Lentini, un impianto di biogas vicino alla discarica Pro e contro del progetto, sindaco: «Ci opponiamo»

Un impianto di biogas nei terreni adiacenti alla discarica di Grotte San Giorgio, a Lentini. È quanto prevede il progetto per la realizzazione del «Polo produttivo sviluppo sostenibile», depositato negli uffici del dipartimento Rifiuti della Regione Siciliana da cui attende il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. La richiesta arriva dalla Vittoria Energia Srl, una società di Chiaramonte Gulfi che si occupa «dell’installazione di impianti elettrici in edifici o in altre opere di costruzione (inclusa manutenzione e riparazione)». Quello che dovrebbe nascere è un impianto di biogas «consistente – si legge nel documento – in una fase anaerobica (cioè senza combustione ndr), seguita da una sezione aerobica, alle quali è sottoposta la frazione organica contenuta nella Forsu», ovvero il rifiuto umido che alimenta appunto l’impianto. In sostanza dal rifiuto organico si proddurà gas ed energia e si ricaverà del compost. La capacità di trattamento è pari a «31mila tonnellate l’anno, ovvero 99,36 tonnellate al giorno, da cui ottenere circa 7,92 GWh all’anno di energia elettrica e 8mila tonnellate all’anno di compost di qualità».

Nel caso della prima fase, secondo quanto sostiene Aurelio Angelini, docente di Sociologia dell’Ambiente all’Università di Palermo ed esperto per i rifiuti della Regione, non si tratterebbe di una attività negativa. «Gli impianti a digestione anaerobica, a differenza di quelli a digestione aerobica, utilizzano la produzione dei gas dal processo di fermentazione del rifiuto organico, per trasformarlo in gas metano – spiega a MeridioNews – e questa è una pratica positiva perché le esalazioni vengono utilizzate per produrre energia prima che si disperdano nell’ambiente». A questa fase ne seguirà una aerobica che «non effettua la trasformazione del metano, rilasciando i gas direttamente in atmosfera. Ci sono diverse scuole di pensiero che valutano costi e benefici dell’uno e dell’altro – continua il professore – parliamo di impianti che hanno caratteristiche standard, che non hanno nessuna particolare controindicazione, la differenza che può essere fatta su questa impiantistica riguarda la destinazione d’uso del compostato». 

E qui Angelini apre una lunga parentesi: «La pratica migliore è quella di reintrodurre questo rifiuto umido nell’ambiente sotto forma, appunto, di compost, per dare maggiore capacità produttiva alla terra – sottolinea – poi esistono anche degli impianti che non producono compost per finalità agronomiche perché non hanno alta qualità produttiva, e quindi ne viene fuori un terricciato di bassa qualità o un semplice biostabilizzato che non può essere utilizzato per finalità agronomiche e che torna ad essere rifiuto, a volte bruciato per produrre energia. Questa – taglia corto il docente – non è una buona pratica, questo tipo di sistema non è da privilegiare».

Il polo produttivo pensato dalla Vittoria Energia Srl prevede anche un comparto agricolo per la coltivazione intensiva di micro-alghe all’interno di serbatoi chiusi posti in serra. Si tratterebbe di un impianto che agisce per fermentazione di umido: ricavato il compost, da una formula che mette insieme anche prodotti che possono derivare dal trattamento dei fanghi di depurazione e da altro tipo di materiale inerte, il gas che ne viene fuori verrebbe poi impiegato come biogas per la combustione. «In genere ciò che non è umido può essere combinato per il 20, 25 per cento, non di più altrimenti si verificano livelli di acidità molto elevati. Se gli sbocchi operativi sono il gas metano, e dell’altra parte compost per uso agricolo, è un impianto abbastanza accettato, nel senso che ha un impatto ambientale molto relativo, e il rapporto tra risultato e benefici di solito è valutato come fatto positivo».

Il progetto, però, non convince il sindaco di Lentini Saverio Bosco, che tramite una nota indirizzata al coordinatore del quarto settore e per conoscenza al segretario generale del Comune, ha espresso indirizzo politico contrario alla sua realizzazione. L’ente «non ha ancora partecipato alla fase autorizzativa perché non ancora chiamato in causa, ma non siamo orientati all’autorizzazione di impianti di questo tipo – evidenzia il primo cittadino – sia per il sovraccarico, sia perché non accettiamo l’utilizzo del nostro territorio in questo modo. Intanto – continua – stiamo facendo stilare, dall’ufficio urbanistica, un parere tecnico in cui ci opponiamo alla realizzazione». Una obiezione che potrebbe pesare qualora «si scenda nel merito», e non sia un semplice «no pregiudiziale», precisa Angelini. Oltre al Comune, che deve valutare la conformità «dal punto di vista urbanistico e sanitario» – dato che un impianto determinerebbe in ogni caso l’aumento della mobilità, oltre che del carico ambientale – entro trenta giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso, può intervenire «anche un singolo cittadino, o un’associazione. Si può intervenire nel merito, l’importante è verificare se ricorrono gli elementi che permettono di sollevare obiezioni fondate», aggiunge.

Qualora la regione desse il via libera, il polo produttivo sorgerà in contrada Bonvicino, accanto appunto alla discarica di Grotte San Giorgio recentemente ampliata per decisione regionale – nonostante l’opposizione del Comune in conferenza dei servizi – e di fronte a un impianto di compostaggio. «Quell’area – ricorda Angelini, in sintonia col sindaco  su questo aspetto – è già particolarmente carica di attività di gestione rifiuti, molto al di sopra di quelle che sono le necessità. Gli impianti – conclude l’esperto – dovrebbero essere previsti all’interno di ambiti territoriali, e quindi dimensionati in relazione al fabbisogno territoriale».

Danilo Daquino

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