Proprio in questi giorni stanno avvenendo diversi incidenti sulle montagne del nord Italia a causa del repentino cambiamento climatico. Ad aprire questo tragico capitolo dell’escursionismo italiano, però, è stata la recente vicenda che ha colpito il fotografo tedesco Thomas Reichart, 32 anni, originario di Stoccarda, scomparso sull’Etna domenica 30 novembre e ritrovato morto martedì 2 dicembre dal soccorso alpino della Guardia di Finanza e dai volontari del Club Alpino Italiano.
Franco Emmi, guida alpina del Parco dell’Etna, è stato, insieme ai finanzieri Angelo Cristaudo e Paolo Bernardini, tra i primi soccorritori ad avvistare il corpo senza vita di Thomas. Insieme a lui ripercorriamo questo episodio tragico, fornendo anche alcuni suggerimenti utili su come affrontare un’escursione sull’Etna e quali sono i pericoli da evitare.
“Non era la prima volta che Thomas Reichart veniva sull’Etna” – esordisce la guida alpina di Linguaglossa – “L’ultima sua presenza sul vulcano risale alla scorsa estate. Abbiamo ipotizzato un probabile percorso seguito dal giovane esploratore dato che è stato molto difficile scoprire dei dettagli della sua disavventura”.
Partito nel pomeriggio di sabato 29 novembre per vedere la colata lavica dalla parte superiore della Valle del Leone, il fotografo tedesco probabilmente è rimasto vicino all’eruzione tutto il sabato notte e la domenica seguente fino alle prime ore del pomeriggio.
“I problemi sono iniziati durante il viaggio di ritorno a causa del vento forte e della forte inclinazione del terreno. Probabilmente, si è trovato sotto il sentiero dell’Ornitos a causa del vento e lì ha trovato una prima placca di ghiaccio che lo ha fatto scivolare per la prima volta provocandogli una profonda ferita ad una gamba. Lo zaino pesante con l’attrezzatura fotografica e l’uso di scarpe adatte alla colata e non al ghiaccio hanno aggravato la situazione” – precisa Franco Emmi.
Qui arriviamo a quel famoso SMS – “Help” – inviato all’amico Boris Behncke: “Liberatosi dello zaino, ha portato con sé solo il marsupio per non perdere i documenti e avrà percorso circa 30 metri in discesa verso un canale con della neve fresca e calpestabile”.
E arriviamo all’epilogo: “Aiutandosi con i bastoncini da trekking e il treppiedi, ha risalito il canale ma arrivato all’uscita e trovando del ghiaccio lucido attraversabile solo con dei ramponi, scivola nuovamente lasciando dei profondi segni sul ghiaccio. Durante la caduta avrà sbattuto contro una roccia alta circa 60 centimetri e capovolgendosi ha perso gli occhiali, la lampada e i bastoncini, mentre aveva già lasciato il treppiedi”.
La scoperta del cadavere è agghiacciante: “Alle ore 9,45 del 2 dicembre, dopo aver avvistato delle orme sul bordo di un canalino nei pressi del cratere di sud-est, ritroviamo il corpo del giovane tedesco rannicchiato per terra dal freddo vicino ai sismografi dell’INGV”.
Da questa esperienza i consigli da suggerire a chi si avventura sull’Etna non sono mai troppi: “Sconsiglio di andare su nel periodo di fine novembre a causa delle prime grosse nevicate, delle temperature molto basse e per la facile possibilità di incontrare del ghiaccio sul vostro cammino- avverte Franco Emmi. Ma non finisce qui: “È importante non partire mai soli e pianificare il programma dell’escursione che si vuole fare. In tal senso, può risultare utile dare un’occhiata ai diversi siti web specializzati sulle condizioni meteo. Poi: avvisare parenti, colleghi ed amici ed attrezzarsi con un equipaggiamento adeguato al periodo in cui si vuole fare l’escursione. In inverno sono necessari i ramponi, la piccozza, una giacca a vento, un paio di guanti e un cappuccio per mantenersi caldi”. Non può mancare l’aspetto tecnologico dell’escursione: “E’ bene portare con sé un cellulare”.
Se da un lato i consigli possono agevolare l’escursionista alle prime armi, non bisogna mai sottovalutare i pericoli in cui chiunque può incorrere: “L’Etna è innanzitutto un vulcano, quindi, bisogna stare attenti alle esplosioni in caso di attività eruttiva. Inoltre, la pietra lavica è molto tagliente e può causare delle profonde ferite agli arti e in particolar modo alle mani in caso di caduta o di perdita di equilibrio”. La nebbia è un’altra nemica dell’uomo: “A partire da quota 1800 metri fino ai 3000 metri bisogna stare attenti a non perdersi e rischiare di trovarsi in campi lavici difficili da attraversare e che non permettono un facile rientro”. Un ultimo appello va a coloro che voglio visitare la Valle del Bove: “Meglio stare alla larga da quella zona. Le pareti sono molto ripide e hanno un dislivello che va dai 500 ai 1000 metri di altezza. Tra l’altro, il fondo della Valle è difficile da attraversare per via del fondo lavico molto malagevole”.
La foto in apertura è stata scattata da Thomas nel corso della sua ultima escursione sull’Etna.
L’ album completo si trova su Flickr.
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