Leopolda sicula, parla il cugino di Messina Denaro «Rompiamo il silenzio dell’omertà che ci circonda»

Non vi è alcun dubbio che fra i venti interventi che si sono susseguiti dal palco della Leopolda siciliana uno dei più apprezzati è stato quello di Giuseppe Cimarosa. Un giovane di Castelvetrano che deve convivere ogni giorno con una difficile parentela: è il cugino di Matteo Messina Denaro. Parentela che vuole del tutto cancellare dalla sua vita, denunciando apertamente il suo rifiuto e il suo disprezzo nei confronti della mafia. Questo il cuore del suo intervento dal palco: la sua stessa vita. La sua scelta di dire no, seguito dalla sua famiglia poco dopo.

Intervento che nel corso della mattinata è stato ripreso da Graziano Delrio e dal Presidente Rosario Crocetta. Giuseppe nel giro di due ore è diventato l’esempio da seguire: una persona che ha fatto dei suoi valori e dei suoi sogni lo scudo dietro al quale difendersi dalla malavita, dall’ignoranza e dalla scarsità di risorse che troppo spesso caratterizzano la Sicilia. Il padre di Giuseppe, al contrario di lui, ha avuto più di un guaio con la giustizia: ha detto no troppo tardi. Oggi in carcere, ha deciso di diventare un collaboratore: «Posso finalmente andare fiero di mio padre, oggi siamo dalla stessa parte».

È un giovane pieno di ambizioni Giuseppe Cimarosa, ha vissuto dieci anni a Roma dove ha studiato teatro, il suo sogno è quello di fare il regista. Mentre lui cresceva e si faceva strada in questo mondo fra la Sicilia e Roma suo padre viveva immerso nella malavita tutta siciliana: «Sono andato via da Castelvetrano non solo per studiare, ma anche perché le incomprensioni in casa erano estenuanti – afferma il giovane – poi però ho deciso di tornare e ho smesso di nascondermi. Vivo nel paese in cui sono nato e le difficoltà sono tantissime».

Gli ostacoli sono molti, nel paese la gente mormora e lui e la sua famiglia sono ormai completamente isolati. «Nonostante tutto ho deciso di rimanere e di aprire a Castelvetrano il mio teatro equestre – continua Cimarosa – anche se dopo la scelta mia e di mio padre ho perso tutti i clienti. Oggi mi dico che mi hanno lasciato quelli che in fondo io stesso non volevo accanto. Tante altre persone adesso mi stanno vicino e grazie a loro il mio teatro continua a vivere». La speranza non abbandona questo giovane siciliano che si augura davvero che questa sua presa di posizione possa essere d’esempio: «Spero che tanti altri siciliani rompano il silenzio d’omertà che li circonda. Io non ho nessuna tessera di partito, però manifestazioni come queste sono casse di risonanza per cercare di cambiare qualcosa in Sicilia, dando voce a testimonianze importanti».

Roberta Zarcone

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