Arte e tecnologia formano un connubio al quale siamo sempre più abituati dall’incedere del progresso, e che permette nuovi e più vasti livelli di fruizione, sia come numero di possibili visitatori che come modalità di osservazione ed interazione con dipinti, statue, paesaggi, architetture. Una riprova ce la fornisce il Grand Tour d’Italia di Google che da alcuni mesi sta girando lo stivale e che questo weekend fa tappa a Palermo (le altre sono state Venezia e Siena, poi si chiuderà a Roma).
L’evento, promosso da Google Arts & Culture (la sezione dedicata alle arti del motore di ricerca più famoso del mondo, operativa in 70 paesi con 1500 partners) ed ospitato all’interno del Teatro Massimo – ma in realtà fruibile da ogni parte del mondo grazie a strumenti di realtà virtuale e connessioni internet – racchiude un insieme di esperienze interattive che sono protagoniste al pari dei nuovi strumenti tecnologici che permettono una immersione pressoché totale nelle parti più belle del teatro progettato e costruito dai Basile, tra palchi in 3D, vedute aeree, e una raffigurazione animata del celebre soffitto mobile (sullo stile dei quadri di Hogwarts, per intenderci). «Questo evento – spiega Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro Massimo – rientra nel grande sforzo che avere un teatro sempre più aperto. E’ una narrazione bellissima che passa da tecniche innovative che contribuiscono all’impegno quotidiano per fornire un altro racconto di questo teatro. Lavoriamo molto sull’innovazione, compresi i linguaggi sulla scena, a dimostrazione che l’opera è viva, così come i teatri, che devono essere luoghi vivi, vitali e aperti al futuro».
Lo scopo è quello di consentire a quante più persone possibili di ammirare capolavori che – come richiama il nome – per lungo tempo erano appannaggio dei pochi fortunati che potevano permettersi di fare un viaggio attraverso l’Europa per visitare i centri di cultura più importanti, appunto il Grand Tour. L’iniziativa del colosso del web viaggia su due binari paralleli: da un lato la fruizione tramite internet (possibile già da alcuni mesi) di foto a 360 gradi, video, panorami aerei, focus relativi alle 4 tappe di questo giro artistico d’Italia; dall’altro le mostre in simbolici luoghi fisici (in questo caso la Sala ONU del Teatro) dove i visitatori – a partire da questo pomeriggio e fino a domenica sera – potranno gratuitamente provare ad immergersi nel cuore del teatro o a volare sulla città con l’ausilio di strumenti quali Earth VR (occhiali che riproducono le immagini di Google earth e manopole che consentono di muoversi nello spazio), Tilt Brush (esperienza di pittura in 3D tramite realtà virtuale), Cardboard (un apparecchio per trasformare il cellulare in un visore VR) e il visore Daydream View.
Senza dimenticare comunque le 7 mostre tematiche della sezione del sito internet del Grand Tour dedicata alla tappa palermitana, che riguardano Antonio Salinas, la Zisa, piazza Pretoria, il Liberty, i mercati storici, l’architettura arabo-normanna, e lo street food. «Noi – ammette Enrico Bellini, public policy manager di Google – ci mettiamo tecnologie e passione. I contenuti, vere e proprie gemme, ce li suggeriscono i nostri partner». Che in questo caso, oltre alla Fondazione Teatro Massimo e al Comune, sono la Camera di Commercio e il Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. «Il nostro intervento – commenta Paolo Petrocelli, Presidente del Comitato – è stato quello di esporre idee e visioni. La sfida era come narrare questo patrimonio artistico con un linguaggio diverso e quindi come reinterpretarlo. La scelta è caduta su Palermo perché era una opzione meno scontata, non ancora valorizzata al meglio. Volevamo raccontare dei luoghi per i quali l’Unesco avesse già mostrato interesse, e abbiamo scelto degli itinerari meno conosciuti, affidandoci a giovani esperti che hanno apportato una visione innovativa per parlare soprattutto alle nuove generazioni».
«No long offline. Alle spalle – sottolinea il sindaco Leoluca Orlando – abbiamo la disconnessione, ora dobbiamo perseguire la connessione, che riguardi Google e Alì, ovvero il virtuale e il fisico, cioè i migranti. Google è una realtà che accoglie questa sfida, e l’Unesco ha riconosciuto i nostri sforzi nella direzione della connessione. Alla faccia di chi rimpiange i tempi dell’offline».
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