lavoro, svolto sì in silenzio ma con la massima discrezione e professionalità.
Siamo certi, infatti, che per svolgere questo servizio non serva espandersi e diventare holding.

Ora, il Comune di Catania non ha un ufficio competente per le dipendenze da anni, e forse bisognava partire proprio dalla casa comunale per riallacciare un dialogo tra la città, le istituzioni e gli operatori qualificati del settore. Un gesto certamente non può rappresentare una politica ma ci chiediamo perché non partire allora dall’ascolto. Esistono tanti operatori dei servizi pubblici in città e tre comunità in provincia che accolgono, trattano e restituiscono alla città i suoi cittadini. Perché non dare ad essi anziché ad altri il giusto e meritato riconoscimento? Forse l’Amministrazione Comunale si è lasciata scappare una buona occasione per l’avvio di un sereno dialogo con gli operatori del settore e per riorganizzare in maniera ottimale i servizi, sia chiaro compresi quelli nuovi.

Lo psicologo e responsabile della comunità,

Dott. Giuseppe Fusari

Redazione

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