Lentini, al liceo Gorgia l’ufficio di Falcone «A questa scrivania scrisse i suoi primi atti»

«Giovanni Falcone ebbe il suo primo incarico, a ventisei anni, da uditore vicepretore a Lentini. Un periodo importante, che raramente si ricorda nelle biografie dedicate al grande magistrato». Due anni intensi quelli di Falcone nella cittadina del siracusano, tra il 1965 e il 1967, con «centinaia di atti, sia di civile che di penale». A ricordarlo è l’avvocato Aldo Failla, promotore insieme a un gruppo di suoi concittadini di una iniziativa unica in Italia: sabato 19 gennaio, alle 9 del mattino, alla presenza della sorella Maria Falcone, verrà dedicata al magistrato un’aula del liceo classico locale, che porta il nome del filosofo Gorgia.

L’aula dedicata a Giovanni Falcone nel liceo Gorgia di Lentini 

 

Una sorta di ufficio-museo, al centro del quale vi è la scrivania sulla quale lavorò il magistrato nei suoi anni a Lentini. Failla e gli altri volontari hanno dedicato gli ultimi due anni per recuperarla: una piccola impresa, con il mobile recuperato in extremis da una ditta di rottamazioni. «Dopo l’inaugurazione organizzeremo delle visite guidate per le scuole, ma anche per tutti i cittadini», ricorda l’avvocato, che vuol fare del luogo una concreta testimonianza di impegno. Nella biografia di Falcone   Lentini riveste un ruolo importante, perché qui oltre ad aver passato gli anni della formazione professionale – «E’ eccezionale il lavoro svolto da Falcone, per mole e qualità, soprattutto considerata la sua giovane età – ricorda Failla –  quello che vent’anni più tardi diventerà il simbolo del pool antimafia «conobbe anche la prima moglie, e strinse rapporti di amicizia durati per tutta la vita» ricorda l’avvocato.

La nomina di Falcone come vicepretore uditore a Lentini

La storia della scrivania recuperata di Giovanni Falcone parte a marzo del 2008, quando venne inaugurata la nuova sede del tribunale di Lentini. Al magistrato palermitano fu dedicata una targa, e l’aula udienze penali del nuovo tribunale. Ma, ricorda Failla «nella nuova sede non fu trasferito nessuno dei vecchi mobili, anche se in ottimo stato. Questi vennero donati dal Ministero della Giustizia alla Croce rossa, una prassi comune». Croce rossa che a sua volta «per realizzare qualcosa vendette la scrivania a una ditta di rottamazioni di Siracusa».

«Ci siamo messi in movimento al momento dell’inaugurazione del nuovo tribunale, e siamo riusciti a recuperare il mobile a giugno del 2010 dalla ditta di rottamazioni. Eravamo un gruppo di 29 persone, abbiamo raccolto circa duemila euro per l’acquisto, e il restauro è stato eseguito gratuitamente». Il mobile, prima di arrivare nella sede attuale, è stato custodito per due anni dai carabinieri della stazione locale. «Temevamo che qualcuno potesse fare uno sfregio. Ma a settembre il mobile è stato messo nell’aula dedicata del liceo. Da quel momento l’aula è stata allestita dai club service di Lentini, che hanno donato vari oggetti, tra cui quadri d’autori lentinesi. E poi hanno messo le colonnine per i cordoni, e pagato le varie spese».

Oltre al mobilio, ad essere recuperate sono state anche le sentenze autografe del magistrato palermitano che sono state fotocopiate e collocate all’interno dell’ufficio museo Accanto a Falcone però Failla vuole anche ricordare gli altri magistrati illustri che da Lentini, e da quella scrivania, sono passati: «Salvatore Paglialunga, a cui adesso è dedicata una via di Lentini. Carmelo Petralia, procuratore della Repubblica di Ragusa. Carolina Tafuri, che è presidente della sezione penale della corte d’appello di Catania. Senza dimenticare il pretore dell’epoca, Enzo Cosentino e tutti gli altri, tantissimi», spiega l’avvocato lentinese. Che, con una certa emozione, ringrazia Maria Falcone, presidente della Fondazione dedicata al fratello, «che ha riconosciuto il valore dell’iniziativa. Abbiamo avuto anche il plauso di Leonardo Guarnotta, presidente del tribunale di Palermo. E Calogero Ferrotti, procuratore della Repubblica di a Enna, ha sottolineato che ”una operazione del genere non è mai stata fatta in Italia”».

 

Leandro Perrotta

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