Leoluca Orlando battezza il nuovo Insieme «Non entro in lottizzazioni ma vinco elezioni»

«Sono qui per parlare di Palermo. Una città che è stata capitale della mafia e che oggi è considerata capitale della cultura, scusate se è poco». In piazza Santi Apostoli a Roma non ci sono solo Giuliano Pisapia e Pier Luigi Bersani per dare il via all’esperienza di Insieme, il nuovo soggetto della sinistra italiana, che nasce proprio mentre Renzi, a Milano, si incontra con i circoli del Partito democratico. Con loro c’è anche il confermato sindaco Leoluca Orlando. Lo stesso Orlando che è stato sostenuto nella sua ricandidatura da quel Pd il cui leader, Matteo Renzi, bolla l’evento come un tentativo di ricreare qualcosa che non c’è più e che forse non è mai esistito, riferendosi all’Unione.

Ma Orlando si scrolla di dosso, come spesso ha fatto anche in campagna elettorale, le etichette di appartenenza. «Non ho nessun partito da scassare – dice – Vivo nella sofferenza di non sopportare la soffocante cultura dell’appartenenza. Per questo appaio unico, scortese, ma abbiate comprensione di me, non ho tutele di appartenenza e quindi pago con la mia faccia le scelte che faccio. Tutto questo può essere utile per stare insieme? Credo certamente di sì». 

«Quando negli anni ’80 sono stato spinto e costretto da alcune esperienze a fare politica la mafia non era a Palermo, la mafia governava Palermo. – prosegue il sindaco – E ora posso dirlo con orgoglio: la mafia non governa più a Palermo». Durante il suo discorso Orlando snocciola i temi del programma che lo ha portato alla rielezione, dal prode all’acqua pubblica, dalla gestione dei rifiuti all’integrazione. «Non partecipo a nessuna lottizzazione ma vinco le elezioni» dice e continua: «Noi siamo per l’abolizione per il permesso di soggiorno, perché noi pensiamo che la mobilità sia un diritto inviolabile. Non c’è intolleranza, perché queste cose io le ho dette in campagna elettorale e sono stato eletto mentre Salvini ha preso l’uno per cento. Rifiutiamo l’approccio umanitario. I migranti hanno diritto di decidere dove vivere, dove morire e soprattutto dove non farsi ammazzare».

Poi l’attacco a una parte della Confindustria siciliana e infine al Movimento cinque stelle: «Abbiamo fatto un programma chiaro contro la Confindustria finto antimafiosa, che specula sugli impianti di smaltimento dei rifiuti e che chiede scampoli di impunità in nome del cosiddetto impegno contro la mafia». E conclude: «Il nostro si chiama civismo politico, perché l’alternativa rispetto al movimentismo inconcludente, che ha visto il suo punto più alto l’anno scorso con Raggi e Appendino e ha trovato il suo punto più basso quest’anno con Orlando e Pizzarotti».

Manlio Melluso

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